16 gennaio 2018
Daniela Vancheri
DEVI ANDARE VIA!
Prefazione di Dacia Maraini
Leone Editore, Milano, 2017
pp.134, euro 10,90
Era il 15 marzo 2011 quando in Siria scoppiò la guerra civile. Migliaia di dimostranti manifestarono nella città di Daraa per chiedere le dimissioni del dittatore Bashar al-Assad. Tre giorni dopo, le manifestazioni si trasformarono in proteste di massa senza precedenti. Le forze dell’ordine aprirono il fuoco contro la folla uccidendo decine di uomini. Nelle settimane seguenti la rivolta dilagò nelle altre città della Siria, fino a estendersi a tutto il Paese. L’esercito di Assad rispose inviando i carri armati, le vittime furono centinaia.
Da allora migliaia di uomini, donne e bambini fuggirono da quel paese di morte. Migliaia di storie che nessuno racconta e pochi riescono a immaginare, sulle quale noi – noi singoli individui e i governi e le nazioni – dovremmo fare una riflessione profonda.
Ed è sullo sfondo di questa tragedia che una voce fuori dal coro racconta la storia di Armir Jarba. E’ Daniela Vancheri, italiana, a proporci il diario della vita di un giovane profugo costretto alla fuga semplicemente perché indossa una catenina con un crocefisso, che la madre gli aveva regalato al battesimo. Ed è per un crocifisso appeso al collo che Amir si trova bloccato a terra, a faccia in giù, percosso dal calcio dei fucili dei soldati, che si fermano solo quando il giovane non riesce più a sollevarsi.
In nome di Allah e di Assad, ha inizio questa follia umana. E allora l’unica soluzione è la fuga, “Devi andare via”. L’avventura di Amir inizia a bordo di un peschereccio, dove gli indesiderati vengono buttati in mare, e continua nei vari centri di accoglienza, dove l’unica speranza è sopravvivere. Una fuga nella fuga, per nascondersi dai nemici della sua stessa terra che non gli danno tregua, senza sapere mai quale sarà la meta. L’Egitto, l’Italia, l’Olanda… e in tutto questo vagabondare gli viene negato anche il diritto ad amare. Alla sera vede le luci del villaggio olandese accese e immagina i mariti con le mogli, le famiglie riunite intorno al tavolo, e i suoi cari troppo distanti.
Un romanzo, uno spaccato di vita, narrato con uno stile cristallino e semplice, in cui anche il dolore più profondo può trasformarsi in un sorriso. E nella speranza di potersi ricostruire una vita.
Cristina Bellon
questa rubrica è a cura di Cristina Bellon
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