19 dicembre 2017
Ognuno di noi è in cerca di una giustizia retributiva globale, cioè del rapporto tra violazioni della legge e tentativi di porvi rimedio. “Delitto e castigo nella società globale” di Daniele Archibugi e Alice Pease (Castelvecchi, 2017, pp. 331, euro 25) fa luce sui crimini e processi internazionali. Cerca di ricostruire passato, presente e possibile futuro dell’impresa, valutando dal punto di vista etico-giuridico i risultati, nell’ambito di un contesto politico. Il discorso si dipana partendo dalla statuizione moderna della sovranità interna, che permette a ogni Stato di condannare i crimini internazionali commessi dai suoi cittadini. Principio che però incontra dei limiti posti dal diritto internazionale quando l’attività dei cittadini si svolge in luoghi esterni al Paese. Per poi affrontare i casi per cui uno Stato giudica penalmente l’operato dei propri funzionari e soldati, fino ad arrivare ai fatti in cui singoli individui possono essere condannati per aver commesso in tempo di guerra crimini efferati, definiti “crimini contro l’umanità”. Ma siamo ancora lontani dalla garanzia di imparzialità, nucleo di ogni equo processo. Resta la speranza che un nuovo cosmopolitismo si affermi progressivamente nel mondo.
Una novità. Ora una forma di malattia mentale, la demenza precoce, diventa argomento di thriller. Cass, la giovane protagonista di “La moglie imperfetta”, scritto da B. A. Paris (Casa Editrice Nord, 2017, pp 400, euro 16,90), accusa amnesie che le fanno credere di essere affetta da demenza. A scatenare una serie di dimenticanze c’è una bugia di Cass: una notte di forti temporali, al ritorno da una cena tra insegnanti, imbocca una scorciatoia nel bosco, nonostante la promessa fatta al marito di seguire la strada più sicura. In mezzo al bosco vede una donna in macchina, la stessa di cui si parlerà il giorno dopo in televisione. Cass non può dire di averla vista, perché dovrebbe ammettere di aver mentito al marito. La vergogna per la bugia detta e il senso di colpa per non aver salvato la donna uccisa, scatenano la sua malattia. E la relazione tra moglie e marito diventa il fulcro della vicenda noir. Sarà una nota darkness che guiderà la storia.
Dalla fantasia di Selma Lagerlöf, la prima donna ad aver vinto il Premio Nobel, il libro per l’infanzia più amato nel Nord Europa, finalmente in versione integrale. Pubblicato per la prima volta nel 1906, “Il meraviglioso viaggio di Nils Holgersson” (Iperborea, 2017, pp. 520, euro 18,00) è un itinerario nella geografia, nella storia e nelle fiabe svedesi. Una sequenza di luoghi e leggende che, nel percorso di formazione di Nils, compongono un tenero dialogo tra uomo e natura: il sogno di una lingua comune nel creato e la comprensione reciproca. E, attraverso le avventure e le esperienze, che si susseguono con una coscienza lucida del bene e del male, della vita e della morte, il libro diventa un inno al senso di responsabilità e di amicizia tra animali, uno specchio per riflettere sul mondo degli uomini.
Paolo Legrenzi con “Regole e Caso”, che apre la nuova collana Icone de “Il Mulino” (pp. 141, euro 12), sceglie un quadro di Jackson Pollock che sta a pochi metri da casa sua e rappresenta il movimento del corpo, della mano, della sua fisicità. L’autore non vuole essere vittima del lessico degli storici dell’arte, ma legge questo quadro con una strumentazione teorica molto ampia, tratta da tante discipline, a cominciare dalla sua che è quella della psicologia cognitiva. Sviluppa il rapporto tra l’enorme, le regole e il caso, nella costruzione della nostra vita, nella costruzione di un’immagine che poi assurge a simbolo del destino. Alla fine della nostra esistenza, facciamo un bilancio. Qual è la percentuale di capacità che noi abbiamo di determinare il nostro destino? Un saggio aforismatico, dove vengono evidenziati venti suggerimenti della storia di Pollock, tra i quali l’incertezza, il male dell’umanità.
Cristina Bellon
questa rubrica è a cura di Cristina Bellon
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