13 dicembre 2017

libri – LA FINE DELLA MADRE


Lucetta Scaraffia
LA FINE DELLA MADRE
Neri Pozza Editore, Vicenza, 2017
pp. 160, euro 12,50

libri41FBUn tema inedito, ma prevedibile. L’evoluzione dell’emancipazione femminile ha portato anche a questo: la fine della madre. Ci sono sempre più donne che vogliono essere simili agli uomini, al punto da rinunciare al dono più grande che le distingue dal genere maschile: la capacità di procreare.

Un testo rivoluzionario, scritto da Lucetta Scaraffia, storica e giornalista di testate autorevoli, che insegna Storia contemporanea all’Università di Roma La Sapienza. L’argomento trattato è scottante: l’affitto dell’utero. Molte donne pensano che questo sia un passo avanti verso la libertà individuale, un atto lecito perché del loro corpo possono fare quello che vogliono. E la politica di molti Paesi approva il pensiero femminista, che sta portando a una progressiva mascolinizzazione della donna in corsa verso la parità di genere, e talvolta orientata al superamento del maschio.

Sono in corso molti cambiamenti, trasformazioni antropologiche di vasta portata, che stanno modificando il nostro comportamento e la nostra società, toccando le fondamenta e i punti nevralgici della condizione umana, a partire dalla generazione. Siamo arrivati al punto che la libertà e il progresso tecnologico sono diventati dei processi autonomi, che gli esseri umani hanno deciso di non controllare più.

Le madri che ricorrono all’affitto dell’utero, all’acquisto degli ovuli e al concepimento in vitro diventano sempre di più simili al modello paterno, che prevede un riconoscimento istituzionale e un ridotto contributo. Dal punto di vista degli attori, il numero che partecipa alla procreazione aumenta: oltre ai genitori, la donna che dona l’utero o gli ovuli, i medici, le istituzioni che fanno da intermediazione in questo nuovo mercato emergente, anche dal punto di vista economico, e gli avvocati indispensabili per determinare la proprietà del bambino e l’anonimato della donatrice.

Questa trasformazione ha reso necessarie nuove norme giuridiche. Esse regolano il contratto di affitto dell’utero e definiscono le condizioni in cui si svolge la gestazione, ma che inevitabilmente riguardano anche una parte del corpo umano, che in tutte le legislazioni occidentali non sarebbe lecita. “Il corpo delle donne presto potrà essere controllato da entità esterne, anche senza tener alcun conto di ciò che esse desiderano”, come dice l’autrice.

In questa scena la figura sempre più screditata ed evanescente è quella della madre. Basta guardare la società per capirlo: il lavoro di allevamento dei bambini e di cura degli anziani è malpagato e svolto dalle persone che stanno in fondo alla scala sociale.

Un libro che ci porta a riflettere sulla nostra condizione di donne, sul nostro futuro, e sul potere tipicamente maschile che stiamo conquistando a caro prezzo. Perché stiamo rinunciando alla nostra natura, alla forza che ci ha sempre distinte, per almeno 200 mila anni, da quando esiste la nostra specie.

Cristina Bellon

questa rubrica è a cura di Cristina Bellon
rubriche@arcipelagomilano.org



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