13 dicembre 2017

la posta dei lettori_13.12.2017


Scrive Marco Romano a proposito del Quartiere Adriano – Caro direttore, ero in commissione edilizia quando è arrivato il progetto del nuovo quartiere di via Adriano. Non aveva né capo né coda semplicemente perché il mestiere degli architetti non comprende le cognizioni necessarie per il disegno della città. Sono diligentemente andato sul posto e ho spiegato ai miei colleghi – con un disegnino – come invece si sarebbe dovuto fare, cose semplicissime. Ma alla fine – non ricordo come fu – è successo quel che si vede. Non è tanto il verde, sul quale insiste Pietro Cafiero, ma proprio la nozione del disegno urbano

Scrive Sergio Brenna a proposito del Quartiere Adriano – Pietro Cafiero in Arcipelago Milano n. 40/2017, riflettendo sugli esiti del Quartiere Adriano/ex Marelli scrive: “Ovviamente la qualità si paga. Infatti se lo standard in Lombardia era di 26,5 metri quadri per abitante, dal 2005 la “dotazione minima di aree etc. … .” è diminuita a 18 metri quadri, sempre per abitante. Pochi ma buoni? Ditemelo voi. Intendiamoci, il concetto in sé è corretto. Meglio puntare su una dotazione di servizi per abitante ridotta ma di qualità, piuttosto che raschiare il fondo del barile, conteggiando anche le erbacce che crescono nelle crepe dei marciapiedi.” E se invece ne avessimo quanti ancora continuano a chiederne altre regioni quali Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia, Umbria, Lazio, Basilicata ? (24-28 mq /abitante), paragonabili a quelli delle più economicamente avanzate e civili nazioni europee?

Infatti subito dopo aggiunge: ” Ma se faccio due conti sulle quantità del PII Adriano, scopro che tra verde e servizi pubblici ho una dotazione di 36 mq per abitante teorico. Considerato poi che gli edifici costruiti sono forse meno della metà, al momento gli abitanti del quartiere hanno a disposizione più di 60 metri quadrati a persona. Un bilocale a testa! Fantastico, no?” Ecco forse invece di 0,75 mq/mq di edificabilità bisognerebbe averne 0,45/0,50, come rivendicano i cittadini che ricorrono contro l’Accordo sugli ex scali FS: poi si possono fare tutte le altre considerazioni che seguono sulla qualità degli spazi pubblici, su quella dei collegamenti di trasporto pubblico mancanti, ecc.. Ma accettare lo scambio ineguale meno quantità per (presunta) più qualità è perdente in partenza.”



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