28 novembre 2017
A.IGONI BARRETT
CULO NERO
Traduzione di Massimiliano Bonatto
66th and 2nd, Roma, 2017
pp. 240, euro 16,00
Una metamorfosi kafkiana in chiave moderna è quella che colpisce il 33enne nero, Furo Wariboko, che scopre di essere diventato bianco. A raccontarla è lo scrittore nigeriano A. Igoni Barrett che ci mette di fronte a un caso straordinario: che cosa può succedere nella città di Lagos, capitale economica della Nigeria, se un nero diventa improvvisamente bianco?
Furo si sveglia una mattina trasformato in un oyibo dai capelli rossi, gli occhi verdi e la pelle bianca, fatta eccezione per il deretano “rimasto di un bel nero gagliardo”. Deve recarsi all’ennesimo colloquio di lavoro, per mettere fine alla sua disoccupazione che dura da molto tempo. Ma tutto è cambiato in lui. Sua madre bussa alla porta e Furo, a differenza del kafkiano Gregor Samsa, non vuole mostrare la sua nuova identità – che ovviamente non ha scelto – e decide di sgattaiolare fuori casa, senza salutare nessuno. Incontra i vicini di quartiere che lo guardano stupiti: lui è la “unica faccia bianca in quel mare nero”.
La prima valutazione sulla nuova identità avviene quando Furo è in coda per il colloquio di lavoro, insieme agli altri candidati tutti rigorosamente neri, che si contendono un posto di rappresentante per una società che vende libri porta a porta. Furo capisce ben presto quali sono i vantaggi della sua metamorfosi, a partire dal mondo del lavoro che cerca bianchi per suscitare rispetto e nigeriani per incutere timore. Lui ora è entrambe le cose.
Così Furo, in fondo alla fila dei disoccupati, grazie al bagliore della sua pelle chiara, diventa protagonista della scena, conquistando il posto di lavoro. Gli altri concorrenti non possono vedere quel dettaglio che dà nome al libro “Culo Nero” (traduzione letterale dall’inglese Blackass) e che, nei giorni successivi, Furo cercherà di cancellare con applicazioni di crema sbiancante. Non volendo tornare a casa dai genitori e dalla sorella, in attesa di iniziare a lavorare, Furo vaga nella caotica città di Lagos, in cerca di aiuto che trova in tutte le donne che gli capita di incontrare. Compresa Syreeta, che lo ospita a casa e che scopre il suo particolare “nero”.
Le cartoline più belle sono quelle descritte dall’autore che ritrae una città complicata, ma alla fine seducente: le baraccopoli senz’acqua contrapposte ai quartieri ordinati con i vialetti di sabbia bianca, dove “ognuno è il re in casa sua e ogni casa una nazione sovrana e ogni nazione si procura da sola difesa, elettricità, acqua. Lagos è una città di milioni di stati in guerra tra loro”.
Nel suo romanzo, Barrett fa emergere questo genere di contraddizione: perché la comunità, come è palese che sia, è stratificata, e i bianchi si contano sulla punta delle dita: la gente “da loro vuole sempre qualcosa: denaro, amicizia, favori.” Una società dove i rapporti di potere e privilegio sono distorti dal pregiudizio raziale, i cui effetti confermano quello che Barrett stesso definisce nel testo: “le apparenze sarebbero state sempre focolai di conflitto”.
Cristina Bellon
questa rubrica è a cura di Cristina Bellon
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