4 ottobre 2017

arte – PIANETA SOTTSASS


Triennale Design Museum celebra il centenario della nascita di Ettore Sottsass (Innsbruck 1917 – Milano 2007) con una grande mostra monografica che rende omaggio all’uomo, architetto, designer, fotografo, filosofo, ceramista, urbanista. Ogni aspetto del suo carattere è valorizzato e celebrato. Un omaggio intellettuale, oltre che emozionale, di colei che ha accompagnato Sottsass nei suoi ultimi trent’anni di vita: Barbara Radice, curatrice della mostra, supportata nell’allestimento da Michele De Lucchi e Christoph Radl.

arte32FBAttraverso un percorso che si snoda negli spazi della Galleria della Architettura del Triennale Design Museum si attraversano nove sale come arcipelaghi nei quali si mescolano i progetti, gli oggetti, le fotografie, i pensieri. Ogni superficie è occupata, come a immergere il visitatore nel Sottsass-pensiero. I nomi dei nove temi si riferiscono ad altrettanti titoli di scritti, nomi di oggetti o titoli di opere individuati come nomi/perno intorno ai quali si può immaginare organizzata l’opera di Sottsass.

Non si tratta propriamente di fasce cronologiche, anche se vagamente coincidono con qualche data, ma di umori e tendenze che si accavallano e sfumano gli uni dentro gli altri, allacciandosi ai precedenti e successivi. Lungo le pareti della Galleria sono in mostra da una parte opere contestuali ai temi delle stanze, dall’altra una scelta di fotografie all’origine del progetto del Maestro.

Il titolo della mostra, e del libro, There is a Planet, è quello di un progetto dell’autore dell’inizio anni ’90 per l’editore tedesco Wasmuth e mai realizzato; il progetto del libro, ora edito da Electa, raccoglieva in cinque gruppi, con cinque titoli diversi e altrettanti testi, fotografie scattate da Sottsass nel corso dei suoi viaggi intorno al mondo: foto di architetture, case, porte, persone, situazioni che riguardano l’abitare e in generale la presenza dell’uomo sul pianeta.

Che si ami o meno l’artista, che l’architettura sia una professione, una passione o che nutriate solo un vago interesse, la mostra va visitata il prima possibile. E comunque, uscirete dalla mostra innamorati del “poeta e ribelle”.

There is a Planet, fino all’11 marzo 2018 al Triennale Design Museum (Viale Emilio Alemagna 6, Milano). Orari: martedì – domenica 10:30 – 20:30. Biglietti: intero 9 €, ridotti 5 / 7 €.

UN KLIMT A METÀ

La Klimt Experience del Mudec, inaugurata a fine luglio e fruibile fino a gennaio 2018, è un progetto ad alto impatto tecnologico dedicato al Maestro della secessione viennese. Il percorso multimediale propone al visitatore un modello di godimento dell’opera d’arte attraverso le potenzialità delle nuove tecnologie: questo si traduce in una grande sala, dove su pareti, pavimento e soffitto si susseguono più di 700 immagini che attingono a tutto il repertorio artistico dell’artista, al contesto storico e architettonico, al design, alle forme astratte.

70 minuti nel Klimt-mondo consentono una visione a tutto tondo dell’uomo: accanto all’arte dell’artista si ammirano le fotografie d’epoca e le ricostruzioni 3D della Vienna dei primi del ‘900, con i suoi luoghi simbolo, i costumi, la moda di una città in fermento. Ma sono solo immagini: i pannelli esplicativi che raccontano la vita e il lavoro dell’artista sono relegati fuori. Se da un lato è auspicabile lasciare che le immagini parlino da sole, soprattutto quando l’artista è così noto, dall’altro, forse, viene meno il ruolo educativo e divulgativo che le mostre dovrebbero/potrebbero avere. Ma forse un visitatore non cerca in mostra, oltre che la bellezza anche l’apprendimento?

È innegabile che esperienze espositive di tipo tradizionale non potranno mai consentire un incontro con l’artista, le opere e il contesto così completo; nella stessa maniera non saranno mai fruibili dal vero le immagini in così alta definizione: grazie infatti al sistema Matrix X-Dimension, 30 proiettori laser trasmettono sui megaschermi dell’installazione immagini a oltre 40 milioni di pixel. La colonna sonora che va da Strauss a Mozart, da Wagner a Lehár, da Beethoven e Bach, gioca tutto sulla forte riconoscibilità dei brani selezionati: appartengono talmente tanto alla cultura collettiva che è difficile che le teste degli ascoltatori non dondolino seguendo la musica.

Pur subendo il fascino delle figure femminili di Klimt, del suo uso dell’oro e dei colori, e restando ammirata dall’uso della linea, sono stati settanta minuti lunghi e costosi (12 euro il biglietto intero), dai quali sono uscita annoiata e per nulla ammaliata. La percezione più forte è stata quella di aver visto qualcosa di scontato, fatto apposta per compiacere, in immagini e suoni, la conoscenza già condivisa dell’artista, l’immagine che già tutti hanno e che viene così alimentata e soddisfatta.

Manca l’invito ad andare oltre l’esperienza vissuta, a cercare fuori dalle mura del Museo le tracce lasciate dal vero Klimt. Manca quel semino di curiosità che una visita dovrebbe lasciare, che cresce alimentato da suggestioni e approfondimenti, e che porta a scegliere di tornare a visitare altre mostre e altri musei.

Klimt Experience, fino al 7 gennaio 2017 al MUDEC – Museo delle Culture (via Tortona 57 – Milano). Orari: lunedì 14:30 – 19:30; martedì, mercoledì, venerdì, domenica 9:30 – 19:30; giovedì e sabato 9:30 – 22:30. Biglietti: intero 12 €, ridotto 10 € / 8 €, gruppi 10 € / 6 € / 3 €.

questa rubrica è a cura di Benedetta Marchesi
rubriche@arcipelagomilano.org


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