26 settembre 2017

libri – SOCIOLOGIA DELLA TECNICA E DEL CAPITALISMO


Lelio Demichelis
SOCIOLOGIA DELLA TECNICA E DEL CAPITALISMO
Edizioni Franco Angeli, Milano, 2017,
pag. 240, € 26,00

libri30FBUn saggio che non può passare inosservato per chi vuole capire come funziona un sistema complesso: cioè la società in cui viviamo. L’analisi dell’ambiente che ci circonda ci permette di acquistare la consapevolezza di chi siamo, dove viviamo e in che direzione andiamo.

Lelio Demichelis, docente di Sociologia economica all’Università degli Studi dell’Insubria di Varese, ci propone un testo innovativo di sociologia della tecnica integrata a una sociologia del capitalismo. Molti filosofi si sono occupati degli effetti che la tecnica come apparato produce sull’uomo, sulla società, sulla democrazia e sulla libertà. La tecnica come apparato non è un semplice strumento a disposizione degli individui, ma è qualcosa che si svolge e che trasforma persone e società secondo “saperi e poteri” – usando i termini di Michel Foucault – di cui gli uomini hanno sempre meno il controllo.

Questo ha prodotto un’autentica e specifica mutazione antropologica. Agli uomini viene chiesto di adattarsi al cambiamento tecnologico e capitalistico, e di farlo velocemente. L’individuo che si adatta è però un uomo che non sogna più, non progetta più un domani, ma è vittima di un sistema dove tutti rincorrono piccole utopie tecnologiche della Silicon Valley, grande oligarchia della creazione incessante di immaginari collettivi e di fake-tech. Un apparato impersonale, ma potentissimo, capace di conquistare l’egemonia culturale.

Nel passato la tecnica era un mezzo e l’uomo era il soggetto che la inventava e la usava, consapevole della propria limitatezza biologica. Ma oggi per un rovesciamento tra mezzi e fini, l’uomo è divenuto l’oggetto della tecnica come apparato e, proprio come scriveva Gunther Anders, non è più soggetto neppure della sua stessa storia. È co-storico rispetto alla tecnica, e presto sarà a-storico.

Le utopie umane di un tempo hanno lasciato il campo a micro-utopie tecnologiche, che hanno un brevissimo orizzonte temporale, negano il futuro e rimuovono il passato, costringendo l’essere umano a vivere il presente, fatto di un’infinità di punti senza senso e senza scopo.

La costruzione delle ferrovie nell’Ottocento divenne il simbolo della possibilità di superare non solo lo spazio ma di accelerare il tempo. L’idea che l’uomo potesse dominare il tempo ha creato un’accelerazione pensata, secondo il pensiero di Baier, come mezzo per prendere in mano la storia, ma poi, unendosi alla tecnica e all’economia, ha generato una forza non manovrabile.

Così Demichelis ci spiega questa nuova grande trasformazione prodotta da tecnica e capitalismo insieme, e le soluzioni per ristabilire i fini, che “devono tornare a essere umani, consapevoli, responsabili, liberamente e democraticamente determinati”. Nel fare questo, l’autore spazia dal fordismo alla rete e al capitalismo delle piattaforme di oggi, dal capitalismo pesante al capitalismo delle emozioni, transitando per le principali teorie e scuole sociologiche e filosofiche della modernità: da Hobbes a Marx, da Weber a Bauman, dalla Scuola di Francoforte a Gunther Anders e a Michel Foucault.

Cristina Bellon

questa rubrica è a cura di Cristina Bellon
rubriche@arcipelagomilano.org



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