12 luglio 2017

la posta dei lettori_12.07.2017


Scrive Arnaldo Trinchero a proposito del Portello – La descrizione del problema nasce dal tempo dello stadio del Milan. Ma manca la storia per cui esiste lo steccone su viale Scarampo. A quei tempi tutto si fece per iniziativa legata a Comunione e Liberazione (Maurizio Lupi contemporaneamente Assessore all’Urbanistica e Amministratore Delegato di Fiera Congressi chiaramente in conflitto di interessi e l’avvocato. Zola anche lui di CL e Presidente dell’Ente Fiera e Conduttore delle trattative con Sistemi Urbani ( società di progettazione dell’IRI) che era titolare dei progetti Portello Sud e Nord).

L’orribile steccone difeso da Lupi di fronte a me e a Bassetti come il più grande padiglione monopiano d’Europa, il cui frontale (orribile) sarebbe diventato il biglietto da visita per chi arrivava dalle Autostrade – salvo poi ostruirne la visuale con (al momento non previste) curiose costruzioni triangolari.

È un pezzo di storia che diede origine a forti reazioni contrarie a livello popolare e associazionismo (Vivi e progetta un’altra Milano) e che prende in considerazione quello che doveva essere un semplice accesso sotterraneo per i veicoli destinazione, steccone per carica e sgombero del materiale fieristico senza permeabilità con il traffico locale.

Mi sembra che si stia cercando una soluzione che giustifichi il faraonico passaggio ormai costruito ed inaugurato malgrado sia inutile. Mi sembra anche che alle eventuali demolizioni venga data importanza solo se prevedono una successiva ricostruzione senza nemmeno considerare l’ipotesi del solo abbattimento. Qualcuno ha considerato la situazione delle vendite City life e altre iniziative edilizie che esistono solo nei crediti difficili delle banche?

Scrivono Andrea Silipo e Paolo Viola a proposito del Portello – Caro Direttore, l’intervento di Angelo Dani nell’ultimo numero di ArcipelagoMilano sulla vicenda del Portello è ineccepibile e meritorio da tutti i punti di vista. Vi è solo una inesattezza – che ci sta a cuore in quanto autori di una delle quattro proposte – laddove dice che “Tra i quattro progetti di riqualificazione presentati, quello di Milano Alta […] era l’unico che avrebbe riqualificato i padiglioni riutilizzandoli con modifiche” aggiungendo, giustamente che “il riutilizzo di un edificio anziché il suo abbattimento e conseguente ricostruzione è sicuramente una modalità di recupero urbanistico da incentivare e da non sottovalutare”. Evidentemente non ha potuto esaminare il progetto da noi presentato, che lasciava praticamente intatto l’edificio progettato da Mario Bellini, compresa la grande passeggiata pedonale che deve raccordare Citylife ai parchi Portello e Monte Stella.

Non solo, aggiungiamo che i contenuti progettuali della nostra proposta erano rigorosamente coerenti con tutte le indicazioni contenute nella procedura VAS e nell’Accordo di Programma (il complesso sarebbe stato destinato al tempo libero e ad attività sportive, culturali, ricreative, ricettive, orientate soprattutto ai giovani), tanto che la Fondazione Fiera in un primo momento l’aveva valutata molto positivamente salvo poi escluderla in quanto l’offerta economica, proprio a causa dei costi e dei vincoli del recupero, risultava meno vantaggiosa delle altre.

Ci piacerebbe molto presentare ora questo progetto al Vicepresidente del Municipio 8, che mettiamo in copia (ma, perché no, anche all’intero Consiglio del Municipio) per offrire un’ipotetica ma possibile via di uscita dall’impasse nella quale oggi tutti si trovano.



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