21 giugno 2017
Gustavo Zagrebelsky
DIRITTI PER FORZA
Torino: Einaudi 2017
pag. 144, euro 12,00
L’autore, celebre giurista, tenta con questo libro di dare, o quanto meno di abbozzare, una risposta alla domanda: “La causa di questo mondo detestabile è da cercare presso presunti nemici dichiarati dei diritti, che del resto sarebbero difficili da individuare, e quindi in un dato esteriore ai diritti, cioè nella loro attuazione difettosa, onde il rimedio debba cercarsi nel loro potenziamento? Oppure, la causa è diversa ed è intrinseca alla concezione stessa dei diritti, in un mondo come l’attuale, che si rivela sempre più ingiusto e violento, e sempre più piccolo, non nel senso di complicato ma nel senso etimologico di totalità dove ogni parte sta in rapporto di interdipendenza con ogni altra parte?”.
È un mondo, il nostro, che secondo Zagrebelsky sta insieme grazie a potenti forze centripete; forze che paradossalmente nel processo di rivendicazione dei diritti, promuovono omologazione invece che diversificazione. Sembra libertà, ci dice l’autore, ma è solo diversificazione funzionale.
La sua analisi è cruda e non fa sconti anche quando afferma che i diritti umani non hanno giovato a tutti nello stesso modo. Anzi, hanno giovato ad alcuni, i pochi, a danno degli altri, la moltitudine.
Viviamo in un mondo che la maggioranza degli esseri umani non può riconoscere come migliore. Allora per Zagrebelsky, in una società complessa come la nostra, non c’è che intraprendere la via dei doveri, ma doveri reciproci, fra uguali. Avere il coraggio morale di accettare i limiti interni del progresso tecnologico. Riscrivere il concetto di libertà all’interno di una comune partecipazione alla società.
E non per scelta ideologica, come poteva essere un tempo neppure tanto lontano, ma per ragioni di sopravvivenza delle società stesse in un mondo in cui ogni rottura di equilibri locali si ripercuote sugli equilibri generali, siano essi economici, politici, ecologici.
Una cosa, chiarisce l’autore, è il dovere come soggezione a un potere; un’altra cosa è il dovere come risposta a una chiamata di responsabilità nei confronti della condizione dei propri contemporanei e nei confronti di coloro che dovranno venire dopo di noi.
Come conciliare allora le proclamazioni universali dei diritti con le ingiustizie storicamente concrete che derivano da abissali disuguaglianze? Vecchia questione mai spenta che oggi, presentandosi su scala mondiale, è ancora più bisognosa di essere affrontata.
Daniela Muti
questa rubrica è a cura di Cristina Bellon