29 marzo 2017
Scrive Andrea Vitali su Città Studi e area Expo – Gli argomenti utilizzati da Enrico Ferrazzi per promuovere il trasferimento delle facoltà scientifiche da Città Studi all’area Expo mi sembrano del tutto astratti. Certo, bando all’immobilismo (anche se l’edificio Unicredit non è certo un bell’esempio). Certo, anche nel passato le Università sono andate dal centro alla periferia, su aree più vaste e ben servite, con edifici migliori. Ma in questo caso sarebbe così?
Confrontiamo i due casi: Accessibilità: ad Expo c’è il treno e il metro, poi basta. A Città Studi c’è il treno, il metrò e le linee urbane. Disponibilità di aree: Expo è un’area chiusa, recintata dalle infrastrutture. Attorno a Città Studi ci sono vaste aree dismesse, fra cui un’importantissima risorsa pubblica poco utilizzata (i mercati generali, l’ex macello, ecc.). Intorno urbano: a Città Studi c’è un tessuto urbano ricco e vivace, negozi, uffici, residenze, verde, sport. A Expo non c’è niente di tutto ciò. Prossimità ad aree simili: qualcuno dice (l’ex assessore Masseroli, ad esempio) che la Città della Salute di Sesto è ben collegata ad Expo mediante le autostrade (la Torino -Venezia sempre intasata?), la metropolitana (la M1, ma quante fermate sono?) e il treno (ma una linea S fra Rho e Sesto non mi sembra che ci sia). Insomma, una follia (mentre invece Sesto e Città Studi sono comunque nel medesimo quadrante urbano). Infine (e non ultimo) dai documenti prodotti si legge che la superficie a disposizione per gli studenti nel nuovo progetto addirittura diminuirebbe, anziché aumentare (sembra per contenere i costi). Sarebbero quindi anche edifici più piccoli.
E quindi mi sembra inutile fare contrapposizioni ideologiche,immobilismo vs attivismo, nuovo contro vecchio, eccetera. La domanda vera è: è un buon progetto? Porta del bene alla città? Francamente ho qualche dubbio. Aggiungo che per fortuna nell’incontro in Commissione Consigliare di ieri (22.3.17) l’assessore Maran sembra aver fatto un po’ macchina indietro: a Città Studi resteranno altre università, il Politecnico si allarga, non è un abbandono ma un polo in più, etc. Speriamo che il buon senso finalmente prevalga. <br>
Scrive Gianluca Bozzia sul ruolo dei partiti – A Eleonora Poli: può dolere parlare bene del PD, a Milano, però oltre 10.000 iscritti su 1 milione di votanti è tanta roba. Sul fatto che non siano ben organizzati e che non producano elaborazione politica adeguata quanto piuttosto marketing in stile più o meno partecipativo possiamo discutere. Potrebbero davvero aiutare a fare sintesi politica di tutte le altre iniziative civiche, che per loro natura devono essere legate a volontariato e interessi e passioni forti e circoscritti per ambito tematico o geografico.