15 marzo 2017

arte – STUDI FESTIVAL N. 3: SEMPRE PIÙ GRANDE, SEMPRE PIÙ PARTECIPATO


Torna Studi Festival: cinque giorni di eventi, dal 14 al 18 marzo, tra mostre collettive, happening e performance. Giunta alla terza edizione, la mostra diffusa di arte contemporanea di Milano nei cui circuito sono coinvolti quest’anno 600 artisti, mette in relazione gli artisti e il pubblico attraverso la scoperta di luoghi inaspettati (solitamente non visitabili), e racconta in modo trasversale la scena dell’arte contemporanea milanese. Per 5 giorni gli artisti aprono i loro studi invitando altri artisti ad esporre, attivando così uno scambio di energie e creatività.

arte10FBNata nel 2014 da un’idea di quattro artisti – Premiata Ditta, alias Anna Stuart Tovini e Vincenzo Chiarandà, Claudio Corfone e Rebecca Moccia – la kermesse si articola quest’anno in 65 mostre ospitate in studi d’artista. Nel corso dei cinque giorni della manifestazione, sarà possibile accedere ogni pomeriggio agli studi partecipanti, mentre in giro per la città si alterneranno 20 eventi collaterali inseriti in uno speciale circuito.

Con una vocazione indipendente, Studi Festival delinea “una mappa sinergica e fluida della ricerca culturale in città” che si estende fino alle ore serali, con un programma di eventi dal vivo. Milano viene suddivisa in 5 zone, creando per ognuno dei 5 giorni del festival altrettante Serate Focus che raggruppano gli eventi dal vivo dalle 18.00 alle 21.00. Di seguito il calendario dei focus:

martedì 14 marzo – focus Milano nord est
mercoledì 15 marzo – focus Milano est
giovedì 16 marzo – focus Milano sud
venerdì 17 marzo – focus Milano ovest e centro
sabato 18 marzo – focus Milano nord ovest
domenica 19 marzo – Liberi tutti dopofestival (tutte le mostre rimangono aperte a discrezione dei partecipanti)

Il programma completo di Studi Festival 2017 è consultabile sul sito ufficiale www.studifestival.it Il festival è totalmente gratuito sia per gli artisti sia per il pubblico.

 

ULTIMI GIORNI PER IL GIOIELLO ITALIANO

La nuova e preziosa mostra del Museo Poldi Pezzoli presenta la storia della gioielleria italiana del XX secolo, un tuffo tra i gioielli più belli e preziosi degli ultimi cento anni tra oggetti e fotografie d’epoca. L’esposizione, visibile fino al 20 marzo 2017 nella casa museo di via Manzoni, è curata dalla storica del gioiello Melissa Gabardi, da Annalisa Zanni e dal Museo Poldi Pezzoli e racconta, per la prima volta, lo scenario della produzione italiana del Novecento. La mostra ripercorre l’evoluzione del gioiello attraverso sezioni cronologiche dedicate al Neostoricismo, al Liberty, all’Art Déco, alla produzione anni Trenta, Quaranta, Cinquanta fino ad arrivare agli anni Sessanta, Settanta, Ottanta e Novanta: il percorso della nascita del “Made in Italy”.

Si tratta di un omaggio al saper fare italiano: le ricerche di archivio, condotte dalla curatrice, hanno messo alla luce le eccellenze tecniche nostrane e la perfetta organizzazione del lavoro delle botteghe orafe, ricostruendo la storia delle case orafe italiane, spesso attive in vere e proprie imprese famigliari, giunte oggi alla terza o quarta generazione.

Sfilano così, sotto i nostri occhi, le diverse tipologie di oggetti preziosi – tiare e diademi, collane ombelicali, anelli, bracciali, spille e orecchini -, realizzati dai grandi nomi dell’oreficeria italiana: a partire dallo splendore dei monili di Mario e poi di Gianmaria Buccellati, alle creazioni del milanese Alfredo Ravasco (alcune opere sono esposte al pubblico per la prima volta), del genovese Filippo Chiappe, dei torinesi Musy, del romano Petochi e del milanese Cusi, al neoarcheologismo di Codognato, alle preziose creazioni in corallo della Famiglia Ascione.

Gli esemplari degli anni Quaranta, condizionati nella scelta dei materiali e nelle forme dalle vicende di guerra, sono rappresentati dalle grandi firme di Cusi, Chantecler e Illario; a questi si susseguono i lavori ispirati da movimenti artistici siglati dal gioielliere romano Mario Masenza in collaborazione con pittori e scultori quali, tra gli altri, Afro e Cannilla, così come esempi della sperimentazione per i “nuovi monili” iniziata dai fratelli Arnaldo e Giò Pomodoro. Particolare attenzione viene riservata al monile negli anni Sessanta e Settanta, che vedono la nascita del nuovo stile di Bulgari, capace di sfidare la supremazia dei grandi maestri artigiani francesi e influenzare il gusto internazionale.

Di grande fascino è la sezione dedicata alla produzione di preziosi realizzati per gli eventi scaligeri e indossati sia dalle artiste sia dalle rappresentanti dall’alta società milanese e italiana che si mostravano in pubblico con magnifiche toilettes e superbe parures: una vera e propria parata del lusso, tipica del secondo dopoguerra. Conclude il percorso una sezione dedicata alle creazioni dei protagonisti della Scuola di Padova, riconosciuta come importante centro di ricerca di nuove tendenze del gioiello.

L’allestimento sobrio ed elegante aiuta la valorizzazione degli oggetti esposti, creando un’atmosfera magica. Il corredo fotografico con le grandi icone di stile rafforzano ancora di più la percezione di trovarsi in una realtà incantata dove incredibili gioielli sembrano essere alla portata di chiunque li voglia indossare.

Il gioiello italiano del XX secolo fino al 20 marzo 2017 Museo Poldi Pezzoli Via Manzoni 12, 20121 Milano da mercoledì a lunedì, dalle 10.00 alle 18.00 – Chiuso il martedì Ingresso: 10 € | 7 € ridotto

 

KEITH HARING. SONO L’ANELLO DI UNA CATENA

“Sento che in qualche modo potrei continuare una ricerca, un’esplorazione che altri pittori hanno iniziato e non sono stati in grado di portare a termine […] Io non sono un inizio, non sono una fine. Sono un anello di una catena.”

Sono passati 25 anni dalla scomparsa di Keith Haring, ma la complessità del suo pensiero e l’intensità del suo lavoro restano fortemente contemporanei al punto che ciascuna opera, vista da vicino (ma anche da lontano, di fianco o in fotografia) sembra creare un filo diretto con l’osservatore. La mostra appena inaugurata a Palazzo Reale, Keith Haring. About Art, presenta 110 opere dell’artista, alcune delle quali mai esposte in Italia, dando corpo a una retrospettiva nella quale emerge chiaro il progetto dell’artista: ricomporre i linguaggi dell’arte in un unico immaginario simbolico, che fosse al tempo stesso universale, per riscoprire l’arte come testimonianza di una verità interiore con al centro l’uomo e la sua condizione, sociale e individuale.

Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, GAmm Giunti, 24 Ore Cultura – Gruppo 24Ore ci donano un allestimento emozionante e al contempo denso di rimandi al contesto in cui la breve ed esplosiva vita di Haring gli consentì di esprimersi come una delle personalità più riconosciute dell’arte americana del dopoguerra.

La mostra pone l’accento su alcuni degli aspetti più importanti dell’estetica di Keith Haring, da un lato l’artista eclettico fortemente ancorato alle dinamiche sociali e ai linguaggi del suo tempo: droga, razzismo, AIDS, minaccia nucleare, alienazione giovanile, discriminazione delle minoranze, arroganza del potere; dall’altro il forte richiamo alla storia dell’arte passata, che ha condotto l’artista a confrontarsi con le tematiche e il linguaggio dei grandi maestri del passato. Li ha profondamente ammirati, ma non per questo ha avvertito nella loro lezione dei vincoli da rispettare. Nella mostra dialogano con i lavori di Haring artisti da Jackson Pollock, Jean Dubuffet a Paul Klee per il Novecento, ma anche i calchi della Colonna Traiana, le maschere delle culture del Pacifico, i dipinti del Rinascimento italiano e altre.

Passeggiare nelle sale significa immergersi nel colore, nel disegno, nel tratto. È un’esperienza meravigliosa e unica di incontro con un’arte troppo spesso relegata in secondo piano, denigrandola come mero graffitismo e street art. Credo (ma non solo io) che sia davvero giunto il momento di dare all’artista Keith Haring la collocazione di rilievo che merita all’interno del panorama della storia dell’arte contemporanea.

Keith Haring. About Art Milano, Palazzo Reale fino al 18 giugno 2017 Orari: lunedì 14.30-19.30 / martedì, mercoledì, venerdì e domenica: 9.30-19.30 / giovedì e sabato: 9.30-22.30 (ultimo ingresso un’ora prima della chiusura) Ingresso: € 12 / € 10 / € 6.

Benedetta Marchesi

 

questa rubrica è a cura di Benedetta Marchesi

rubriche@arcipelagomilano.org

 


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