28 febbraio 2017

arte – MUSEOCITY. A SISTEMA IL PATRIMONIO DELLA CITTÀ


Dal 3 al 5 marzo Milano, come un grande Museo a cielo aperto, vivrà una tre giorni dedicata a riscoprire la sua bellezza e il suo patrimonio artistico. Grazie infatti al coinvolgimento di oltre 70 tra musei d’arte, di storia, musei scientifici, case museo, case d’artista e musei d’impresa diffusi su tutto il territorio sarà possibile beneficiare di una programmazione univoca e coordinata, arricchita dalle singole peculiarità di ciascun Museo. Museocity, questo il nome della tre giorni sull’onda delle analoghe manifestazioni cittadine dedicate ai libri, alla musica, al verde, è un progetto promosso dal Comune di Milano e dall’Associazione Museocity: una manifestazione diffusa che coinvolge il mondo dei Musei, ne valorizza la funzione culturale e favorisce la conoscenza del loro straordinario patrimonio, offrendo alla città un nuovo, inaspettato tesoro.

arte08FBMuseo Segreto è il progetto che prevede l’esposizione e la valorizzazione, da parte dei musei aderenti, di un’opera poco nota scelta tra quelle non abitualmente esposte, che meriti di essere “riscoperta” ripercorrendone la storia e il significato artistico. I visitatori potranno apprezzare aspetti nuovi o inediti dei tesori di Milano e approfondire la propria conoscenza del patrimonio culturale della città. In ogni museo aderente è a disposizione del pubblico una mappa dedicata con l’indicazione e una breve descrizione di tutte le opere scelte dai vari musei, consultabile anche online. Sono discutibili tante scelte poste in essere dal Comune e dall’organizzazione dell’evento, ma diamo loro fiducia e ci prepariamo con entusiasmo a un weekend milanese all’insegna dell’arte e della cultura.

Nell’ambito dell’iniziativa, dal 5 marzo al 1 maggio Palazzo Reale ospiterà nella Sala delle Cariatidi la mostra multimediale Muse a Milano. Accoppiamenti giudiziosi. Le nove Muse, simbolo della creatività, guideranno i visitatori nei luoghi dell’arte di Milano, invitandoli a seguirle in un percorso di emozioni fra tante immagini di opere milanesi. Ciascuna delle nove Muse rinvia, in modo diretto o indiretto, a talenti specifici che creano un ambito artistico rilevante, che dà ampia ragione della ricchezza del patrimonio artistico di Milano. “In ognuno di questi ambiti abbiamo voluto porre il volto di un personaggio legato a Milano e qui assunto come protagonista del clima culturale che ogni Musa suggerisce. In modo leggero, senza alcuna pretesa di esaurire gli argomenti che le Muse propongono, quasi giocando, vogliamo interessare e divertire quanti desiderano accostarsi ai tesori della nostra Città.”

MUSEOCITY 3-5 marzo 2017 nei 70 musei coinvolti: qui il programma

 

 

KEITH HARING. SONO L’ANELLO DI UNA CATENA

“Sento che in qualche modo potrei continuare una ricerca, un’esplorazione che altri pittori hanno iniziato e non sono stati in grado di portare a termine […] Io non sono un inizio, non sono una fine. Sono un anello di una catena.”

Sono passati 25 anni dalla scomparsa di Keith Haring, ma la complessità del suo pensiero e l’intensità del suo lavoro restano fortemente contemporanei al punto che ciascuna opera, vista da vicino (ma anche da lontano, di fianco o in fotografia) sembra creare un filo diretto con l’osservatore. La mostra appena inaugurata a Palazzo Reale, Keith Haring. About Art, presenta 110 opere dell’artista, alcune delle quali mai esposte in Italia, dando corpo a una retrospettiva nella quale emerge chiaro il progetto dell’artista: ricomporre i linguaggi dell’arte in un unico immaginario simbolico, che fosse al tempo stesso universale, per riscoprire l’arte come testimonianza di una verità interiore con al centro l’uomo e la sua condizione, sociale e individuale.

Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, GAmm Giunti, 24 Ore Cultura – Gruppo 24Ore ci donano un allestimento emozionante e al contempo denso di rimandi al contesto in cui la breve ed esplosiva vita di Haring gli consentì di esprimersi come una delle personalità più riconosciute dell’arte americana del dopoguerra.

La mostra pone l’accento su alcuni degli aspetti più importanti dell’estetica di Keith Haring, da un lato l’artista eclettico fortemente ancorato alle dinamiche sociali e ai linguaggi del suo tempo: droga, razzismo, AIDS, minaccia nucleare, alienazione giovanile, discriminazione delle minoranze, arroganza del potere. E dall’altro il forte richiamo alla storia dell’arte passata, che ha condotto l’artista a confrontarsi con le tematiche e il linguaggio dei grandi maestri del passato. Li ha profondamente ammirati, ma non per questo ha avvertito nella loro lezione dei vincoli da rispettare. In mostra dialogano con i lavori di Haring da Jackson Pollock, Jean Dubuffet a Paul Klee per il Novecento, ma anche i calchi della Colonna Traiana, le maschere delle culture del Pacifico, i dipinti del Rinascimento italiano e altre.

Passeggiare nelle sale significa immergersi nel colore, nel disegno, nel tratto. È un’esperienza meravigliosa e unica di incontro con un’arte troppo spesso relegata in secondo piano, denigrandola come mero graffitismo e street art. Credo (ma non solo io) che sia davvero giunto il momento di dare all’artista, Keith Haring, la collocazione di rilievo che merita all’interno del panorama della storia dell’arte contemporanea.

Keith Haring. About art Milano, Palazzo Reale 21 febbraio – 18 giugno 2017 Orari: lunedì 14.30-19.30 / martedì, mercoledì, venerdì e domenica: 9.30-19.30 / giovedì e sabato: 9.30-22.30 (ultimo ingresso un’ora prima della chiusura) Ingresso: € 12 / € 10 / € 6

 

UN TUFFO NEL BLU, VENEZIANO E NON SOLO

Venezia e i suoi canali, ma anche Roma, Firenze e le vedute in paesaggi onirici della campagne europee accompagnano il visitatore tra le sale delle Gallerie d’Italia per la nuova mostra dedicata a Bellotto e Canaletto. Con 100 opere, tra dipinti, disegni e incisioni, il percorso espositivo illustra uno dei più affascinanti episodi della pittura europea, il vedutismo veneziano, attraverso l’opera dei due artisti che seppero trasformare questo genere nella corrente d’avanguardia che caratterizzò il Settecento. Fino a portare questo genere artistico al suo massimo livello.

La mostra Bellotto e Canaletto. Lo stupore e la luce è organizzata da Intesa Sanpaolo con la curatela di Bozena Anna Kowalczyk e il coordinamento di Gianfranco Brunelli in partnership con alcuni tra i più importanti musei europei che conservano le opere dei due artisti: la Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda, il Castello Reale di Varsavia nonché il Castello Sforzesco di Milano.

Le opere presentano un perfetto equilibrio: rigore, colore e perfezione contraddistinguono il tratto del Canaletto, mentre il giovane Bellotto cerca di imitare in un primo momento il tratto dello zio, per fare emergere presto il gusto tutto suo per i dettagli (tra gli altri la spettacolare resa del cielo e dell’acqua).

Se in passato Canaletto e Bellotto sono stati riconosciuti come i precursori della fotografia, questa mostra invece evidenzia la loro affinità con la cinematografia: l’uso combinato di schizzi a mano e disegni preparatori, tracciati utilizzando la camera oscura, anticipano lo sviluppo del fotogramma. In mostra il potente mezzo tecnico innovativo: la camera oscura.

La mostra è stata l’occasione per puntualizzare la complessa vicenda attributiva dei due pittori che ha appassionato gli studiosi di arte veneta negli ultimi decenni, con vari ritrovamenti eccezionali ricondotti alla mano di Bellotto e mai esposti al pubblico. Il molo verso ovest con la colonna di San Teodoro, acquistato di recente, è messo a confronto per la prima volta con l’omonima opera di Canaletto proveniente dalla Pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano.

Altro capolavoro recentemente ri-attribuito a Bellotto è ll Canal Grande verso est dal Palazzo Loredan Cini nel Campo San Vio, acquistato tantissimi anni fa come Canaletto dall’allora proprietario. Da citare anche La Piazza San Marco del Cleveland Museum of Art e il suo pendant Il Canal Grande con Santa Maria della Salute dal Campo Santa Maria del Giglio del Paul Getty Museum di Los Angeles. Considerati due Canaletto per secoli, sono stati esposti nella stessa casa inglese e venduti all’asta nel 1961. Molti studiosi si sono appassionati alla vicenda attributiva dei due capolavori e ora è assodato che le due opere siano di Bellotto. Nella mostra sono esposti nella stessa sala con due Canaletto, mettendo così in evidenza le differenze di tecnica e di stile dei due artisti.

Infine c’è una sezione multimediale, che da sola vale la visita, in cui il visitatore è accompagnato da un simpatico vecchio libraio alla scoperta del Vedutismo, di Venezia e del Settecento europeo, fruibile anche al sitowww.ilbookshopdellemeraviglie.it.

Bellotto e Canaletto. Lo stupore e la luce  fino al 5 marzo 2017 Gallerie d’Italia Piazza della Scala 6 Milano orari: da martedì a domenica 9:30 – 19:30 (ultimo ingresso 18:30) Giovedì ore 9:30 – 22:30 (ultimo ingresso 21:30) Biglietto congiunto mostra e collezioni permanenti: intero € 10 | ridotto € 8 | ridotto speciale € 5 Gratuito per convenzionati, scuole, minori di 18 anni e ogni prima domenica del mese.

 

IL GIOIELLO ITALIANO DEL XX SECOLO

La nuova e preziosa mostra del Museo Poldi Pezzoli presenta la storia della gioielleria italiana del XX secolo, un tuffo tra i gioielli più belli e preziosi degli ultimi cento anni tra oggetti e fotografie d’epoca. L’esposizione, visibile fino al 20 marzo 2017 nella casa museo di via Manzoni, è curata dalla storica del gioiello Melissa Gabardi, da Annalisa Zanni e dal Museo Poldi Pezzoli e racconta, per la prima volta, lo scenario della produzione italiana del Novecento. La mostra ripercorre l’evoluzione del gioiello attraverso sezioni cronologiche dedicate al Neostoricismo, al Liberty, all’Art Déco, alla produzione anni Trenta, Quaranta, Cinquanta fino ad arrivare agli anni Sessanta, Settanta, Ottanta e Novanta: il percorso della nascita del “Made in Italy”.

Si tratta di un omaggio al saper fare italiano: le ricerche di archivio, condotte dalla curatrice, hanno messo alla luce le eccellenze tecniche nostrane e la perfetta organizzazione del lavoro delle botteghe orafe, ricostruendo la storia delle case orafe italiane, spesso attive in vere e proprie imprese famigliari, giunte oggi alla terza o quarta generazione.

Sfilano così, sotto i nostri occhi, le diverse tipologie di oggetti preziosi – tiare e diademi, collane ombelicali, anelli, bracciali, spille e orecchini -, realizzati dai grandi nomi dell’oreficeria italiana: a partire dallo splendore dei monili di Mario e poi di Gianmaria Buccellati, alle creazioni del milanese Alfredo Ravasco (alcune opere verranno esposte al pubblico per la prima volta), del genovese Filippo Chiappe, dei torinesi Musy, del romano Petochi e del milanese Cusi, al neoarcheologismo di Codognato, alle preziose creazioni in corallo della Famiglia Ascione.

Gli esemplari degli anni Quaranta, condizionati nella scelta dei materiali e nelle forme dalle vicende di guerra, sono rappresentati dalle grandi firme di Cusi, Chantecler e Illario; cui si susseguono i lavori ispirati da movimenti artistici siglati dal gioielliere romano Mario Masenza in collaborazione con pittori e scultori quali, tra gli altri, Afro e Cannilla, così come esempi della sperimentazione per i “nuovi monili” iniziata dai fratelli Arnaldo e Giò Pomodoro. Particolare attenzione viene riservata al monile negli anni Sessanta e Settanta, che vedono la nascita del nuovo stile di Bulgari, capace di sfidare la supremazia dei grandi maestri artigiani francesi e influenzare il gusto internazionale.

Di grande fascino è la sezione dedicata alla produzione di preziosi realizzati per gli eventi scaligeri e indossati sia dalle artiste che dalle rappresentanti dall’ alta società milanese e italiana che si mostravano in pubblico con magnifiche toilettes e superbe parures: una vera e propria parata del lusso, tipica del secondo dopoguerra. Conclude il percorso una sezione dedicata alle creazioni dei protagonisti della Scuola di Padova, riconosciuta come importante centro di ricerca di nuove tendenze del gioiello

L’allestimento sobrio ed elegante aiuta la valorizzazione degli oggetti esposti, creando un’atmosfera magica. Il corredo fotografico con le grandi icone di stile rafforzano ancora di più la percezione di trovarsi in una realtà incantata dove incredibili gioielli sembrano essere alla portata di chiunque li voglia indossare.

Il gioiello italiano del XX secolo fino al 20 marzo 2017 Museo Poldi Pezzoli Via Manzoni 12, 20121 Milano da mercoledì a lunedì, dalle 10.00 alle 18.00 – Chiuso il martedì Ingresso: 10 € | 7 € ridotto

 

questa rubrica è a cura di Benedetta Marchesi

rubriche@arcipelagomilano.org

 


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