15 febbraio 2017

la posta dei lettori_15.02.2017


Scrivere Cesare Mocchi a proposito di scali e circle line – Qualcuno dovrebbe avvisare Giuseppe Bonomi che l’Accordo di Programma sugli scali non prevede di finanziare “la chiusura dell’anello ferroviario” (opera gigantesca più volte ipotizzata da Giorgio Goggi) quanto più modestamente la cosiddetta “circle line” sulla linea esistente. Differenza non da poco. Certo, trattandosi di un’azienda di proprietà pubblica, si può ipotizzare che comunque gli introiti della valorizzazione degli scali finiranno in un modo o nell’altro per finanziare il servizio. Servirebbe però più trasparenza, per evitare operazioni di finanziamento pubblico a copertura di rischi che dovrebbero essere privati, come ben descritto da Dario Balotta nel caso M5.

Scrive Gianluca Bozzia su partecipazione ed economia urbana – Concordo con Giulia Mattace Raso. La partecipazione non è solo una questione di diffusione delle conoscenze critiche e di organizzazione di flussi di comunicazione, ma è anche necessariamente una condivisione del potere di decidere come e quali partite giocare e come indirizzare le risorse. Altrimenti è un simpatico esercizio di “marketing motivazionale per utenti e consumatori”, ma anche un’umiliazione per cittadini contribuenti.

Il privato sociale è certamente una piccola ma concreta alternativa al fighettismo dei social impact hub o degli incubatori di start up (affari per chi li fa, certamente, in connessione con Kuala Lumpur, Dubai, Johannesburg, London, Shangai, Lima and San Josè, California, ça va sans dire), di cui vorremmo vedere nel 2020 uno studio autonomo di impatto in termini occupazionali e di ROI (return on investement).

Se Beltrami Gadola ci informa che 200.000 milanesi, uno su sette, vive in case Aler o del Comune, è a partire da lì che possiamo costruire una partecipazione fatta di cittadini che sono anche utenti. Altrimenti facciamo la partecipazione di chi ha fatto la Bocconi ma non ce la fa a lavorare in McKinsey e allora fa l’hub o gli stati generali, per intrattenersi. Qualche passo è stato fatto, anche con questa giunta, ma bisogna lavorare per fare meglio.

Scrive Gianluca Bozzia su nuovi comuni e città metropolitana – Concordo con Giuseppe Natale. Proporrei di sostenere la costituzione di 16 Comuni (le sette aree omogenee della ex provincia, già riconosciute dalla Città Metropolitana, e i 9 Municipi di Milano) a fondamento della Città Metropolitana milanese. Avrebbero una media di 200.000 abitanti a comune e ne guadagnerebbe in legittimità e rappresentanza il Sindaco, che ora invece è quello di Milano Città, eletto da un terzo degli aventi diritto e per di più in maniera indiretta. Tra l’altro si risolverebbe il problema che Pisapia non ha neppure sfiorato, cioè quello del decentramento di potere e risorse e dell’autonomia delle “furono zone”.

 



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