14 dicembre 2016
Scrive Flavio Boscacci a proposito della morte dell’urbanistica – Dopo tanti decenni in cui, da economista, ho inutilmente battagliato con molti miei colleghi urbanisti non speravo più che la mia opinione sull’urbanistica italiana espressa nel modo sintetico e poco diplomatico che mi sono usuali: “se avessimo applicato le sole norme del Codice Civile le nostre città sarebbero cresciute molto meglio”, potesse essere da qualcuno convalidata.
Ebbene, detto che condivido appieno il suo intervento, vorrei suggerire a Pietro Cafiero di aggiungere alla sua analisi i temi dell’artificiosità nella creazione della rendita fondiaria urbana e della correlata infezione corruttiva che, soprattutto in Italia, ne è conseguita. Infatti, chi nel mondo avanzato ha applicato alle proprie città la “pianificazione liberale” – ovvero che ha tenuto in conto il funzionamento del sistema economico di mercato – in luogo della “pianificazione democratica” – che ha teso prevalentemente a obiettivi di malintesa equità sociale – ha ottenuto risultati molto migliori.
Scrive Cesare Mocchi a proposito della macchina comunale – Giustamente Nessi Broglia pone l’attenzione a un aspetto a volte trascurato, ma di grande importanza, come le nomine dei dirigenti comunali. Purtroppo anche in questa ultima tornata pare ci siano brutte sorprese: sembra che tornino alla ribalta personaggi legati a doppio filo con le vecchie giunte Albertini e Moratti, noti più per la loro affiliazione politica che per competenze tecniche e culturali. Altro che meritocrazia!