7 dicembre 2016
Scrive Cristina Trevia al direttore proposito di Scali ferroviari – I professionisti sono l’hardware, i consulenti affinano gli strumenti e “il comune è il software politico costituito da un’idea di città, dalla conoscenza dei suoi bisogni, dalla sensibilità dei suoi desideri” eccetera. Ofelè fa el to mestè. Ma mi dica, qual è il suo mestiere di cittadino? Che ruolo ha lei o ho io all’interno della sua visione? Devo solo stare a guardare cosa succederà? Sicuramente questa iniziativa è stata promossa per rubare idee ai partecipanti (come si fa al Politecnico con i progetti degli studenti da sempre), per fare pressione e sostenere gli interessi di Fs sulla città di Milano, ma io non mi sento di sparare a zero su questo evento che avvicina le persone a un tema così importante.
Si studiano le riqualificazioni degli scali ferroviari da anni ormai; io sola ho immaginato visioni per Milano e i suoi scali in 2 su 6 corsi di progettazione frequentati al Politecnico, ma forse ci sarà la possibilità di potersi esprimere su questo tema anche per quelle persone che non ne hanno mai avuto occasione. La partecipazione all’evento è gratuita inoltre, e lei questo neanche l’ha detto nel suo articolo.
La cosa che mi infastidisce non è tanto il pensiero critico, perché sono d’accordo che ci sarebbero stati e ci sono mille modi migliori per trattare l’argomento ‘scali ferroviari’; mi infastidisce la critica a prescindere, il mettere in croce qualsiasi cosa venga o non venga fatta. Se non avessero promosso questa iniziativa sono sicura che avrebbe scritto un articolo su “l’insostenibile silenzio sugli scali ferroviari”. Si è per caso iscritto all’iniziativa? Cordialmente.
Cristina Trevia
Risponde Luca Beltrami Gadola – Gentile Cristina Trevia la rassicuro: mi sono iscritto all’evento. Io non contesto l’iniziativa di Comune e Sistemi Urbani che è per altro aperta a tutti, purtroppo poco pubblicizzata dai promotori. Contesto che venga spacciata per “partecipazione” quello che partecipazione proprio non è, anche solo per i tempi. Di questo e di altro sugli scali parlerò nel mio prossimo editoriale.