28 settembre 2016

libri – TRE INVERNI. QUATTRO ESTATI


ROSELLA ORSENIGO
TRE INVERNI. QUATTRO ESTATI
2016, Editore XY.IT
pag. 400, euro 20,00

 

libri31fbSe noi donne moderne fossimo nate 100 anni fa, avremmo il marito, il fidanzato o il fratello al fronte. E ogni giorno, dalle trincee, ci manderebbe messaggi su WhatsApp. Tra il 1915 e il 1918, nell’era de “gli smartphones-non-li-abbiamo-ancora-inventati”, i soldati scrivevano lettere che arrivavano alle famiglie in tre giorni (più in fretta di oggi, in fondo …). Quantità enormi di carta intrisa di emozioni, speranze e nostalgie.

Rossella Orsenigo, esperta di storia e tradizioni locali, ha raccolgo molte di queste lettere, affidatele da un’amica. La scrittura difficile da leggere, incisa su fogli ingialliti dal tempo, appartiene al sergente maggiore Luigi Giorgetti, detto “Sin”. Prima della guerra, Sin non era che un contadino. Lavorava la terra di suo padre, nella palude di Cazzago Brabbia, sul lago di Varese, per ricavarvi povere cose, come torba e canne palustri. Amava la pesca con i bertovelli (un tipo di nasse). Se c’era un solo pesce, quello non poteva sfuggirgli.

Nei primi tempi, al fronte, Sin è infastidito dal fatto di essere attorniato da soldati così differenti da lui per lingua e costumi. Tutti parlano il loro dialetto e molti non sanno scrivere. Difficile riuscire a coniugare cose fra loro tanto diverse, al punto da sembrare inconciliabili. L’autrice sottolinea questo tema: la ricerca di ciò che abita in ciascuno di noi solleva il problema del rapporto con l’estraneo. La promiscuità è il mezzo per la scoperta dell’interiorità, procedendo nell’unico modo in cui una trincea, abitata da uomini di varia provenienza e cultura diversa, può essere visitata: demolendo i confini, attraversando le frontiere, revocando ciò che il dominio degli specialismi regionali ha congelato in schemi logori.

“Savina”, Sin scrive alla moglie, “mi trovo nei paesi conquistati e mi piace tanto … quello che mi dispiace è che in questo reggimento di Varese siamo solo una dozzina, gli altri sono tutti della Bassa Italia, però fra questi ci sono anche delle brave persone che mi garbano tanto e si può andare d’accordo per bene”. La relazione fra il sé e l’altro – soprattutto quando l’altro assume la forma dello straniero – è vissuta con la logica di questo contesto storico. L’altro, che mi sta di fronte come una minaccia, come negazione del mio io, può diventare mio fratello nel momento in cui un pericolo più grande incombe su di me: quello della la guerra e della morte che l’accompagna.

Le lettere di Sin, nei primi mesi di guerra, sono giornaliere e raccontano di incontri, di trasferimenti e di morti. Poi la posta si dirada. Sin è in prima linea. “Nei giorni passati ho avuto paura anch’io, ma adesso siamo quasi fuori pericolo”. Nemmeno da ferito perde la capacità di trasmettere serenità alla moglie. La sua ossessione più grande è la lontananza da casa. “Il mio pensiero è sempre rivolto a te … Oh, quei giorni erano proprio felicità, ma ritorneranno ancora.

Molto è stato scritto sulla Prima Guerra Mondiale. Memorie che avrebbero dovuto rimanere indelebili nel tempo, ma se oggi chiediamo a un adolescente che cos’è la Grande Guerra, tentenna a rispondere. Dieci milioni di morti in Europa, 650 mila italiani di vent’anni hanno perso la vita. L’entusiasmo per la “Belle Epoque”, per quello che Stefan Zweig chiamava “Il mondo di ieri”, venne spento, e i reduci, che avevano vissuto in prima persona gli orrori della guerra, non sentendosi compresi, andarono a formare la “generazione perduta”, tanto declamata da Hemingway nel suo primo romanzo.

Tre inverni Quattro estati” è uno dei pochi libri sulla Prima guerra mondiale scritto da una donna. È l’epopea di un’umanità ritrovata dopo il limite estremo dell’orrore e degli stenti. Nulla deve essere dimenticato.

Cristina Bellon

 

 

questa rubrica è a cura di Cristina Bellon

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema


16 maggio 2023

DAL GIARDINO ALL’INFERNO

Oreste Pivetta



19 marzo 2021

L’ULTIMO TRENO

Dario Balotta









21 febbraio 2021

I NON-LUOGHI DEL CORONAVIRUS

Cristina Bellon



11 febbraio 2021

ATTUALITÀ DI UN MODELLO URBANO

Michele Caja


Ultimi commenti