6 maggio 2015
ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTI
QUANDO IL MONDO ERA IN ORDINE
Mondadori 2015
pagine 114, euro 14,90
Isabella Bossi Fedrigotti è articolista del “Corriere della Sera“, ma anche scrittrice di romanzi e racconti: molti ricorderanno il romanzo Amore mio uccidi Garibaldi con il quale nel 1980 esordì nella narrativa, seguito da Casa di Guerra (1983) e Di buona famiglia (1991) con il quale vinse il Premio Campiello. A questi importanti titoli, molti altri negli anni si sono succeduti, mantenendo la promessa di uno scrittura fluida, evocativa di mondi familiari.
E quest’ultimo libro non fa eccezione. Infatti, ancora una volta, Isabella Bossi Fedrigotti, nata a Rovereto dove ha trascorso l’infanzia e la prima giovinezza, affronta il tema a lei caro delle radici familiari ma come anticipa il titolo, lo fa raccontando a ritroso di un tempo che invece è stato per lei, l’inizio di tutto. Contrariamente a quanto succede di solito, questo libro non è dunque figlio di quelli che l’hanno preceduto. Piuttosto si presta a un rovesciamento temporale, nel senso che proprio dalle storie narrate qui discendono tutte le precedenti.
“Come quasi ogni altra mia storia anche questa è inventata dal vero” scrive l’autrice nella postfazione. “Tutto potrebbe, insomma, sembrare autobiografia e invece non sempre lo è. E talvolta nemmeno io so con precisione dove scorre il confine tra realtà e fantasia“. Una lezione sulla scrittura appresa molti anni addietro dal poeta Attilio Bertolucci che sosteneva, con un voluto paradosso, che “la verità va inventata“.
Nel leggere delle spartane abitudini familiari, della rigida educazione paterna, di domestici e Schwestern persi per strada, di imponenti stanze, di feste di Natale e compagni di scuola, Bossi Fedrigotti ci conduce nel backstage di una storia anche privata dove attraverso la scrittura ridà vita a personaggi, scenografie, paesaggi. E se la casa, la campagna, il paese, i riti, come una parte dei personaggi, sono ancora quelli che hanno popolato il nucleo fondante della sua narrativa, questa volta lo sguardo della memoria vola a ritroso, a un tempo in cui come titola il libro Quando il mondo era in ordine o meglio non lo era, ma ai protagonisti bambini sembrava che lo fosse, un perduto lontano paradiso felice, trasfigurato dal tempo e forse anche come suggerisce l’autrice alimentato “dalla nostalgia degli adulti per un’epoca altra, migliore e mitica: per l’età della giovinezza, quasi sicuramente“.
“Quando il mondo era in ordine, nella peschiera c’erano le trote. Stavano in una lunga vasca sistemata su un lato del cortile adibito a pollaio …”, “Quando il mondo era in ordine il primo rumore della mattina era il passetto lieve della cuoca lungo le scale di legno …”, “Quando il mondo era in ordine la magliaia Nives e la sarta Mirabile avevano un ruolo fondamentale nella nostra vita ….”, “Quando il mondo era in ordine, si aspettavano le feste con impazienza, quasi con fervore …”
Via via ogni capitolo scandisce tematicamente “scene da un interno” importanti per la sua formazione infantile. E non importa a noi lettori che sia “tutto vero”. L’abilità dell’autrice sta nel farcelo credere, nel condurci per mano dentro un mondo fatto di tante piccole e grandi cose lontane, un teatro di emozioni che hanno infine trovato l’urgenza di uscire allo scoperto.
“Come un sentiero in mezzo all’erba” spiega l’autrice “che incomincia ben marcato e poi diventa incerto fino a sparire tra gli steli alti.” Noi, tra realtà e immaginazione ci perdiamo. Lasciamoci trasportare.
Daniela Muti
questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero