22 ottobre 2014

libri – CAMMINO CONTRO CORRENTE


 

ILARIA BORLETTI BUITONI

CAMMINO CONTRO CORRENTE

Mondadori Electa, sett. 2014

pp. 214, euro 16,90

 

libri36FB“Da quando sono entrata in politica con le elezioni del febbraio 2013, in Parlamento e poi al Governo, sono divenuta relativamente nota al grande pubblico soprattutto per i miei molti capelli e i miei molti cognomi”. Con questa ironia inizia la prima parte, autobiografica, del suo libro, Ilaria Borletti Buitoni. Che ci propone uno spaccato della storia italiana degli ultimi 100 anni, attraverso il “fil rouge” della sua famiglia, che seppe imporsi sul palcoscenico della vita industriale e culturale, milanese e internazionale, sin dal ‘700: una lunga storia “fatta non già di nobiltà ereditata, quanto di impegno e rischio in prima persona“.

Forte delle molteplici esperienze (amicizie cosmopolite, viaggi), che il suo status le ha riservato, l’autrice ha saputo uniformare la sua vita a un forte impegno sociale, nel no profit, detto terzo settore: sia in quello sanitario, con la presidenza sin dal 1993, dell’ AMREF Italia, che si occupa di problematiche in Africa, dove l’autrice ha passato ogni anno un mese, come volontaria, per dieci anni. Sia in quello culturale, con la presidenza del Fai (Fondo per l’Ambiente Italiano) dal 2011 al 2013. Sempre facendo leva sul senso di responsabilità, cardine dell’insegnamento di Mazzini “prima il dovere, poi i diritti“: perciò, studentessa universitaria, aderì all’allora PRI – giovani, occupandosi del collegio elettorale della deputata Susanna Agnelli.

Una storia lombarda, che ha il suo incipit più eclatante quel 7 dicembre 1918 allorché il re Vittorio Emanuele III inaugurò la Rinascente, costruita dal nonno paterno di Ilaria, Senatore Borletti, grazie all’acquisto degli empori “Alle città d’Italia” dei Fratelli Bocconi. Dando vita così ai primi grandi magazzini italiani, alla maniera di Printemps e Lafayettes a Parigi. Anni concitati quelli, segnati dall’impresa di Fiume di D’Annunzio, grande amico del nonno: fu lui a inventare il nome “La Rinascente”, dietro il lauto compenso di 30 lire in monete d’oro. Dal sodalizio poi con Marcello Dudovich, che “disegnò quasi 100 manifesti per la Rinascente, scaturì una della più efficaci e durature campagne pubblicitarie della storia della società di massa”.

Ma dopo 15 giorni dall’inaugurazione, la Rinascente andò letteralmente in fumo, causa un devastante incendio. Fu così che il nonno Senatore Borletti disse a sua moglie Anna, prima di andare alla Scala :”Nanà, met su i giuei” in rigoroso dialetto milanese, al fine da indurre i banchieri a elargirgli ancora prestiti per la ricostruzione della nuova Rinascente, che infatti riaprì i battenti dopo due anni nel 1921.

In realtà la storia dei Borletti partiva dal lago d’Orta nel ‘700: con il loro trasferimento a Milano, iniziò l’avventura del tessile, delle sveglie italiane, delle spolette per le bombe. E dopo la prima guerra mondiale la fabbrica fu destinata alla produzione di macchine da cucire. Ma la vicenda legata alle bombe, non passò inosservata al direttore del Corriere Luigi Albertini che denunciò il fatto, e si inimicò così per sempre i Borletti, che non furono poi estranei alla sua “estromissione” dal Corriere da parte di Mussolini.

Incisiva la descrizione dell’autrice della paura crescente, negli appartenenti al suo “recinto sociale” (habituès di determinate mete turistiche, Liguria , Engadina, Versilia), all’avvento di nuove idee politiche socialisteggianti, destabilizzanti della loro sicurezza, foriere anni dopo del centro-sinistra. Spicca in tutto quel milieu, per intelligenza, cultura, intraprendenza sua madre, definita con diffidenza dalla nonna paterna “un’intellettuale”, fondatrice e anima del Teatro di via Durini, più all’avanguardia dello stesso Piccolo Teatro.

Proveniente da una famiglia di professori universitari del Salento, sua madre scappò nel dopoguerra con suo padre, detto “Micio”, e nel 1950 ne divenne la seconda moglie, solo civilmente. Soffrì per l’ukase della società “codina” milanese, e insieme a lei la stessa autrice, nata nel ’55, battezzata da don Gnocchi, perché il parroco della clinica si rifiutò di farlo.

Ma per magia l’ostracismo nei loro confronti svanì, quando il padre divenne presidente della Rinascente alla fine degli anni ’50. Tenente d’aviazione, fu ferito gravemente alla testa nel ’41, e dopo il campo di prigionia in Australia, fu liberato e riuscì a raggiungere la Svizzera da dove rientrò in Italia da clandestino nelle file della Resistenza. Nel ’55 istituì con Giò Ponti il Premio Compasso d’Oro, evidenziando l’eccellenza del design italiano. Di mente aperta, costituì filiali della Rinascente in tutto in centro sud, persuaso che il Meridione non dovesse essere escluso dal benessere diffusosi nel Nord. Se fosse vissuto, però, non sarebbe stato al passo con i tempi, gravidi di insorgenti rivendicazioni sociali, afferma l’ autrice.

Morì nel 1967 ancora giovane per una caduta da cavallo, lasciando sola la figlia 13enne. E il Teatro di via Durini senza più finanziamenti! La stessa Rinascente, senza la sua guida, fu venduta nel 1969, all’insaputa della vedova, non senza danno economico per Ilaria Borletti, sfavorita rispetto ai fratellastri .

L’autrice ripercorre poi i terribili anni ’70, contestazioni, rapimenti, delitti politici, sbandamento della borghesia, che non sarà mai più la stessa, quella del grande mecenatismo a vantaggio dei meno privilegiati. Nel ’73 il debito pubblico cominciò a salire, evidenziando sin da allora la fragilità e la non competitività della nostra economia. E Craxi, Tangentopoli, la Lega Nord e quell’emergente Berlusconi, che acquistò casa Borletti, la sua casa, di via XX settembre, con lo smembramento della sua smisurata biblioteca.

Ma già a 21 anni l’Autrice decise di andare controcorrente, da cui il titolo, e di investire in Italia, vicino a Como, parte dei suoi capitali,rilevando un’impresa di distribuzione di prodotti farmaceutici, in piena crisi petrolifera, quando invece la grande borghesia si rifugiava all’estero. Ed ebbe ragione, perché l’operazione si rivelò una carta vincente, quando rivendette l’azienda.

A questa prima parte “storica” del libro, seguono capitoli dedicati alla sua amata Africa, al tema dell’amicizia, alla sua fulminante carriera politica come sottosegretaria del MiBACT (Ministero dei beni ed attività culturali e del turismo) nei vari governi Monti, Letta, e ancora nel governo Renzi. Tutto ciò a seguito di “una campagna elettorale vera e seria, documentata fino all’ultimo euro”, nonostante le maldicenze.

Appassionanti sono i due ultimi capitoli del libro, dove l’autrice delinea la sua visione del mondo, spesso controcorrente, per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali,sempre nel rispetto dell’art. 9 della Costituzione, per un sodalizio intelligente tra il pubblico e il privato. Un libro dedicato alle nuove generazioni, nell’immaginario dell’autrice e al suo sposo.

Marilena Poletti Pasero

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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