25 marzo 2021

LA MOVIDA OGGI

Dove il Covid sembra non esistere


Si parla di movida. In questi tempi piuttosto complessi e difficili per tutti è bene capire quale sia il peso di questo vocabolo. Dal vocabolario Treccani, movida: ” il clima sociale e culturale tornato vivace in Spagna, negli anni ’80 del Novecento dopo la fine del regime franchista”; il termine è stato importato anche in Italia per definire la vita notturna in alcuni quartieri. Dovrebbe quindi avere un’accezione positiva e invitante.

_Navigli 2 Venerdì 26221 Repubblica

In realtà la movida si è trasformata velocemente in un fenomeno o aspetto del quotidiano che ha determinato e causa problemi, degrado e difficoltà nella gestione delle città e ha portato alla recente sentenza del Tribunale di Torino (11 marzo 2021) in cui si condanna il Comune a un risarcimento di più di un milione di euro per i ricorrenti, non a carico quindi dei locali presenti nella piazza di San Salvario bensì delle Amministrazioni che negli anni non sono state capaci di amministrare un quartiere con danni per grave inquinamento acustico notturno.

L’inizio di questo fenomeno a Milano può essere collocato alla fine degli anni ’80, con un consistente e crescente numero di esercizi “pubblici” che pian piano hanno sfrattato le vecchie osterie o gli antichi ristoranti e i negozi di vicinato o i laboratori e le botteghe d’arte, è diventato poi un “punto di merito” della politica di molte città, tra cui Milano. Non esiste più il piacere di vivere questi spazi nella loro offerta culturale e ambientale.

Navigli, Colonne di San Lorenzo, Corso Garibaldi, Arco della Pace, Lazzaretto e molti altri luoghi stanno sperimentando le conseguenze di questo fenomeno che non ha regole e che non rispetta la normativa che già esiste.

Ci sono articoli di legge e costituzionali, art.32 della Costituzione, art 844 c.c., sulle immissioni rumorose, legge 447, Classificazione acustica obbligatoria per tutte le città, lgs n°59 del 2010, legge regionale 30 del 2003 e si potrebbe proseguire, del tutto disattesi. Purtroppo ci sono leggi nazionali che hanno reso difficile il controllo dell’espansione dei locali, delle loro attività e degli orari di apertura (Art. 3 del D/L 233 /06 e L. 214/2011 Decreto Salva Italia) e che sono assunte dagli enti locali come giustificazione della loro inerzia o impossibilità d’intervento.

Da anni i cittadini residenti di questi quartieri, e per conoscenza diretta, del quartiere dei Navigli, si battono perché siano rispettati i loro diritti di salute, vivibilità e mobilità, sono diritti di tutti quindi devono essere assicurati a tutti. Esiste il problema dello spaccio di droghe e del consumo smodato di alcolici che diventano anche unico motivo di incontro e di relazione. Le istituzioni in questi anni sono state sommerse da lettere, esposti, richieste d’intervento e ultimamente anche da Diffide e Denunce di cittadini e Comitati.

IMG-20210226-WA0007

Torniamo al momento attuale e alla presenza della pandemia. Gli articoli e le fotografie pubblicate dai media non nascondono quali siano i pericoli. E’ evidente che situazioni di questo tipo, dove è difficile rispettare norme e regole, creino punti di diffusione di questa insidiosa infezione virale.

Diverse le domande che ci si pone. Poiché la frequentazione è in genere di età giovanile, certamente non di anziani, ci chiediamo quale sia il senso di responsabilità e di rispetto di chi frequenta questi ambiti, la consapevolezza dei propri comportamenti e quali i controlli che le istituzioni devono assicurare se si permette liberamente la frequentazione di luoghi di svago.

La gioventù e la necessità di trovarsi e di avere relazioni, di divertirsi non sempre possono giustificare la mancanza di controllo e della personale responsabilità verso gli altri. In questo particolare momento ognuno di noi è chiamato a sacrificare una parte della propria vita, anche gli anziani nel non poter avere più contatti con le persone care, i bambini a non trovarsi con gli amici nei luoghi di gioco.

La riflessione più frequente in chi abita in questi quartieri è che manchino programmazione, previsione delle conseguenze di concessioni e permessi e ascolto di chi subisce questi abusi. Come, non siete contenti di vivere in un quartiere vivace, non siete contenti che le vostre case siano rivalutate? Il risultato è che il letto dei navigli è un tappeto di bottiglie di vetro, la sponda della Darsena è ricoperta da rifiuti e altro, che le case siano abbandonate da chi le abitava. Il famoso processo di gentrification, sostenuto e promosso dalle amministrazioni comunali ha fatto sì che le abitazioni siano state trasformate in locazioni temporanee, che i commercianti chiudano o si trasferiscano in altri ambienti più facili e i residenti vivano barricati in casa.

Ultimamente con la Delibera n° 74, approvata alla fine dello scorso anno, il Consiglio Comunale ha concesso l’ampliamento del plateatico a tutti i gestori di locali che ne facevano richiesta, motivo: per compensare le perdite economiche subite in questi terribili mesi. I tavolini occupano marciapiedi, strade, aiuole, si spingono davanti alle cancellate di monumenti e chiese. E’ evidente che molti proprietari e gestori di locali abbiano sensibilità e cerchino di osservare le norme di civile convivenza, ma a chi vuole vedere appare chiaro che non sempre è così. Di conseguenza l’aspettativa è che questi locali, che in realtà non rispettano le regole e la correttezza della concorrenza, siano sanzionati e chiusi. Ma questo non avviene o, come si giustificano le istituzioni e chi deve controllare, non può avvenire sempre.

Si chiede ascolto, partecipazione e confronto nelle scelte che coinvolgono il territorio e i cittadini. Sono necessari una visione più alta della città, un’inversione di tendenza sui luoghi della movida o malamovida e coraggio da parte delle istituzioni e dei politici che non devono soggiacere alla forza delle lobby economiche.

Gabriella Valassina

comitati.cittadini.navigli@gmail.com

www.facebook.com/comitati.navigli

https://www.nodegradoemalamovida.it



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


  1. walter moniciCara Gabriella, questo fenomeno si è espanso con amministrazioni di destra e sinistra ma oggi è sostenuto e direi voluto proprio da quelli che si tingono di verde e intanto abbattono gli alberi. Spero che poi nel segreto dell'urna anche chi oggi si lamenta non si tappi in naso e continui a voler credere alle false promesse.
    31 marzo 2021 • 12:20Rispondi
  2. fiorello cortianaPerché ad es. i cittadini che abitano tra Ponte Valenza e la Darsena sono costretti a fare i figuranti per il consumo simbolico del paesaggio/Navigli? Eppure dovrebbero avere gli stessi diritti e doveri degli altri milanesi?
    31 marzo 2021 • 17:45Rispondi
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema


17 maggio 2022

GLI ALPINI E LA MODERNITÀ

Giuseppe Ucciero






8 maggio 2021

LE DONNE NEL SISTEMA SANITARIO LOMBARDO

Elisa Tremolada



5 maggio 2021

È INESORABILE LA NOSTRA ESTINZIONE?

Marina Romanò








Ultimi commenti