14 febbraio 2017

MILANO E CITTÀ METROPOLITANA. UN SUPER-UFFICIO PER L’URBANISTICA

La revisione del Piano di Governo del Territorio milanese e il Capoluogo


Il Comune di Milano ha avviato la revisione del Piano di Governo del Territorio. La Giunta dichiara che il quadro di riferimento del nuovo Piano, per Milano città internazionale, deve essere l’area metropolitana. Ma se il Capoluogo continua ad agire in piena autonomia e la Città Metropolitana resta solo l’espressione dei comuni dell’hinterland, il proposito annunciato rischia di essere un’affermazione di principio senza effetti concreti. Ci vuole un’unica struttura tecnica – un SuperUfficio di Piano – che delinei una strategia unitaria per la pianificazione dell’intero territorio metropolitano.

06targetti06FBIl 29 dicembre la Giunta di Milano ha avviato la revisione del Piano di Governo del Territorio (PGT) con il documento “Linee di indirizzo …. per la redazione del nuovo Documento di piano del PGT e delle varianti del Piano dei Servizi e del Piano delle Regole …..”. Il Documento di Piano (DdP) è la parte strategica del Piano; dunque con tale atto l’amministrazione Sala dà seguito a un impegno del programma elettorale, e si propone di dare alla città una nuova visione. I cittadini hanno sessanta giorni per avanzare proposte e osservazioni.

Il documento è formulato secondo la corrente retorica urbanistica (1): i capitoli sono: “Attrattività e inclusione; Rigenerazione urbana; Resilienza; Rilancio delle periferie; Semplificazione e partecipazione”. Il primo punto programmatico del documento recita: “Attrattività e inclusione ….  rinnovare la visione strategica di sviluppo del DdP aprendo ad una visione e dimensione metropolitana delle politiche di governo del territorio e favorendo una logica di rete con le città globali”.

Il documento non aggiunge altro al tema; non contiene riferimenti ai concreti nodi critici e alle priorità (per esempio il riuso degli scali ferroviari, le nuove linee del ferro, la collocazione dei grandi servizi, le parti della periferia effettivamente critiche; i punti deboli della rete verde; il ruolo dei parchi e in particolare del Parco Sud, ecc.). Il richiamo alla dimensione metropolitana rischia di essere una frase di rito senza conseguenze coerenti.

La proposta – Per dare sostanza reale all’intento di dare una dimensione metropolitana alla pianificazione del Capoluogo il Sindaco di Milano come Sindaco Metropolitano, insieme alla revisione del PGT, dovrebbe avviare la formazione del Piano Territoriale generale Metropolitano – PTM -, definita dalla legge quale funzione fondamentale della Città Metropolitana (2). Dunque se la dimensione metropolitana non è un’affermazione retorica ma una dimensione programmatica reale, l’atto amministrativo conseguente dovrebbe essere la costituzione di una struttura di coordinamento per la formazione del PTM e del PGT, struttura sia politica – cabina di regia degli assessori all’urbanistica e ai trasporti di Milano e della Città Metropolitana e degli altri assessori competenti- sia tecnica, ovvero un SuperUfficio di Piano unitario.

Compito della struttura politica e tecnica dovrebbe essere la definizione di una strategia e di uno schema territoriale unitario, come base di riferimento per il PTM, per il nuovo DdP (Documento di Piano) di Milano e per i futuri DdP degli altri comuni della Città Metropolitana, indipendentemente dagli iter politici e procedurali dei diversi strumenti urbanistici.

D’altra parte una visione realmente metropolitana presuppone la partecipazione diretta e attiva dei Municipi alla pianificazione. Il ruolo dei Municipi sarà stabilito della Giunta e del Consiglio comunale, ma la struttura tecnica, ovvero il SuperUfficio di Piano, dovrebbe rapportarsi direttamente ai Municipi e ai Comuni per verificare il rapporto tra Schema territoriale e assetti urbanistici locali.

La proposta dunque di costituire un’unica struttura tecnica – un SuperUfficio di Piano – per la pianificazione dell’intero territorio metropolitano non è un semplice provvedimento di tecnica amministrativa ma un atto che cambierebbe profondamente lo scenario politico e darebbe fondamento alla costruzione di un’unica, vera Città Metropolitana rango internazionale.

Il ruolo della Regione – L’area metropolitana milanese ha una dimensione internazionale, nazionale e regionale che travalica il territorio governato dalla Città Metropolitana e presuppone quindi un ruolo di governo della Regione (e dello Stato centrale). A tal fine la legge regionale dà mandato alla Regione e alla Città Metropolitana di istituire la “Conferenza permanente Regione – Città metropolitana” che, tra l’altro, “provvede, con specifica intesa, alla elaborazione e condivisione dei criteri e indirizzi del piano territoriale regionale per il piano territoriale metropolitano.” (3).

Spetta dunque al Sindaco metropolitano, nel momento in cui avvia la pianificazione del Capoluogo e della Città Metropolitana, aprire il confronto con la Regione. Spetta alla Regione, insieme alla Città Metropolitana (e non con il solo Comune di Milano) definire nella programmata Variante generale al Piano Territoriale Regionale l’assetto dell’area metropolitana e le strategie di governo delle trasformazioni in atto.

Un quadro politico e istituzionale capace di dare concretezza alla dimensione metropolitana – Dunque la Cabina di regia per la pianificazione di Milano e della Città Metropolitana, un SuperUfficio di Piano unitario e l’istituzione della Conferenza Regione – Città Metropolitana, sono i cardini per costruire un’effettiva strategia di governo del territorio a scala metropolitana.

In un quadro politico e istituzionale siffatto gli obbiettivi generali enunciati dalla delibera della Giunta assumono tutt’altro senso e valenza. Primi fra tutti il rapporto tra rete del ferro e sistema insediativo, la collocazione delle funzioni di livello metropolitano, regionale e nazionale; il riuso delle aree dismesse e degli scali ferroviari, dentro e fuori Milano. E poi la Rete verde, fatta di Parchi e dei residui spazi agricoli da tutelare; la Rete azzurra costituita dal sistema delle acque di superficie da valorizzare (i bacini del Lambro, Seveso e Olona e i Navigli dentro e fuori Milano, la tutela idrogeologica, il ciclo dell’acqua, l’Idroscalo e altri bacini di cava); un piano metropolitano per l’edilizia pubblica e sociale; l’individuazione delle parti di periferia problematiche e da rigenerare, questione che non riguarda solo Milano né può risolversi con una sommatoria di interventi diffusi nei comuni dell’hinterland; dove e come ridurre il consumo di suolo (vedi nota seguente), ecc.

Nota sul consumo di suolo – La legge regionale (3) prevede che le province e i comuni rivedano i propri strumenti di pianificazione – i Piani territoriali di coordinamento provinciale (PTCP) per le province e i PGT per i comuni – per ridurre l’estensione dei suoli liberi edificabili. Il Consiglio regionale sta discutendo la variante al Piano Territoriale Regionale (PTR) che regolerà il processo di revisione. All’approvazione del PTR dovranno seguire gli adeguamenti dei PTCP e dei PGT.

L’adeguamento alla legge sul consumo di suolo è il primo atto di pianificazione territoriale impegnativo per la Città Metropolitana che può limitarsi a surrogare il ruolo della ex Provincia e adeguare il PTCP ereditato o cogliere lo spunto per avviare il nuovo Piano Territoriale Metropolitano. La questione non è da poco perché si tratta nel primo caso di limitarsi a dare indicazioni ai 133 comuni metropolitani per adeguare i PGT, nel secondo caso si tratterebbe di impostare una razionale distribuzione territoriale delle quote di edilizia ancora realizzabili su suoli liberi in tutta l’area metropolitana, compresa Milano, compensando vantaggi e oneri tra i singoli comuni.

Conclusioni – Il Paese guarda a Milano come guida per uscire dalla crisi, non solo economica ma anche politica e sociale perché la città è capace di innovazione. Speriamo che lo sia anche in questa partita.

Ugo Targetti

 

Note
(1) Consiglio di leggere “
Le retoriche della città” di Giandomenico Amendola- edizioni Dedalo
(2) Articolo 1, comma 44 della legge n.56 /2014, detta legge Delrio.
(3) Legge regionale n.32 del 2015.
(4) Legge regionale n. 31del 2104.

 

 

 

 


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