31 maggio 2016

la posta dei lettori_01.06. 2016


Scrive Giuseppe Como a proposito dell’articolo di Walter Marossi –  A parte la volgarità di alcune affermazioni, l’ottimo Marossi perde di vista il significato politico della faccenda. Chi mai, al primo turno, voterebbe Sala – nei confronti pubblici un disastro (chissà chi gli ha organizzato la campagna? Spero non sia stato pagato), ma non funziona male nell’interlocuzione con gli elettori – potrebbe votare per Rizzo, per esempio, e per SinistraXMilano. In questo modo da un segnale a Sala e contribuisce alla presenza di una lista di sinistra nella sua coalizione. Dov’è l’idiozia? Magari un tono più pacato gioverebbe anche alle motivazione da Azzeccagarbugli di Marossi

Scrive Stefano Carluccio a proposito dell’articolo di Walter Marossi – Articolo impeccabile come le istruzioni della lavastoviglie. Non credo che la gauche non sappia del premio di maggioranza. Ma, come dice perfettamente Walter, punta a un’opposizione di comodo. Comodo proprio, in vertenza con e per Parisi, in opposizione alla venatura renziana del Pd. Dove avrebbe più spazio, infatti? Sotto il tacco o guidando l’opposizione a Salvini? E Parisi sindaco si fa schiacciare da Salvini o “cerca” in consiglio? La matematica non e più euclidea da un secolo e mezzo.

Scrive Andrea Vitali a proposito dell’editoriale di LBG – Sono d’accordo fino a un certo punto con alcune considerazioni espresse dal Beltrami Gadola nel suo ultimo editoriale, e vi spiego perché.  Dunque, se vincerà il centrodestra allo sbando, il merito sarà di chi con un colpo di genio ha scovato Parisi. No, io penso sarà di chi con un colpo di “genio”, avendo una coalizione che governa con l’apprezzamento di più del 60% dei cittadini, pensa bene di sfasciare il giocattolo, scaricare senza motivo parte degli alleati, scegliere un candidato Sindaco – degnissima persona, per carità – che però non c’entra niente con chi ti vota… e poi ci si stupisce se gli altri rialzano la testa. E poi: se vincerà Sala, sarà un messaggio a Renzi che la città vuole più partecipazione, più autonomia… ma scherziamo? Sarà un messaggio del tipo: fa’ di me quello che vuoi, che ti voto lo stesso. Spacca pure il giocattolo quanto vuoi, non abbiamo alternative. E quindi (con buona pace di Walter Marossi), spero che i voti disgiunti (ma non a favore di Parisi! a favore di Rizzo, Cappato, Santagostino ecc.) siano tanti, ma proprio tanti. Tanto per chiarire che il giochino non ci è piaciuto.

Scrive Vito Antonio Ayroldi a proposito dell’editoriale di LBG – Egregio Direttore, questa volta resto perplesso. Ovvero bisognerebbe votare Sala per non avere un uomo solo al comando a Milano così saremmo sicuri di mantenerne uno da solo, al comando a Roma. D’Alema lo definirebbe un ragionamento bizzarro per altro colpevolmente supportato dai vaneggiamenti domenicali di un vecchio trombone che fino a qualche hanno prima scriveva dotti libri – si fa per dire – sull’Illuminismo mentre adesso ha capito che si vende di più, se scrive che adesso invece vede la Madonna. Prof. Lei ragiona molto meglio con la sua di testa. Si fidi solo di quella, ne ha una eccellente.  Non entrerò nel merito delle scelte su Sala o Parisi e concordo sull’idea che, di qualsiasi segno sia il giudizio su Pisapia, quell’eredità cui accenna è la vera legacy della sua amministrazione (e ci metto pure l’anglicismo che fa figo, e che tanto gli piace, ai milanesi). Le scrivo di getto perché il suo è sempre il primo pezzo che leggo al mattino quando apro ArcipelagoMilano davanti al caffè fumante, e quando ho letto “non possiamo permetterci in questo momento una crisi inevitabilmente lunga e dagli sbocchi imprevedibili” mi è preso uno stranguglio, mia moglie si è molto preoccupata. Le spiego l’antefatto. All’epoca di Monti 2011, 5 anni fa! in uno scambio di mail con il prof. Martinotti che conservo in una cartella che ho chiamato “il libro nero” egli ripeteva lo stesso identico concetto – lui usò la metafora del canyon – “siamo nel canyon” scriveva, evidentemente per lui il canyoning era da considerarsi un’attività molto pericolosa, “allora meglio Monti” che affidarsi democraticamente al voto. Allora gli inviai una graduatoria di tutti i paesi che erano regolarmente andati alle urne pur sotto la crisi, dalla Spagna al Portogallo, alla Grecia due volte, per non parlare del Belgio che in piena crisi restò placidamente senza Governo per oltre un anno e nessuno se ne accorse. Parafrasando Lenin la paura delle elezioni malattia senile della minorata democrazia italiana. Ce n’è sempre una si dice a Roma. Perché il momento, passato Monti, passato Letta, ora abbiamo Renzi da due anni !!! per una ragione o per l’altra, il momento, non è mai quello giusto, aspettiamo e ce lo facciamo dire da Napolitano quand’è il momento giusto? Parafrasando Hyman Minsky il momento giusto sarà forse quando grazie a una legge elettorale bislacca avremo finalmente il Renzi moment. Ovvero, come ama dire Besostri: “solo quando il vincitore lo potremo sapere non il giorno dopo le elezioni ma il giorno prima”.E quest’è? Cioè il punto di caduta del suo ragionamento è che Milano val bene un’ennesima porcata? Quando capirete che la crisi italiana la gestiscono da palazzo Koch a Roma? Ora la risposta di Martinotti. Il prof. mi rispose che la mia era una euristica e non disponevo di una teoria. Mi arresi, che je volevi di! Ecco ragionamenti come il suo, come quello di Scalfari sono quel genere di ragionamenti da salotto domenicale di chi alla democrazia nata dalla Resitenza ha smesso evidentemente di credere da un pezzo. Io resto socio dell’ANPI perché sono gli unici che ancora testimoniano che dinanzi ai principi non si deflette. Mai, mai, mai. Costi quel costi. E però il Principe di Homburg lo ha scritto un tedesco di Francoforte Heinrich Von Kleist, noi abbiamo il fiorentino Machiavelli, quindi tutto si tiene. Mi dispiace, molto. Per Lei.

 

 



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