25 maggio 2016

UN MESSAGGIO MILANESE PER RENZI

Amministrative: un ruolo nazionale per Milano


Alcune delle considerazioni che sto per fare non sono tutta farina del mio sacco ma le faccio mie perché le trovo convincenti a cominciare dall’ultimo editoriale di Eugenio Scalfari su La Repubblica di domenica scorsa che titolava: Se Renzi diventerà padrone sarà per tutti un disastro. Il nodo è dei più difficili da sciogliere e riguarda la campagna referendaria ma, ancora prima secondo me, le amministrative del prossimo 5 giugno.

Le grandi città chiamate al voto e che potranno determinare il futuro del Governo Renzi – Napoli, Torino, Roma e Milano – per la sinistra offrono scenari molto diversi, abbastanza tranquilli per Torino, deliranti per Napoli dove il voto sembra tutto di pancia, una sorta di gioco a guardia e ladri per Roma e una gara all’ultimo voto per Milano.

01editoriale19FBSolo di Milano mi voglio occupare perché qui il risultato del voto conterrà due segnali importanti, quelli che lancia una città dove meno che in qualunque altra il voto di pancia prevale su quello di testa.

Se vincerà Parisi, e non me lo auguro, il merito non sarà della destra allo sbando – a Milano più che allo sbando direi inesistente – ma di chi con un colpo di genio ha scovato Parisi e lo ha messo in pista. Se il confronto doveva essere tra due manager, Parisi è l’uomo giusto per piacere a un certo tipo di borghesia della destra conservatrice milanese e per di più non dispiace nemmeno al centro e forse riesce a strizzare l’occhio anche a sinistra. Comunque è l’esempio di chi non ha bisogno di avere un Partito alle spalle, un uomo solo al comando, renziano in questo.

Sala, che ha alle spalle un Partito francamente inesistente, viaggia sull’onda di Expo e ovviamente proprio su Expo, il suo grande scivolo pubblicitario, è attaccato dal suo avversario: i conti, il bilancio, il post expo. Ha iniziato la campagna elettorale cercando di smarcarsi rispetto a Pisapia: “Non sono il suo erede”. Pisapia che aveva lanciato Francesca Balzani sembrava più rassegnato che convinto e solo nelle ultime settimane è “sceso in campo” per dargli una mano. Se vincerà, e me lo auguro come dirò, sarà perché, malgrado lui e nonostante l’incapacità di comunicare della Giunta uscente, i milanesi, che non votano di pancia, non vogliono buttare a mare quello che “personalmente” hanno fato in questi cinque anni per migliorare la città.

I milanesi hanno scoperto, tra mille ostacoli e resistenze, il piacere della partecipazione, la soddisfazione dell’aggregazione spontanea, ovviamente anche a difesa di interessi particolari ma indubbiamente intrisa di attenzione al bene comune. Molti, pur contestando, hanno potuto intrattenere rapporti con l’amministrazione e quest’amministrazione ha scoperto il sapere diffuso della città, poco utilizzato all’inizio della consigliatura e divenuto indispensabile verso la fine del mandato, la vicenda della M4 è esemplare: il nuovo modo di governare ed essere governati a Milano.

E allora? Allora bisogna che Sala vinca le amministrative e le ragioni sono due: una a livello nazionale e una per mandare un messaggio milanese a Renzi e non solo a lui.

La prima: la vittoria della sinistra a Milano. Questa è una delle condizioni per dare stabilità al Governo: come ha detto domenica scorsa Eugenio Scalfari, non possiamo permetterci in questo momento una crisi inevitabilmente lunga e dagli sbocchi imprevedibili. I milanesi devono prendere coscienza del loro ruolo ma questa non deve essere considerata un’apertura di credito senza contropartite.

La seconda: il messaggio. La vittoria della sinistra a Milano non è la vittoria del Pd in versione Renzi è la vittoria della partecipazione che è esattamente il contrario dell’uomo solo al governo. L’uomo solo al governo è la negazione di un futuro di progresso, il futuro ha un nome nelle sue declinazioni: sharing, condivisione. I milanesi l’hanno capito e chiedono che il modo milanese della politica venga assunto dal Governo.

Questo messaggio vale anche in casa nostra, qui, adesso. È la cittadinanza attiva che dovrà incalzare la nuova Giunta perché quella che l’ha preceduta ha avviato un percorso che va continuato ma con maggior chiarezza e trovando il giusto equilibrio tra la facile demagogia della partecipazione dal basso e la visione globale della città e dell’interesse collettivo.

Un’ultima considerazione non di contorno. Al primo turno è giusto che le diverse identità politiche della sinistra trovino spazio e rappresentatività identitaria anche con una presenza diretta in Consiglio Comunale – una coscienza critica forte – ma al ballottaggio vale quello che ha detto Eugenio Scalfari: niente esitazioni pena il rischio di avere a Milano un uomo solo al comando e per di più di destra.

 

Luca Beltrami Gadola

 

 



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