9 marzo 2016

libri – DELLE DONNE NON SI SA NIENTE


NATALIA ASPESI
DELLE DONNE NON SI SA NIENTE
Il Saggiatore, 2015
pag. 206, euro 16,00

 

libri09FBIn 2,5 milioni di anni, siamo passati dalle caverne a meravigliose case in bioedilizia, arredate con elettrodomestici avveniristici. Dal mammut crudo, che mangiavamo quando eravamo fortunate, ora possiamo scegliere la cottura giusta della fiorentina, che assaporiamo sedute al tavolo del miglior ristorante toscano, sorseggiando anche un buon bicchiere di vino. Ma, in 2 milioni e mezzo di anni, gli uomini sono più o meno sempre gli stessi.

Cacciatori e seminatori di sperma per eccellenza, sono diventati più colti, hanno abbandonato le pellicce degli animali uccisi per indossare eleganti vestiti, ma non hanno cambiato le loro abitudini. E questo è successo perché noi donne abbiamo accettato gioiosamente il nostro destino. Nonostante le proteste negli ultimi quattrocento anni (come la lunga lotta delle inglesi all’inizio del Novecento per ottenere il voto), oggi la resistenza continua. Le voci femminili di protesta si levano sempre più dotte. Perché oggi meno donne si sentono ignoranti, ma protagoniste intelligenti di una lotta, in cui siamo coinvolti un po’ tutti, maschi e femmine, e ha come oggetto l’affermazione di diritti e di ruoli ugualitari.

Le parole di Natalia Aspesi, grande giornalista italiana, arrivano dritte al cuore, perché a partire da chi le scrive, sono vissute. La migliore arma è puntare all’indipendenza: “pretendere di studiare e di scegliere un corso di studi che non preveda come fine l’inutilità di questo studio con il matrimonio. Avere come meta della propria giovinezza l’indipendenza economica e morale e non un Lui qualunque … . Preferire la solitudine a un amore che umilia … . Decidere delle proprie maternità e fare figli a patto che il padre sia convinto di doverne dividere con la madre l’allevamento e le cure.” Certo, è una strada difficile.

Io credo che molte donne però preferiscano la via facile. Un po’ per educazione ricevuta e un po’ per indole, incontrano un uomo, fanno uno screening dettagliato del DNA economico e, se i risultati corrispondono alle aspettative, allora puntano a far figli per poi farsi sposare e mantenere. Così finiscono per soddisfare tutte le esigenze materiali (vestiti, gioielli, auto, vacanze, feste) e vivere in un paradiso domestico. Trasformano la casa, nella quale si dovrebbe vivere, in una casa dove si vola, perché tutto deve rimanere intatto e perfetto, come in una foto di una rivista di arredamento. Poi iniziano le frustrazioni e la solitudine, tipiche del sentirsi inutili, soprattutto quando il marito è convinto di far parte di una categoria di privilegiati, che condivide passatempi maschili, dopo il lavoro. Allora, per riempire il vuoto, queste donne si iscrivono in palestra o a un corso di ultimo grido. E abbagliate da una montagna di muscoli, cadono in ginocchio davanti a un uomo spiantato, talvolta senza un titolo di studio, che però le gratifica più del marito.

Per evitare di finire in questo vicolo cieco, bisogna scegliere la strada più difficile. Ancora una volta spetta alle donne il compito di sobbarcarsi un impegno in più: fare resistenza. Come dice Aspesi, si resiste occupandosi attivamente di iniziative sociali (funzionamento di asili, scuole, consigli comunali, incontri comunitari). Le autorità in particolare devono abituarsi a vedere tante donne, insieme, a ogni occasione. Esiste un modo politico di usare la solidarietà femminile: “una casalinga che chiede al marito di starsene lui in casa una sera alla settimana con i bambini, perché anche lei vuole andare alle riunioni di partito, può creare un grande litigio in famiglia: ma cento casalinghe, che piantano il marito in casa con la tavola da sparecchiare e i bambini da mettere a letto, iniziano una consuetudine”. È proprio vero, quando una donna esercita resistenza, spezza il cerchio di un potere maschilista lasciato senza briglie per troppo tempo (2,5 milioni di anni!).

Le ragazze di oggi dovrebbero conoscere la loro storia di donne, che è il risultato di tante battaglie fatte dalle loro madri e dalle loro nonne, e capire che nulla è mai conquistato per sempre.

Cristina Bellon

 

questa rubrica è a cura di Cristina Bellon

rubriche@arcipelagomilano.org



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