6 maggio 2015

musica – SCHÖNBERG, MUSICA E SOCIETÀ


SCHÖNBERG

Nel 1933, in occasione del primo centenario della nascita di Johannes Brahms e del cinquantesimo anniversario della morte di Richard Wagner, Arnold Schönberg tenne una conferenza sul difficile e contrastato rapporto fra i due musicisti suoi connazionali; nel 1947, finita la guerra, e in occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Brahms (potenza delle ricorrenze!), quella conferenza opportunamente riformulata divenne un saggio intitolato “Stile e pensiero. Scritti su musica e società” pubblicato nel 2008 da Il Saggiatore a cura di A.M. Morazzoni.

musica17FBAffascinato dal pensiero di questo grande musicista – che nel frattempo aveva rivoluzionato il linguaggio della musica colta o, come dice lui, della “musica d’arte” – ho pensato di proporre uno stralcio di quel saggio che mi sembra illuminare in modo molto particolare e specifico il percorso fatto in questa nostra rubrica. Eccolo.

«Chi disprezzava Wagner esaltava Brahms e viceversa. A molti non piacevano entrambi e forse erano i soli a non peccare di partigianeria. Soltanto pochi riuscivano a prescindere dalla popolarità di queste due figure antitetiche, godendosi le meraviglie dell’uno e dell’altro. Ciò che nel 1833 sembrava un divario insopportabile nel 1897 non era più un problema. I massimi musicisti di quell’epoca – Mahler, Strauss, Reger e molti altri – erano cresciuti sotto l’influsso di entrambi questi maestri. Tutti rispecchiavano le conquiste spirituali, emozionali, stilistiche e tecniche del periodo precedente. Quello che era stato oggetto di disputa si era ridimensionato nella differenza fra due personalità, fra due stili espressivi, non così contraddittori da impedire di inserire in una composizione qualche peculiarità di ognuno di essi.

Nella musica la forma serve a determinare la comprensibilità attraverso la capacità di ricordare. Uniformità, regolarità, simmetria, suddivisione, ripetizione, unità, relazione ritmica ed armonica e persino logica: nessuno di questi elementi produce o aiuta a produrre la bellezza, ma tutti contribuiscono a un’organizzazione che rende intelligibile la rappresentazione del pensiero musicale.

Il linguaggio in cui i pensieri musicali sono espressi con le note si muove parallelamente al linguaggio che esprime sentimenti o pensieri con le parole, perché il suo vocabolario deve adeguarsi all’intelletto cui si rivolge e perché quegli elementi della sua organizzazione funzionano come la rima, il ritmo, la metrica e la suddivisione in strofe, periodi, paragrafi, capitoli, eccetera, sia in poesia che in prosa.

Non è necessario che un artista o un autore sia consapevole di adattare il proprio stile alla capacità di comprensione dell’ascoltatore. Un artista non deve pensare molto se pensa in maniera corretta e chiara. Sente di obbedire all’impulso di una molla interiore, all’impulso di esprimere se stesso, proprio come un orologio indica le ventiquattro ore di ogni giorno senza chiedersi se si tratta di “questo” giorno di questo mese, di questo anno, di questo secolo. Lo sanno tutti tranne l’orologio. La risposta dell’artista all’impulso del suo motore avviene allo stesso modo, proprio come quella di ogni meccanismo ben lubrificato.

È ovvio che nessuno si metterebbe a discutere la scomposizione dell’atomo con una persona che ignori che cosa sia un atomo. D’altra parte, a una mente preparata non si può parlare in maniera infantile o nello stile che quelli di Hollywood chiamano “lyrics”. Nella sfera della musica d’arte, l’autore rispetta il suo pubblico, ha paura di offenderlo ripetendo continuamente ciò che può essere capito con un solo ascolto, anche se è qualcosa di nuovo e tanto più se è un avanzo di una vecchia robaccia. Per un esperto di scacchi un diagramma può rappresentare l’intera storia di una partita; con un’occhiata a qualche simbolo un chimico capisce tutto ciò che gli interessa; una formula matematica combina il lontano passato, il presente e il futuro più remoto.

È gradevole ascoltare ripetutamente qualcosa che piace e ciò non va messo in ridicolo, perché corrisponde a un desiderio inconscio di comprendere meglio e di cogliere maggiori dettagli nella bellezza. Tuttavia una mente vigile e ben preparata chiede che le si parli delle questioni più remote, delle conseguenze più remote di questioni semplici che ha già capito. Una mente vigile e ben preparata rifiuta con determinazione di ascoltare i vezzi del linguaggio infantile ed esige che le si parli in un linguaggio conciso e diretto.

Il progresso in musica consiste nello sviluppare metodi di rappresentazione che corrispondano alle condizioni appena esaminate

Qualcuno dirà che è passato più di mezzo di secolo e che si sente. Ma quanta saggezza, e quanta onestà intellettuale da parte di colui che, considerato per anni il demolitore della “musica d’arte”, ha invece messo le basi per il suo rinnovamento e che una intera generazione di musicisti senz’anima ha poi creduto di poter imitare, ponendosi problemi di mero linguaggio, senza “obbedire all’impulso di una molla interiore, all’impulso di esprimere se stesso”!

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema


9 aprile 2024

VIDEOCLIP: LA MUSICA COME PRODOTTO AUDIOVISIVO

Tommaso Lupi Papi Salonia






20 febbraio 2024

SANREMO 2024: IL FESTIVAL CHE PUNTA SUI GIOVANI

Tommaso Lupi Papi Salonia



20 febbraio 2024

FINALMENTE

Paolo Viola



6 febbraio 2024

QUANTA MUSICA A MILANO!

Paolo Viola



23 gennaio 2024

MITSUKO UCHIDA E BEETHOVEN

Paolo Viola


Ultimi commenti