29 aprile 2015

libri – SE LA MERKEL È CARLO V


 

Ludovico Festa e Giulio Sapelli

SE LA MERKEL È CARLO V

Perché l’Italia può sfasciarsi come 500 anni fa

Guerini & Associati 2014

pp. 175 euro 14,50

libri16FBUn “pamphlet” che un celebre storico dell’economia e un non meno famoso giornalista politico hanno confezionato, in forma di dialogo, con un intento divertito e graffiante di descrivere le inquietanti analogie tra due fasi della storia italiana: il 1494-1527 e il 1992-2014. Vengono così messi a confronto due momenti cruciali di rottura. Il ventennio dopo la morte di Lorenzo il Magnifico e quello successivo alla prima denuncia di Tangentopoli, individuando alcuni personaggi, eventi e istituzioni emblematici di entrambi.

Naturalmente la provocazione è un’ospite fissa nella comparazione di due stagioni così lontane. Ma lo spirito di Sapelli e Festa è quello di indurre a ogni costo il lettore a una riflessione, magari stralunata ma impellente, al di là della miseria delle 140 battute, in cui si richiude oggi quasi ogni discussione pubblica.

Il dialogo fra i coautori si snoda intorno a dieci comparazioni tra uomini, istituzioni e circostanze storiche di cui fa da sfondo il binomio, già da solo poco rassicurante, tra il fallimento del tentativo di costruire uno stato unitario alla fine del ‘400 e la disgregazione (relativa ma crescente) dell’attuale condizione repubblicana.

Il primo capitolo, dedicato alle vite parallele di Ludovico il Moro e Enrico Cuccia ruota intorno al carattere autorevole/fragile di Milano e delle forze che nella capitale lombarda prevalevano a quei tempi, circostanza questa che spiega in parte alcuni degli errori di due uomini non certo privi di grandezza, ma indotti, se non costretti, alla ricerca dell'”aiutino” straniero. I parallelismi tra Cesare Borgia e Bettino Craxi testimoniano nel secondo capitolo come sia difficile affermare una dinamica centripeta in una nazione dalle tendenze prevalentemente centrifughe, che li travolgeranno entrambi.

La comparazione tra le stagioni delle grandi scoperte geografiche e dell’ingresso della Cina nel WTO, oggetto del terzo capitolo, fa pensare a come queste due fasi storiche abbiano cambiato il mondo e come in entrambe l’Italia si sia trovata spinta ai margini. Il quarto capitolo ruota sul gustoso confronto tra i Medici e la Democrazia Cristiana e sulla riflessione di come i processi della storia vadano esaminati con respiro adeguato: grandi forze, pure sconfitte, che hanno segnato la vita nazionale, non evaporano nel nulla ma mantengono un’influenza profonda. In questo senso, osservano maliziosamente Sapelli e Festa, anche il fenomeno Renzi ne è una manifestazione.

Il paragone Dogi- Berlusconi, nel quinto capitolo, pure vistosamente spericolato, fa capire come certi fallimenti (quello veneziano nell’impedire un’egemonia straniera e quello berlusconiano nel guidare un qualche rinnovamento nello stato) abbiano cause strutturali e non solo di natura etica o intellettuale.

Non meno godibili i successivi capitoli dal sesto al nove. Il sesto è dedicato al binomio Papato rinascimentale e Quirinale post ’92, invita a fondare eventuali giudizi morali su un ‘attenta analisi di poteri che, per quanto programmaticamente super partes, vengono trascinati nel merito delle vicende politiche dalla propria struttura istituzionale.

L’accoppiata Carlo V – Angela Merkel ruota attorno a una costatazione preoccupante: i danni per l’Italia sono inevitabili quando il centro del continente europeo si sposta verso l’interno e il nord, piuttosto che verso i grandi mari dell’Atlantico e del Mediterraneo. Il capitolo sulla “Riforma contrapposta di due agostiniani tedeschi”, vale a dire Lutero e Ratzinger, si pone un interrogativo intrigante: il cristianesimo, che si divise nell’era del trionfo dell’Occidente, riconvergerà al momento del declino di quest’ultimo?

Il confronto Lega di Cognac e coppia Tremonti – Fazio invita a meditare sul fatto che la tentazione di dividersi anche di fronte a un pericolo mortale è caratteristica di una nazione come l’italiana , che ancora si considera “in qualche modo”, più parte di un impero che comunità anche solo relativamente autonoma.

L’ultima sferzata è dedicata al binomio Sacco (anzi Sacchi) di Roma e svendita delle aziende italiane. E ce n’è per tutti in un impasto di ironia crescente e di riferimenti corrosivi a nomi ed eventi che abbiamo troppo presto dimenticati e che ci ricordano tutti che “la situazione è disperata ma non seria”.

Paolo Bonaccorsi

 

 

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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