18 febbraio 2015

libri – SETTE BREVI LEZIONI DI FISICA


CARLO ROVELLI

SETTE BREVI LEZIONI DI FISICA

Piccola Biblioteca Adelphi

Milano 2014

pp.88, euro 10

 

libri07FBLe sette lezioni riprendono, ampliandoli, una serie di articoli pubblicati da Rovelli sul Supplemento domenicale del “Sole 24 Ore“, curato da Armando Massarenti. L’autore, noto fisico teorico e brillante divulgatore di temi scientifici, è, tra l’altro, responsabile dell’Equipe de gravitè quantique del Centre de phisique thèorique dell’Università di Aix-Marseille. Nei primi sei capitoli il lettore viene condotto quasi per mano, con un linguaggio ammirevolmente limpido, attraverso alcune tappe “inevitabili” della rivoluzione che ha scosso la fisica dalle sue fondamenta nel corso del secolo XX.

La prima lezione è dedicata alla teoria della relatività generale, di Albert Einstein, la “più bella delle teorie”. La seconda, alla meccanica quantistica, là dove si annidano gli aspetti più sconcertante della fisica moderna. La terza lezione è dedicata al cosmo: l’architettura dell’unìverso che abitiamo o che crediamo di abitare. La quarta alle particelle elementari, che il fisico americano Murray Gell-Mann ha battezzato “quarks” ispirandosi a una parola senza senso in una frase senza senso:”Three quarks for Muster Mark!” che appare nel Finnegams Wake di Joyce.

La quinta lezione è legata alla gravità quantistica, cioè al tentativo degli scienziati, attualmente in corso, di costruire una sintesi unitaria delle grandi scoperte del secolo scorso. La sesta alla probabilità, al tempo e al calore dei buchi neri. Le poco più di 80 pagine si chiudono con la settima lezione dove ci si domanda come sia possibile all’uomo riuscire a pensarsi nello strano mondo della fisica moderna.

La densità delle pagine di Rovelli renderebbe piuttosto difficile e poco fedele ogni tentativo di riassunto o di schematizzazione. Ci limiteremo, perciò, a riprodurre la prima inebriante pagina della lezione dedicata alla relatività generale: “Da ragazzo, Albert Einstein ha trascorso un anno a bighellonare oziosamente. Se non si perde tempo non si arriva da nessuna parte, cosa che i genitori degli adolescenti purtroppo dimenticano presto. Era a Pavia. Aveva raggiunto la famiglia dopo avere abbandonato gli studi in Germania, dove non sopportava i rigori del liceo. Era l’inizio del secolo e in Italia l’inizio della rivoluzione industriale. Il padre, ingegnere, installava le prime centrali elettriche nella pianura padana. Albert leggeva Kant e seguiva a tempo perso lezioni all’Università di Pavia: per divertimento, senza essere iscritto né fare esami. È così che si diventa scienziati sul serio”.

Buona lettura.

Paolo Bonaccorsi

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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