3 dicembre 2014

libri – L’ORIZZONTE, MODIANO PREMIO NOBEL 2014


PATRICK MODIANO

L’ORIZZONTE

Einaudi 2014

pp. 154, euro 14

libri42FB“Modiano, chi era costui”. Novello Carneade, questo si saranno chiesti i bookmakers internazionali a Stoccolma all’attribuzione del Premio Nobel 2014 per la letteratura a Patrick Modiano, invece che a Murakami o a Roth.

E lo stesso Modiano si è stupito all’annuncio, che ha considerato bizzarro, quando finalmente la figlia l’ha trovato per comunicargli la notizia, mentre lui ignaro passeggiava per il Luxembourg a Parigi. Tra i 120 scrittori in lizza, di cui 36 per la prima volta, i giurati svedesi hanno scelto proprio Modiano, scrittore ebreo francese, di origine italiana, di madre belga, con la motivazione “per l’arte della memoria con la quale ha evocato i destini umani più inafferrabili e scoperto il mondo dell’occupazione (nazista)“.

In realtà, nonostante nel 1978 Modiano abbia vinto il Premio Goncourt con “Via delle Botteghe oscure” (stampato solo ora, in prima edizione, da Bompiani ), e abbia al suo attivo una trentina di romanzi, 4 film tratti dai suoi libri, abbia lavorato con il regista Ponti, sia il paroliere di François Hardy, pochi lo conoscono in Italia. Forse anche per la sua indole schiva. Singolare il numero diverso di case editrici presso le quali egli ha pubblicato le sue opere, Guanda, Lantana, Einaudi. Questo editore ha dato alle stampe nel 2012 “L’Orizzonte“, la sua penultima opera e pubblicherà nel 2015 anche la sua ultima “Pour que tu ne te perds pas dans le quartier“.

Lo scavo della memoria, l’ossessiva ricerca di fare rivivere il passato, ripescando brandelli del vissuto, dando un senso ai ricordi (“a forma di nuvole gallegianti“)per ricostruire l’insieme, fare emergere ombre, è il fine di tutta la sua scrittura. Perciò egli trascrive con cura maniacale date, nomi, strade, nel timore di perderli, di cadere “nella indifferenza e nell’anonimato“. Così egli ci rivela nel L’Orizzonte, un toccante racconto ove il protagonista è il suo alter ego, uno scrittore che dopo 40 anni si mette alla ricerca di un suo antico amore, scomparso da Parigi, per sfuggire un’oscura minaccia, e che forse ritroverà a Berlino proprietaria di in una antica libreria.

Spesso nelle sue righe incontriamo stranieri, donne in fuga da ipotetici persecutori, che emergono da un passato, dove non sono estranei incubi e persecuzioni naziste, in una Parigi occupata. E aleggia il disgusto per il padre ebreo, collaborazionista pur di salvarsi la vita dalla deportazione. E su tutto un senso di provvisorio, di incertezza, di rimpianto, alimentato forse anche dal suo percorso di vita, in quanto Modiano fu abbandonato dal padre e dalla madre, un’attrice sempre in giro, ad un vecchio acrobata di circo, alle porte di Parigi. E traspare una sorta di tacita invidia nei confronti di quanti, “di buona famiglia, possono vantare sicurezza nello sguardo per essere stati amati dai loro genitori“.

In quella sua scrittura quasi rarefatta, tanto sono brevi le frasi, è magistrale la sua similitudine sulla massa dei ricordi perduti, paragonati alla materia oscura, assai più grande, anzi infinita, rispetto al visibile. E bella l’immagine di quelle scintille disperse nell’oscurità, polvere di stelle, che lo scrittore cerca di afferrare per dare un senso al presente. Significativo anche l’immagine di quelle migliaia di persone che percorrono Parigi “come biglie di un gigantesco bigliardo elettrico, che cozzano talvolta tra loro. Non ne rimane nulla, nemmeno la traccia luminosa, che lascia dietro a sé una lucciola“.

Non per nulla l’autore dichiara che Proust e Cèline sono i suoi punti di riferimento, come Raymond Queneau, amico di sua madre, suo mentore in gioventù, grimaldello per conoscere ed entrare nel milieu intellettuale di Parigi.

Modiano ha dedicato il premio alla sua nipotina, nata in Svezia da sua figlia.

Marilena Poletti Pasero

 

 

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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