19 novembre 2014

libri – IL BOSONE DI HIGGS


 

JIM BAGGOTT

IL BOSONE DI HIGGS

Adelphi, 2013

pp.259, euro 23

libri40FBLa recente nomina della scienziata Fabiola Gianotti a direttore generale del CERN di Ginevra, ha rifocalizzato l’attenzione dei giornali, delle televisioni e della opinione pubblica sulla attività della grande istituzione internazionale e in particolare sulle vicende legate all’invenzione e alla scoperta dell’Higgs, subito battezzato dai media, fin dalla data del 4 luglio 2012, giorno della sua scoperta, la “particella di Dio”.

Finalmente, si scrisse, “dopo 48 anni e molti miliardi di euro, erano stati rilevati segnali compatibili con una particella ipotizzata o inventata nel 1964, ma che era rimasta labile e quasi inconoscibile fino ai giganteschi sforzi, compiuti tra mille difficoltà e scacchi clamorosi, nei laboratori di Ginevra.

Jim Baggott, scrittore scientifico, assai noto nel Regno Unito e nel mondo anglofilo, autore del fortunatissimo “The Quantum story” (Storia della fisica quantistica dal 1900 ad oggi), apparso nel 2011, ricostruisce l’affascinante percorso compiuto dai ricercatori dei maggiori centri e laboratori dell’Occidente, operanti nei settori della fisica e delle altre energie, verso la formulazione del cosiddetto Modello standard delle particelle elementari e delle forze che tra queste interagiscono, creando un quadro di riferimento unitario e formidabile dell’universo nel suo complesso.

Completato il quadro generale di riferimento, le indagini si sono rivolte poi all’individuazione della particella associata al campo di Higgs, subito rivestita dai giornalisti scientifici di aggettivi parateologici, invisi ai ricercatori e temuti, se possibile, più dei tagli alle risorse pubbliche per le indagini scientifiche.

Certo, sottolinea Baggott, molte delle conseguenze dell’esistenza del campo di Higgs erano state sperimentalmente verificate con i giganteschi collisori di particelle, attivati nei primi anni ’80. Ma dedurre l’esistenza del campo non era la stessa cosa che rivelare la leggendaria particella a esso associata. È quindi, prosegue l’autore, assai rassicurante sapere che il campo esiste ed è davvero ovunque.

Ovunque, perché la sua energia pervade l’intero universo, facendo sì che le particelle elementari, di cui è composto ognuno di noi e l’intero universo osservabile, acquisiscano massa, senza della quale, per quanto possa apparire incomprensibile, non esisterebbero. Questo perché, senza il campo di Higgs la massa non potrebbe formarsi e non sarebbe potuto esistere alcunché.

Baggott dedica pagine importanti al ruolo di Fabiola Gianotti, ricordando che alla ricercatrice italiana si deve il coordinamento operativo, protrattosi per anni, del Rivelatore ATLAS, fondamentale per la caccia al Bosone di Higgs e dei tremila fisici impegnati nel progetto e provenienti da 174 università e laboratori di 38 paesi diversi. Non può dunque non affascinare questo gigantesco sforzo collettivo della comunità scientifica mondiale per scopi esclusivamente legati all’evoluzione del pensiero e non da finalità militari.

Sforzo che viene da lontano, addirittura dai primi acceleratori degli anni ’20, che studiavano le collisioni di particelle nei raggi cosmici, dalla messa a punto del ciclotrone da parte di Lawrence, dal contributo di Vander Meer. Il suo metodo di “raffreddamento stocastico” ha permesso a Rubbia e al suo gruppo , l’individuazione dei Bosoni W e Z, decisivi per arrivare alla scoperta del Bosone di Higgs e alla svolta finale dell’ormai leggendario LHC (Large Hadron Collider) che con i suoi 1600 magneti superconduttori ha permesso di sviluppare energie senza precedenti.

Un cammino formidabile spinto, lo ricordiamo ancora una volta, non dalle emergenze di una guerra, ma dal desiderio di ogni uomo di conoscere l’Universo.

Paolo Bonaccorsi

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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