30 aprile 2014
GIANRICO E FRANCESCO CAROFIGLIO
LA CASA NEL BOSCO
Rizzoli editore, Milano, 2014
pp. 185, euro 14,00
Gianrico Carofiglio è uno scrittore da 4 milioni di copie, vendute in Italia. I suoi libri sono tradotti in 24 lingue. La prima cosa che ci si chiede è quale sia il suo segreto. Non sono necessarie indagini approfondite per scoprire quali attrezzi del mestiere usa. Basta iniziare a leggere. Tutte le domande sono esaudite molto prima di giungere alla fine.
La scrittura essenziale e asciutta è quasi insopportabile per quanto è bella. Gianrico potrebbe raccontare qualsiasi storia, perché lui padroneggia l’arte della sintesi. Ed è tutto vero. Tutto è accaduto, più o meno … è così che ha inizio il suo ultimo romanzo “La casa nel bosco“, scritto a quattro mani con il fratello Francesco, architetto e regista.
Nel più o meno si spalancano le porte della fantasia, che si mescola con la realtà di un passato lontano, fino a formare un’altra storia, nella quale i fatti ordinari si dilatano e diventano leggendari.
Tutto si svolge in una vecchia casa di campagna, nella foresta di Mercadante, dove i due autori trascorrevano sempre le vacanze estive. Ma ora è autunno: il paesaggio interpreta la visione malinconica di una natura che si sta avvizzendo, dove la luce perde la limpidezza. Nelle ombre, che si allungano, la mente dei protagonisti parte per un bellissimo viaggio evocativo degli anni Settanta, nell’età della spensieratezza.
Il passato ritorna in quella casa nel bosco, soprattutto ora che è arrivato il momento di consegnare le chiavi al nuovo proprietario. “Gli oggetti sono oggetti … ce lo siamo detti un sacco di volte, in questi ultimi giorni. È giusto lasciarli andare via.”
Come succede a Proust, è un insieme di odori a catapultare Gianrico e Francesco indietro nel tempo. L’odore dell’oleificio, del camino; il profumo intenso di pigne e di resina, dei germogli tardivi del mirto, dei tagliolini con la salsa al pomodoro, peperoni e vongole, della pasta al forno della nonna … E mentre riemergono alla memoria piccole cose con sapori forti e colori brillanti, amori vissuti e delusioni sofferte, i due fratelli, che hanno caratteri diversi, piano piano si riscoprono, e si trovano inaspettatamente a camminare sulla stessa strada, nel fitto bosco dell’esistenza.
Così, quella casa e quel bosco, visti con occhi diversi, si trasformano in una nuova dimensione, un luogo dove potersi riconciliare, e scoprire che la diversità unisce e non divide.
E quando si giunge all’ultima riga, il libro non finisce. No. La storia continua, perché ognuno di noi ha una casa nel bosco, una baracca nei campi o un rifugio sull’albero, da ricordare.
Cristina Bellon
questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero