9 aprile 2014

musica – BELLE E BRUTTE STORIE DI MUSICA


BELLE E BRUTTE STORIE DI MUSICA

Vorrei questa volta divagare su alcuni eventi della scorsa settimana che mi hanno colpito per la loro particolarità, e ne parlerò in ordine cronologico.

Giovedì il critico musicale Francesco Maria Colombo e lo storico della musica Fausto Malcovati hanno presentato agli Amici della Scala, nella loro sontuosa sede di via dei Giardini, il bel libro di Enzo Beacco “Offerta Musicale” (Il Saggiatore) di cui ho riferito in questa rubrica all’inizio di febbraio. Dagli interventi dei presentatori e dell’autore è emerso un tema di grande fascino e, credo, assai poco dibattuto: si può raccontare la musica? le parole possono sostituire le note? Si sa che chi ha la fortuna di conoscere bene la scrittura musicale può leggere uno spartito e goderlo tanto, e talvolta di più, quanto ascoltandone l’esecuzione; anche perché così non è costretto a passare attraverso l’altrui interpretazione ma attinge direttamente alla fonte. Ma se non abbiamo strumenti a disposizione e vogliamo render qualcuno che non sappia leggere la musica partecipe di un brano, una composizione, un’opera, possiamo farlo usando le parole come faremmo per un romanzo, un quadro o una pièce teatrale?

Ebbene Beacco ci ha provato, e secondo me ci è riuscito; leggere il suo libro è un po’ come ascoltare la musica che descrive (tanto più, ovviamente, se già la si conosce e la si ricorda), come se ce ci rendesse capaci di leggere lo spartito. Così aprire il libro in una pagina a caso, o cercandovi un pezzo di musica cui stiamo pensando, ce la fa ascoltare come se la rievocassimo al pianoforte. Provare per credere.

musica14FBVenerdì a Loveno di Menaggio sul lago di Como, nel meraviglioso scenario di Villa Vigoni ove ha sede il Centro Culturale Italo-tedesco (www.villavigoni.eu) sempre ricco di iniziative nel campo delle scienze, della cultura e dell’arte, per iniziativa del Deutscher Club Tessin (ovvero del Club dei Tedeschi del Canton Ticino) si è svolta una “musikalische matinée” e cioè un concerto di musica da camera così come si usava nell’Europa del sette e dell’ottocento. Stefan Coles al violino e Chong Park al pianoforte hanno eseguito tre Sonate una più bella dell’altra: la numero 1 in si minore di Bach, la numero 8 in sol maggiore di Beethoven e l’unica, in la maggiore, scritta da César Franck.

Una esecuzione traboccante di autentica passione, come solo i grandi musicisti son capaci di fare, un pubblico attento che partecipa con altrettanta intensità, un ambiente e un’atmosfera perfettamente congeniali alla musica eseguita … insomma una autentica chicca, di quelle che assai raramente capita di poter godere.

E così arriviamo a domenica, una domenica attesa per un bell’evento in programma nella Villa Reale di via Palestro, nella sala da ballo napoleonica della Galleria d’Arte Moderna. Il concerto di tre musicisti molto amati e apprezzati che non è frequente sentir suonare insieme, anche perché il repertorio che unisce i loro strumenti non è tanto vasto da meritare l’esistenza di un trio stabile dedicato; le opere scritte per clarinetto, violoncello e pianoforte sono infatti poche, ma in compenso sono meravigliose. Il clarinetto era quello di Andrea Massimo Grassi, colto musicista e musicologo milanese, il violoncello dell’americano Michael Flaksman, al pianoforte sedeva la salernitana – anch’essa solista e musicologa – Anna Quaranta, ed il programma prevedeva la Sonata opera 120 numero 2 per clarinetto e pianoforte di Brahms, il Fantasiestücke opera 73 per violoncello e pianoforte di Schumann, il Trio opera 114 di Brahms. Programma straordinariamente colto e affascinante, per un pubblico goloso e raffinato.

Il concerto era previsto alle ore 18, peccato che non abbiamo potuto ascoltarlo. Lo racconto perché non capiti ad altri quello che è accaduto a me e agli sprovveduti che, come me, alle 17.30 si sono messi in paziente attesa davanti alla porta presidiata della Galleria d’Arte Moderna nella fiducia che qualcuno di lì a poco li avrebbe fatti entrare. L’invito recitava “ingresso libero su prenotazione” e forniva sia il numero di un telefono cellulare che l’indirizzo di posta elettronica amicigalleriadartemoderna@gmail.com. Prenotazione difficile visto che nessuno aveva risposto né all’uno né all’altro, ma la qualità degli artisti e il programma erano tali da farci correre qualche rischio.

Per farla breve una settantina di persone è rimasta in piedi davanti a quella porta dalle 17.30 fino alle 18.30 e oltre, fino a quando un cerbero travestito da signora ha fatto entrare il pubblico, uno a uno, con lo stesso atteggiamento con cui i buttafuori consentono – o consentivano, non sono aggiornato – ai ragazzi l’accesso alla discoteca. Non vi dico il garbo con cui il cerbero rispondeva agli spazientiti mendicanti. Molti infatti hanno perso la pazienza – oppure le loro povere gambe non hanno retto la fatica – e hanno rinunciato; altri, riusciti fortunosamente a entrare, hanno gettato la spugna più avanti quando, intorno alle 19.00 il concerto era ancora lungi dall’iniziare perché “l’accordatore, partito alle 17.30 da Crema (mezz’ora prima dell’inizio previsto del concerto!) aveva trovato traffico sull’autostrada …”.

Cari Amici della Galleria d’Arte Moderna di Milano (di Milano, si noti bene!), vogliamo darci una mossa per il prossimo concerto, provare ad essere più “ospitali” e trattare gli “invitati” – che siano o no prenotati – non dico affabilmente ma almeno in modo garbato?

 

 

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org



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