19 marzo 2014

musica – IL CONSERVATORIO DI MILANO


IL CONSERVATORIO DI MILANO

Doverosamente e con piacere inizio la rubrica riportando la lettera che la dottoressa Maria Grazia Mazzocchi, Presidente del Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano, ha inviato al nostro Direttore in risposta all’auspicio che avevo formulato quindici giorni fa, quando scrivevo che “Milano ha un magnifico Conservatorio, traboccante di storia, con una ricca biblioteca ed una straordinaria capacità didattica. Non è però, purtroppo, quel luogo di aggregazione e di attrazione anche internazionale che potrebbe essere” e auguravo al nuovo Presidente di riuscire a “trasformare il nostro Conservatorio in un luogo di eccellenza … restituendo alla città il cuore musicale che le manca e di cui ha bisogno“.

Ecco la sua amabile e concreta risposta.

musica11FB«Gentile Direttore, rispondo volentieri a quanto scritto su queste pagine dall’amico Paolo Viola, che ci ha donato un’analisi accurata e precisa dell’offerta musicale milanese e dei suoi fruitori. In particolare concordo con la critica volta al Conservatorio Giuseppe Verdi di non essere ancora divenuto quel luogo di aggregazione e di attrazione internazionale che potrebbe e, aggiungo, dovrebbe essere.

Proprio per centrare questo obiettivo, che il direttore ed io vogliamo raggiungere in tempi relativamente brevi, già a febbraio abbiamo lanciato una vera e propria stagione di concerti del Conservatorio. Si tratta ancora di poche serate, che però vogliono introdurre a un ben più ricco programma che verrà realizzato nel prossimo anno e che si concluderà con i sei mesi di EXPO. Proprio cogliendo l’occasione di Expo il Conservatorio si aprirà a musicisti stranieri, specialmente a docenti e studenti di altri Conservatori che, a Milano, potranno fare musica insieme ai nostri studenti per il vasto pubblico milanese.

Immaginiamo il Conservatorio come un Campus internazionale aperto a diverse espressioni musicali e ricco di molteplici stimoli innovativi. Il Quartetto, le Serate Musicali, la Società dei Concerti manterranno la loro presenza in Conservatorio, ma da giovedì a domenica vi sarà una vera e propria stagione del Conservatorio, gestita e realizzata dal Conservatorio stesso.

In verità anche negli anni passati il Conservatorio ha offerto molte occasioni di incontro ai milanesi: da ‘Musica da leggere’ a ‘Concertiamo’, alle molte Master Class e produzioni aperte alla presenza del pubblico … Dove certamente siamo stati carenti è stato nella comunicazione. Ora però ne abbiamo preso atto e stiamo lavorando intensamente per coinvolgere tutta la città diffondendo al meglio le nostre numerose iniziative, spesso di un livello che va al di là del ‘saggio degli studenti’, come con rammarico vedo a volte scritto sui giornali.

Il ‘Rigoletto’ messo in scena nel giugno scorso, è stata un’opera lirica perfettamente eseguita, che ha riempito i 1400 posti di Sala Verdi per entrambe le rappresentazioni … lasciando fuori molti spettatori che non hanno potuto essere accolti. Quest’anno, anche se solo in forma di concerto, realizzeremo ‘Siberia’, opera di Giordano che il Conservatorio di Milano ha realizzato a San Pietroburgo in collaborazione col Conservatorio locale

Dunque non solo ringrazio di cuore Maria Grazia Mazzocchi e mi rallegro con il Conservatorio ma mi auguro anche che, oltre all’attività didattica, venga adeguatamente promossa l’attività culturale perché diventi meritatamente attrattiva nei confronti del mondo musicale internazionale; soprattutto invito i lettori di ArcipelagoMilano – e in particolare i lettori di questa rubrica – a frequentarlo e a tenersi informati grazie all’ottimo sito www.consmilano.it dove scopriranno quanta buona musica vi si può ascoltare (e tutta, o quasi, a ingresso libero!).

Non voglio però dimenticare di rivolgere un plauso al direttore d’orchestra Wayne Marshall che la scorsa settimana ha proposto all’Auditorium due partiture molto poco note e, più che affascinanti, di grande interesse per chi ama la storia della musica: la Serenata in mi bemolle maggiore opera 7 per tredici strumenti a fiato del giovanissimo Richard Strauss (nel 1882, quando l’ha scritta, aveva 18 anni) che ha restituito nobiltà al popolare e inconfondibile suono della banda, e la Sinfonia n. 2 nella stessa tonalità di Franz Schmidt (Bratislava 1879, Vienna 1939), un ambiguo personaggio del mondo musicale viennese che l’ha scritta negli anni cruciali del crollo dell’armonia e delle certezze.

Claudio Magris, sul Corriere della Sera del 13 scorso, scrive che intorno al 1910 “la letteratura, le arti figurative, la filosofia, la musica, la scienza, e prima ancora la vita stessa dell’Occidente esplodono, sconvolte, annientate, liberate, resuscitate dalla rottura di ogni ordine armonico, e di ogni armoniosa consonanza, distrutte nella loro secolare organizzazione e costrette, forse più con disperazione che con gioia, ad aprirsi ad una creatività che non ha eguali“. La Sinfonia di Schmidt è appena di tre anni dopo e rappresenta esattamente questo particolarissimo momento, ben allineata com’è alla pittura di Schiele e a La metamorfosi di Kafka; pur non raggiungendo alcuna vetta essa rappresenta lo specchio di quel tempo, complicato e attraente come pochi. Si sente che l’uomo è un conservatore, ben lontano dal Pierrot lunaire che Schönberg aveva scritto l’anno precedente e anche dal Sacre du printemps che Stravinskij scriveva in quello stesso anno; tuttavia intuisce che il mondo sta cambiando e cerca di rinnovarsi senza trovare il coraggio di abbandonare il tradizionale schema dell’impianto sinfonico ottocentesco.

Peccato che fra Strauss e Schmidt il direttore inglese, insieme a Emanuele Arciuli (con il quale non sembra aver trovato, almeno alla prima del giovedì, una grande intesa), ci abbia offerto una versione improbabile del peraltro incantevole Concerto per pianoforte e orchestra in la minore di Grieg che – anziché ricordare i boschi e i fiordi norvegesi, come vorrebbe l’ideologia allora imperante della “musica nazionale” – evocava piuttosto le atmosfere blues e jazz di Gershwin di cui due giorni dopo alla Scala avrebbe diretto due brani con la stessa orchestra. Solo un po’ di confusione.

questa rubrica è a cura di Paolo Viola

rubriche@arcipelagomilano.org



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