12 marzo 2014

UN PIANO STRATEGICO PER LA CITTÀ METROPOLITANA


Quando il Senato approverà il DDL 1542 (DDL Città metropolitane, province, unioni e fusioni di comuni.) detto “svuota province” la provincia di Milano diventerà Città metropolitana (CM). Il sindaco di Milano diventerà, de jure, sindaco metropolitano e avrà il compito di far approvare lo Statuto e di dirigere la fase transitoria fino all’elezione dei nuovi organi della CM.

04_targetti_10FBLo Statuto dovrà essere approvato entro il 30 giugno da una Conferenza metropolitana, composta ed eletta dagli amministratori comunali. La legge, in prima istanza, assegna alla CM i poteri e i compiti della provincia; lo Statuto potrà aggiungere competenze proprie dei comuni, con il loro consenso, o delegate dalla regione. Se lo Statuto deve essere approvato entro il 30 giugno (e il Senato non prorogherà le scadenze) il tempo per costruire il consenso è molto ristretto e bisognerà iniziare subito la discussione. Se la discussione è già iniziata sarebbe bene portarla al pubblico dibattito.

La nuova istituzione avrà senso se diventerà uno strumento più efficace della dismessa provincia, per governare l’area metropolitana di Milano. La CM dovrebbe quindi avere poteri più incisivi della provincia. Dovrebbe avere poteri in materia di: pianificazione territoriale ma anche urbanistica, trasporti, infrastrutture, grande distribuzione, grandi impianti sportivi e di spettacolo, (riuso dell’area Expo?) edilizia residenziale pubblica e sociale, ciclo delle acque, rifiuti, aree protette, agricoltura ecc..

Dovrebbe disporre di strumenti d’intervento sul territorio, quindi avere il controllo delle aziende partecipate: ATM, MM, SEA, PIM, Serravalle, ALER, CAP Holding, AMIACQUE, ecc. Dovrebbe avere risorse maggiori rispetto alla vecchia provincia, senza nuovi prelievi fiscali ma modificando la distribuzione della spesa pubblica: trasferimenti europei, statali e regionali: quote di tasse, contributi e tariffe comunali (1). Dovrebbe essere lo strumento per distribuire in modo equo tra i comuni gli oneri e i vantaggi che deriveranno dalle scelte del piano strategico e dalla pianificazione territoriale; uno strumento essenziale per contenere le spinte locali al consumo di suolo senza penalizzare alcuni comuni a scapito di altri. La CM infine dovrebbe sostituire la farraginosa rete di organismi che governano l’area metropolitana: ATO, Consorzi, enti parco, ASL, ecc…

In realtà il modello di Città metropolitana che ha in testa il legislatore è un modello “super leggero”. Il carattere “dopolavoristico” dell’impegno degli amministratori metropolitani imposto dalla legge (amministratori comunali già impegnati nei loro comuni che si occupano di governare la CM a titolo gratuito …) presuppone un ente che assume decisioni politiche (non vincolanti ma con valenza d’indirizzo) attraverso la trattativa (serale) tra sindaci, ma non gestisce gli interventi.

Chi conosce l’attuale ente provincia di Milano sa bene quale impegno richieda agli amministratori una seria gestione. La gestione politica delle funzioni provinciali trasferite alla CM sarà quindi o delegata ad altri enti o affidata ai dirigenti provinciali divenuti metropolitani.

Statuto, Piano strategico del territorio metropolitano e pianificazione Per verificare in concreto il modello istituzionale che lo Statuto dovrà conformare sarebbe utile affrontare subito il tema del Piano strategico del territorio metropolitano, il primo atto politicamente significativo della nuova istituzione, previsto dalla legge. L’articolo 9 del DDL 1542 dice che “… il piano strategico del territorio metropolitano … costituisce atto di indirizzo per l’ente e per l’esercizio delle funzioni dei comuni … anche rispetto all’esercizio di funzioni delegate o assegnate dalle regioni”.

La legge afferma dunque due principi. Primo. I comuni devono adeguare piani e bilanci agli indirizzi del Piano strategico metropolitano. Tutto sta a vedere cosa si intende per indirizzo, se abbia una valenza sovraordinata e se vi sia l’obbligo da parte dei comuni di conformare i propri atti agli obbiettivi del Piano metropolitano. Secondo. La Regione può delegare o assegnare sue funzioni alla CM. Vuol dire che il Sindaco di Milano deve aprire un confronto con la regione Lombardia per inserire nello Statuto alcune funzioni di rilievo metropolitano che la provincia non ha o ha solo in parte, come l’edilizia residenziale pubblica e sociale, la grande distribuzione, i parchi, ecc… .

Dunque le elaborazioni dello Statuto e del primo Piano strategico dovrebbero svilupparsi contemporaneamente per definire da una parte gli obiettivi della CM e dall’altra i poteri e gli strumenti necessari per raggiungerli. Diversamente lo Statuto si ridurrà a un atto formale per il trasferimento delle competenze della dismessa provincia, il Piano strategico si aggiungerà agli infiniti piani formulati nei decenni scorsi dai “tavoli interistituzionali” e rimasti inattuati e la CM sarebbe la gattopardesca rinominazione della vecchia istituzione provinciale, resa politicamente ancor più debole dall’essere ente di secondo livello.

Il Piano strategico pone obbiettivi generali non solo di governo del territorio. Tuttavia gli obbiettivi di assetto territoriale – policentrismo, rapporto tra assetto insediativo e trasporti, contenimento del consumo di suolo, riqualificazione delle periferie metropolitane, rapporto tra urbanizzato e territori agricoli periurbani, ecc. – costituiscono la struttura portante e concreta del Piano strategico.

Il Piano strategico deve dunque avere un solido riferimento alla pianificazione territoriale. Il vigente Piano territoriale provinciale (PTCP) non è adeguato sopratutto perché sono inconsistenti le relazioni con il PGT di Milano. Per impostare la discussione sul Piano strategico sarebbe quindi utile comporre il quadro della pianificazione territoriale e urbanistica in atto che, bene o male, esprime le decisioni e gli obbiettivi maturati negli anni dagli enti locali. Si tratta di assemblare gli elementi di valenza sovra comunale dei 134 PGT dei comuni della CM, compresa Milano, del PTC provinciale e dei PTC dei parchi, di sottoporli ad analisi critica, di individuare le priorità strategiche e trarre da quest’operazione valutazioni sui poteri, gli strumenti e i mezzi necessari alla CM per attuare gli obbiettivi del Piano strategico.

Ugo Targetti

(1) La discussione in Senato sul DDL 1542 “Svuota province”, sulla riforma del Titolo V, sul programma del nuovo Governo, potrebbero essere l’occasione per attribuire alle CM vere (Roma capitale, Milano, Napoli e forse Torino) poteri e condizioni particolari di finanza locale liberando le risorse dei comuni metropolitani, che giacciono in Banca d’Italia, congelate dal patto di stabilità.



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