5 marzo 2014

libri – IL FUOCO DI JEANNE


MARTA MORAZZONI

IL FUOCO DI JEANNE

Guanda, 2014,

pp186, euro 15

Lunedì 10 marzo, ore 18,15, il libro verrà presentato a Palazzo Sormani, sala del Grechetto, via F. Sforza 7, con Luigi Brioschi, Danela Pizzagalli, Marilena Poletti Pasero, a cura di Unione Lettori Italiani Milano

Quando Vittorio Sereni,negli anni Sessanta ricevette dallo scrittore varesino Guido Morselli il manoscritto del romanzo Roma senza papa, (mai pubblicato in vita) cercò di definirlo per capire in quale collana editoriale avrebbe potuto collocarlo: Narrative non fiction, diremmo oggi. Ecco, prima di entrare nel libro di Marta Morazzoni, è utile capire, di che si tratta al di là della copertina ingannevole, saggio storico, testo scolastico, biografia? Il fuoco di Jeanne è solo in parte un ritratto di Giovanna d’Arco, è soprattutto un viaggio nei luoghi che la videro protagonista, la Loira, terra di campi e acqua.

Dal momento che l’autrice (esordio in Longanesi nel 1986, La ragazza col turbante; premio Campiello 1997, Il caso Courrier) ha sempre amato le storie, ed è anche una grande viaggiatrice, è proprio dalla dimensione del viaggio che prende le mosse, senza mai nascondere se stessa al lettore, in una sorta di giallo investigativo popolato dai personaggi di un autentico mistero della storia del XV secolo. Il piano sequenza di Marta trascorre su di loro prima di farli agire: l’eroina Giovanna d’Arco, il re Carlo VII di Valois, la suocera Jolanda d’Aragona, il vescovo Pierre Cauchon. Tutti sanno che, se dovesse cadere il baluardo d’Orléans, la Francia intera rischierebbe di diventare feudo inglese.

E per l’appunto da Orléans parte il viaggio di Marta, nella memoria le immagini del celeberrimo film di Dryer (1928), dove Giovanna d’Arco, ha i tratti di una mistica ispirata da voce divina. E quando subisce il taglio dei capelli, il martirio dell’eretica sul rogo, nelle sequenze in bianco e nero, è retoricamente drammatico. Nulla a che vedere con la sobrietà di una autrice che ci ha abituati a una scrittura di rigore nitido.

L’itinerario ripercorre ogni tappa di un cammino trionfale della guerriera, della pulzella Jeanne, i suoi passaggi a Reims, Saint Denis, Bourges, Compiègne, Rouen, il Castello di Bouvreuil, dove fu imprigionata, e la meta finale tragica, Saint Ouen, ammesso che fosse il corpo vero di Jeanne a finire lì, al cimitero, tra le fiamme.

Sono “gli anfratti in ombra” a incuriosire l’autrice, per mettere in scacco la storia, pur non essendo una ‘storica’ o anzi, forse proprio per questo. Come lettrice dotata di sensibilità speciale, libera da pregiudizi è in grado di ‘romanzare’ le vicende, tra realtà e immaginazione. La ‘sua’ eroina, monellesca nelle azioni, sorretta da una energia sconosciuta, dorme nei boschi, veste le sue forme androgine di abiti maschili. Nel primo colloquio nel Castello di Chinon, quando si presenta al cospetto del re, un Carlo VII senza mordente, dall’espressione perennemente disgustata e diffidente, Jeanne non ha nulla dell’invasata e neppure della contadina in abiti umili: è elegante, emana magnetismo. In fondo la sua storia mostra una curiosa coincidenza con la vicenda del Cristo, da permettere all’autrice la licenza di una “elaborazione fantasiosa”.

Se poi viaggiare è anche piacere e vacanza, ecco che Marta Morazzoni non dimentica gli aspetti legati al gusto della buona tavola francese, l’arte della conversazione: curiosità di sapore autobiografico, che ci permettono di conoscerla meglio, come in un suggestivo colloquio diretto con il lettore (“Pensate davvero che Jeanne d’Arc sia una contadina, ignara della guerra e delle armi, in grado di condurre con la sola forza della fede l’esercito del re alla vittoria, mentre il re rimane rintanato nel suo castello sulla Vienne …?)

Con la complicità di un ottimo Calvados, certo è che Jeanne, strega o santa, da subito poco amata dalla nostra scrittrice (“Ma cos’hai da spartire con Jeanne d’Arc?” le chiede un’amica, “Niente”), resta per tutti un autentico enigma (morì sul rogo nel 1431 o nel suo letto nel 1450?).

Il segreto di questo libro consiste forse nel fatto che Marta non abbia ‘sposato’ in toto il suo personaggio, ma sappia raccontare con abile curiosità uno dei nodi cruciali della estenuante guerra dei cent’anni tra Francia e Inghilterra.

Valentina Fortichiari

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



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