5 febbraio 2014

libri – ANDARE A PIEDI FILOSOFIA DEL CAMMINARE


FRÉDÉRIC GROS

ANDARE A PIEDI

Filosofia del camminare

Garzanti, 2013

pag. 227, euro 14,90

 

libri05FBIl camminare come autentico esercizio spirituale, come gesto di libertà sospensiva della mente capace di innescare riflessioni e pensieri nuovi. È questo l’interessante tema del libro di Frédéric Gros che alla sua uscita in Francia è diventato subito un sorprendente bestseller quasi che si trattasse di un concetto rivoluzionario. E forse, a dispetto della reputata dimensione filosofica della scuola greca dei Peripateci in qualche modo potremmo dire che lo è. Perché l’autore, docente di filosofia all’Università di Parigi XII e all’Istituto di Studi Politci di Parigi, studioso ed esperto dell’opera di Michel Foucault, contraddicendo la velocizzazione del mondo contemporaneo e i valori convulsi della società occidentale, promuove l’elogio della lentezza.

Camminare, dunque, l’azione più semplice, più naturale del mondo come mangiare, respirare, eppure capace di aprire la porta a un’infinità di stimoli per il corpo e per la mente.

Gros, filosofo e naturalmente convinto camminatore, con un linguaggio originale, chiaro e allo stesso tempo appassionato, descrive le virtù dell’andare a piedi e per farlo arricchisce le proprie considerazioni personali ripercorrendo le esperienze dei tanti, celebri filosofi, poeti e letterati che nel corso della storia hanno fatto del camminare un’occasione di meditazione, il perfezionamento dei propri pensieri.

Ciascuno con un proprio intento: dalle meditazioni filosofiche di Rousseau e di Kant, alla visionarietà febbrile di Rimbaud, dalle passeggiate stupefatte di Proust al vagabondare malinconico di Nerval, dalla mistica del marciare come strumento di ribellione non violenta di Gandhi, al camminare di Henry David Thoreau come disobbedienza civile, esperienza di verità e resistenza. Gros, insomma, in modo dotto, eppure mai noioso, spiega quanti molteplici significati ed effetti possa implicare questo semplice gesto.

“Camminare” – scrive l’autore – “non è uno sport. Lo sport è una faccenda di tecniche e di regole, di risultati e di competizione che richiede un lungo apprendistato”, “mettere un piede davanti all’altro è un gioco da bambini … occorrono due gambe, il resto è inutile”. Ma camminare, sottolinea Gros, offre l’opportunità di accedere a un livello esperienziale diverso, dove nella ripetizione, nell’apparente monotonia, nell’assuefazione del corpo alla coordinazione del movimento e del respiro, si arriva a “liberare la testa” e a entrare in comunicazione con se stessi.

Si tratta di mettere un piede davanti a un altro, un passo dopo l’altro, per compiere un percorso durante il quale corpo e anima dialogano armonicamente. Dunque camminare senza necessariamente arrivare a una meta, perché il senso sta tutto nell’andare, la sua bellezza nell’entrare in sintonia con la forza del paesaggio circostante e con se stessi.

Nella visione lucida ed entusiasta di Gros, che si compia in città o in campagna durante un’escursione o in pellegrinaggio, camminare trasforma, affina il sentire, si fa metafora della vita. Un atto zen, si potrebbe dire, in grado di attivare quelle risorse interiori che troppo spesso vanno perse, direbbe Kavafis, “nel troppo commercio con la gente, con troppe parole in un viavai frenetico”.

Daniela Muti

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali



Sullo stesso tema


16 maggio 2023

DAL GIARDINO ALL’INFERNO

Oreste Pivetta



19 marzo 2021

L’ULTIMO TRENO

Dario Balotta









21 febbraio 2021

I NON-LUOGHI DEL CORONAVIRUS

Cristina Bellon



11 febbraio 2021

ATTUALITÀ DI UN MODELLO URBANO

Michele Caja


Ultimi commenti