11 settembre 2013

arte


 

CREPAX: VALENTINA E LE ALTRE

In attesa di quello che sarà un autunno caldissimo e molto americano (in tema di mostre), ecco che ancora per una settimana Palazzo Reale renderà omaggio a Guido Crepax, creatore della celebre Valentina e fumettista a tutto tondo. In occasione del decimo anniversario della sua morte, avvenuta il 31 luglio 2003, Milano propone un’antologica che ripercorre non solo la vita della conturbante Valentina, ma l’universo poliedrico di Crepax.

Grazie a bozzetti, schizzi, tavole, maquettes e oggetti appartenuti all’artista, si ripercorrono gli anni della sua vita e della sua carriera, disseminata di personaggi iconici ambientati in un mondo onirico e surreale. Su tutti spicca Valentina, fotografa con il fisico da modella, caschetto nero, personaggio ispirato all’attrice del cinema muto Louise Brooks, creata nel 1965 e musa e alter ego di Crepax.

Dieci sale dell’Appartamento di Riserva per esplorare il mondo di Valentina ma non solo. Ci sono anche Anita, Bianca, Francesca, Neutron il supereroe… 97 tavole originali e trenta tra sagome a grandezza naturale, scenografie, teatrini, filmati ed installazioni sono state realizzate per l’occasione ed esposte insieme a pezzi contemporanei di design che riprendono e acclamano il mondo crepaxiano.

Dieci le sezioni tematiche che fanno scoprire un Crepax in piena attività e al passo con la sua Milano e pienamente immerso nella sua epoca: si potrà studiare il rapporto tra i suoi disegni, la moda e il design; i grandi classici dei romanzi illustrati a fumetti ; la sua passione per il cinema e il teatro; le citazioni prese dal mondo dell’arte; l’amore per la fotografia e anche la musica, “silenziosa” colonna sonora per i suoi fumetti, ma non solo.

In attesa di un autunno molto movimentato, ultima settimana per godere, gratuitamente, di una mostra che racconta un mondo onirico e senza tempo, ambientato in una Milano che quasi non c’è più.

Guido Crepax: ritratto di un artista Palazzo Reale fino al 15 settembre 2013, Ingresso gratuito, Orari: lunedì dalle 14.30 alle 19.30; martedì, mercoledì e venerdì dalle 9.30 alle 19.30; giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30.

 

 

IL SIGNORE DEL GIALLO A PALAZZO REALE

E Palazzo Reale si tinse di giallo. No, non per una stramba scelta di chissà quale architetto creativo, ma perché a Milano è arrivato niente meno che il maestro del giallo Alfred Hitchcock. La mostra, aperta da poco, presenta al pubblico una serie di testimonianze sulla vita e soprattutto sul lavoro del grande regista inglese.

Settanta fotografie e contenuti speciali provenienti dagli archivi della Universal Picture raccontano la figura di Alfred Hitchcock attraverso i suoi principali capolavori firmati dalla major americana: ‘Alfred Hitchcock nei film della Universal Pictures’, è il titolo della rassegna, in programma fino a settembre, che mette in mostra scene dei backstage dei principali film di Hitchcock, rivelando particolari curiosi sulla realizzazione delle scene più celebri, sull’impiego dei primi effetti speciali, sugli attori e sulla vita privata del grande regista.

La Universal Pictures dal 1940 al 1976 ha prodotto i capolavori del grande regista, e le immagini in mostra danno suggestioni di quell’epoca d’oro ormai passata, ricordando sia l’uomo che l’artista. Suggestioni thriller accompagnano il visitatore nelle sale: complice anche la colonna sonora che mixa i temi musicali più famosi dei film di Hitchcock, e che tanto hanno giocato nel creare quel clima di suspense e angoscia che regnava nei suoi film. Dai violini stridenti di Psyco, ai gabbiani de Gli Uccelli.

Ma al centro c’è sempre lui, figura e regista ingombrante, sempre accanto ai suoi attori per suggerire e dare indicazioni. Eccolo accanto alla bellissima Grace Kelly e a Janet Leigh, oppure con Kim Novak e Paul Newman, o più semplicemente accanto alla fondamentale moglie e compagna Alma Reville.

Una interessante parentesi è dedicata anche ai cammei di Hitchcock, in cui il regista si fa attore che appare per fugaci momenti, attesi e osannati dal pubblico.

Oltre alla mostra, i fan del regista potranno gustare i suoi capolavori grazie a una rassegna dei suoi film cult proposta dalla Fondazione Cineteca Italiana allo Spazio Oberdan fino al 17 luglio: in cartellone non soltanto otto capolavori di Hitchcock in lingua originale con sottotitoli in italiano (La donna che visse due volte, Nodo alla gola, Notorius – L’amante perduta, Psyco, Sabotaggio, L’ombra del dubbio, Gli uccelli, La finestra sul cortile), ma anche il recentissimo Hitchcock interpretato da Anthony Hopkins, e che verrà proiettato sempre in lingua originale.

“C’è qualcosa di più importante della logica: è l’immaginazione”, disse una volta il regista, scomparso nel 1980. Questo è sicuramente un consiglio da tener presente anche oggi visitando la mostra, attendendosi quasi che un pericolo mortale sbuchi dalle sale immacolate di Palazzo Reale.

Alfred Hitchcock nei film della Universal Pictures Palazzo Reale, fino al 22 settembre 2013 Orari lunedì 14.30 – 19.30 martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30 giovedì e sabato 9.30 – 22.30 Ingresso Intero € 8,00 Ridotto € 6,50

 

 

I SETTE SAVI DI MELOTTI

Dopo quasi cinquanta anni di assenza tornano a far bella mostra di sé i Sette Savi dello scultore Fausto Melotti. Le sculture, restaurate con il contributo di SEA- Aeroporti di Milano, attenderanno da qui al 10 novembre i viaggiatori e i frequentatori dell’aeroporto di Malpensa presso la Porta di Milano, tra l’ingresso del Terminal principale e la stazione ferroviaria che conduce in città. La Porta, progettata dagli architetti Pierluigi Nicolin, Sonia Calzoni (che hanno curato l’allestimento della mostra), Giuseppe Marinoni e Giuliana De Gregorio, con i suoi effetti d’atmosfera, esalta e valorizza i giganti di pietra di Viggiù scolpiti da Melotti con un forte richiamo alla metafisica dechirichiani.

I Sette Savi hanno una lunga e travagliata storia alle spalle. L’opera fu concepita infatti come un insieme di 12 gessi per la sala disegnata dagli architetti B.B.P.R. (Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers) e intitolata “Coerenza dell’uomo” della VI Triennale di Milano. Di queste sculture ne sopravvissero intatte solo sette e questo stesso numero portò Melotti a non volere reintegrare le cinque perdute. L’opera infatti acquisì un nuovo senso, facendo riferimento alla magia del ‘sette’ che da sempre compare nella storia dell’uomo con significati filosofici e religiosi: nel Buddismo è il numero della completezza, nel Cristianesimo sette sono i sacramenti e i doni dello Spirito Santo, nella religione islamica il sette identifica gli attributi fondamentali di Allah. Questo numero ha non solo nella religione, ma anche nella cultura – astronomica, storica, mitologica – un forte significato simbolico. Sette sono le arti liberali, le virtù teologali, i peccati capitali, le meraviglie del mondo e i metalli della trasmutazione alchemica.

Dovendone produrre altre versioni, l’autore decise quindi di creare sempre e solo sette elementi. Ogni scultura è simile ma differente dalle altre, creando un ritmo quasi musicale come era tipico della cultura astratta di Melotti. Lo scopo dei Savi sembra quello di far riflettere sulla compostezza e l’aspetto sacrale di coloro che dedicano la loro vita alla conoscenza, con profonda concentrazione e forza di volontà.

Al grande pubblico era però già possibile vedere “altri” Savi di Melotti in un paio di versioni: quella in gesso, esposta al MART di Rovereto, eseguita nel 1960, e quella in marmo di Carrara creata nel 1981 ed esposta nel giardino del PAC di Milano, visibile anche dalla vetrata interna.

Ma questi giganti di pietra, dove erano finiti per quasi cinquanta anni? I Sette Savi in questione vennero commissionati dal Comune di Milano allo scultore trentino per adornare, nel 1961, il giardino del Liceo Classico Giosuè Carducci di via Beroldo, e l’opera fu selezionata da una commissione composta dagli architetti Piero Portaluppi, Franco Albini e Renzo Gerla, allora consulenti del Comune. Fu pagata 5.805.000 lire, una cifra considerevole per i tempi anche se, visto il valore odierno, fu anche un lungimirante investimento economico.

Nel 1964, due statue vennero danneggiate dagli studenti; e da allora, l’opera giaceva in un deposito del Liceo, in attesa del suo recupero, dimenticata e acciaccata. Dopo un restauro costato 18.000 euro ecco che ora i Savi accoglieranno viaggiatori e passeggeri in transito per Milano, presentandosi come un interessante biglietto da visite della città in vista dell’Expo 2015.

 

MILANO ARCHEOLOGICA 2015

In vista dell’Expo 2015 tante sono le attività culturali in programma. Oltre all’ideazione di nuovi progetti, Milano si prenderà (finalmente) cura anche del patrimonio già esistente, restaurando e valorizzando alcuni siti importantissimi per la storia della città e quindi significativi anche a livello turistico. È da poco stata presentata infatti la prima tappa del programma “Milano Archeologia per Expo 2015”, un percorso che restituirà alla città una fetta importante del suo patrimonio storico, quello riguardante l’età romana e imperiale.

Nonostante gli evidenti sviluppi urbanistici e architettonici, Milano conserva ancora tracce importanti di un passato glorioso che va dal I sec. a.c. all’età tardoantica, in cui la città divenne centro e poi una delle capitali più siginificative dell’Impero romano. Resti di questo passato si possono vedere ancora oggi al Museo Archeologico di corso Magenta, con i resti delle mura di Massimiano e la torre di avvistamento, così come, inglobata nel campanile di San Maurizio al Monastero Maggiore sopravvive l’antica torre del circo romano.

Lì accanto invece sono conservati, in via Brisa, a cielo aperto, i resti del monumentale palazzo imperiale, in cui Costantino e Licinio nel 313 emanarono il famoso Editto di tolleranza. I resti più emozionanti forse però si trovano sotto piazza Duomo, con il battistero di San. Giovanni e l’antica basilica di Santa Tecla. Solo per citare le testimonianze più note.

Il progetto “Milano Archeologia” si propone quindi di favorire la conoscenza e la conservazione delle realtà archeologiche presenti nel centro storico di Milano mediante azioni di manutenzione, promozione e comunicazione attraverso un sistema di reti di conoscenze e diffusione delle informazioni.

Un progetto voluto e sostenuto dall’Arcidiocesi, dalla Regione Lombardia, dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici e dal Comune di Milano. Insieme collaboreranno le parrocchie di San Eustorgio, San Simpliciano, San Lorenzo Maggiore e San Nazaro in Brolo, interessate poiché depositarie di importanti resti paleocristiani sui loro “territori”. Infatti verranno restaurate e riqualificate le aree delle sepolture e dei manufatti paleocristiani della necropoli di Sant’Eustorgio; verranno valorizzati i resti di età romana imperiale presso San Nazaro, così come l’area del Foro romano in piazza s. Sepolcro e nei sotterranei della Biblioteca Ambrosiana, per concludere con la torre romana e la torre del circo in via Luini.

A partire dalla celebrazione dei 1700 anni dell’Editto di Costantino e in vista dell’Expo, questo progetto non solo punta a riqualificare e promuovere resti, aree e monumenti, ma anche a elaborare una metodologia che potrò essere replicata per altre realtà non solo milanesi ma anche lombarde.

 

 

LA BIENNALE ENCICLOPEDICA DI GIONI

Il 1 giugno ha aperto la 55º Esposizione internazionale d’arte di Venezia, firmata dal più giovane curatore nella storia della Biennale, Massimiliano Gioni, già direttore artistico della Fondazione Trussardi e direttore associato del New Musem di  New York. Il titolo dell’evento è imponente: “Il Palazzo Enciclopedico“, ripresa dichiarata del progetto pensato dall’artista-architetto italoamericano Marino Auriti, che nel 1955 aveva depositato il brevetto per realizzare un edificio di 136 piani destinato a contenere ‘tutto il sapere dell’umanità, collezionando le più grandi scoperte del genere umano, dalla ruota al satellite”.

Un’impresa chiaramente impossibile, rimasta utopica, ma che ha dato spunto a Gioni per creare una Biennale che si preannuncia essere ricca di sorprese e meraviglie. Concentrare in un luogo solo tutto il sapere (artistico) del panorama contemporaneo, con i grandi di ieri e di oggi: una sfida per Gioni, accettata però dai 150 artisti provenienti da 38 Paesi diversi.

Sviluppata come sempre tra il Padiglione Centrale, i Giardini e l’Arsenale, la Biennale è concepita come un museo contemporaneo, e, spiega Gioni “l’esposizione sviluppa un’indagine sui modi in cui le immagini sono utilizzate per organizzare la conoscenza e per dare forma alla nostra esperienza del mondo”. Insomma quel sogno che da sempre rincorre l’uomo di poter arrivare al sapere sommo e totale, viene abbozzato da Gioni nella sua Biennale, chiamando gli artisti a contribuire con un pezzetto di arte, a questa utopia.

Un percorso e un allestimento che si preannunciano in stile Wunderkammer, le celebri camere delle meraviglie in voga tra 1500 e 1600, destinato a suscitare stupore e sorpresa, ma anche a far riflettere sul senso dell’arte oggi, secondo una progressione di forme naturali e artificiali, messe insieme per strabiliare lo spettatore. “Il Palazzo Enciclopedico è una mostra sulle ossessioni e sul potere trasformativo dell’immaginazione e si apre al Padiglione Centrale ai Giardini con una presentazione del Libro Rosso di Carl Gustav Jung” – dice Gioni, riferendosi al manoscritto illustrato al quale lo psicologo lavorò per sedici anni, posto in apertura del Padiglione Centrale.

Un lavoro che stimola la riflessione sulle immagini, soprattutto interiori e sui sogni in chiave psicanalitica, cancellando le distinzioni “tra artisti professionisti e dilettanti, tra outsider e insider” – dice ancora Gioni – “l’esposizione adotta un approccio antropologico allo studio delle immagini, concentrandoci in particolare sulle funzioni dell’immaginazione e sul dominio dell’immaginario”.

La Mostra sarà affiancata da 88 partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e nel centro storico di Venezia, con ben dieci Paesi new entry: Angola, Bahamas, Regno del Bahrain, Costa d’Avorio, Repubblica del Kosovo, Kuwait, Maldive, Paraguay, Tuvalu e Santa Sede. E la partecipazione di quest’ultima è forse la novità più forte, con una mostra allestita nelle Sale d’Armi, fortemente voluta dal cardinal Bagnasco.

E il sempre chiacchieratissimo Padiglione Italia? Quest’anno il compito curatoriale è toccato a Bartolomeo Pietromarchi, che ha deciso di lavorare sugli opposti, con “Vice versa“, titolo scelto riprendendo un concetto teorizzato da Giorgio Agamben nel volume “Categorie italiane. Studi di Poetica” (1996), in cui il filosofo sosteneva che per interpretare la cultura italiana fosse necessario individuare una “serie di concetti polarmente coniugati” capaci di descriverne le caratteristiche di fondo. Binomi quali tragedia/commedia o velocità/leggerezza divengono così originali chiavi di lettura di opere e autori fondanti della nostra storia culturale. Una attitudine al doppio e alla dialettica che è particolarmente cara alle dinamiche dell’arte contemporanea italiana.

Quattordici gli artisti invitati e ospitati in sette stanze: Francesco Arena, Massimo Bartolini Gianfranco Baruchello, Elisabetta Benassi, Flavio Favelli, Luigi Ghirri, Piero Golia, Francesca Grilli, Marcello Maloberti, Fabio Mauri, Giulio Paolini, Marco Tirelli, Luca Vitone, Sislej Xhafa. Gli artisti, in un dialogo di coppia, compongono un viaggio nell’arte italiana di ieri e di oggi, letto però non come una contrapposizione di stili, forme o correnti, ma piuttosto come un atlante del tempo recente che racconta una storia tutta nazionale.

Insieme ai tantissimi eventi collaterali sparsi per la città, non resta che scoprire, vivendola dal vivo, questa promettente, e ricca di citazioni, Biennale. Per scoprire i vincitori, clicca qui.

 

LEONARDO E LE MACCHINE RICOSTRUITE

Come faceva Leonardo Da Vinci a progettare le sue macchine volanti? Potevano davvero volare? Che cos’era il famoso Leone Meccanico? Perché non venne mai portato a termine il colossale monumento equestre di Francesco Sforza? Queste sono solo alcune delle domande che potranno avere risposta grazie all’innovativa – e unica nel suo genere – mostra che si è appena aperta in una location d’eccezione: gli Appartamenti del Re nella Galleria Vittorio Emanuele.

Tutto nasce dall’idea di tre studiosi ed esperti, Mario Taddei, Edoardo Zanon e Massimilano Lisa, che hanno saputo mettere insieme e creare un centro studi e ricerca dedicato a Leonardo, alle sue invenzioni e alla sua attività, con risultati sorprendenti sia sul fronte delle esposizioni, sia su quello della divulgazione.

Leonardo3 (L3) è parte di un progetto più ampio, di un innovativo centro di ricerca la cui missione è quella di studiare, interpretare e rendere fruibili al grande pubblico i beni culturali, impiegando metodologie e tecnologie all’avanguardia. Sia i laboratori di ricerca sia tutte le produzioni L3 (modelli fisici e tridimensionali, libri, supporti multimediali, documentari, mostre e musei) sono dedicati all’opera di Leonardo da Vinci. E i risultati sono stati straordinari: L3 ha realizzato il primo prototipo funzionante al mondo dell’Automobile di Leonardo, hanno ricostruito il Grande Nibbio e la Clavi-Viola, il primo modello fisico della Bombarda Multipla, il primo vero modello del Pipistrello Meccanico, il Leone Meccanico e il Cavaliere Robot, oltre a interpretazioni virtuali e fisiche inedite di innumerevoli altre macchine del genio vinciano.

Non solo macchine però. Fondamentali per la riscoperta e la creazione dei prototipi sono stati i tanti codici leonardeschi, tra cui il famoso Codice Atlantico interamente digitalizzato, così come il Codice del Volo, presentato in Alta Definizione, in cui ogni singolo elemento è interattivo. E queste tecnologie diventeranno, in futuro, sempre più utili per studiare manoscritti antichi e fragilissimi, come i diversi Codici e taccuini, già molto rovinati dall’usura e dal passare dei secoli.

Una mostra che divertirà grandi e bambini, che potranno toccare con mano le macchine e i modellini ricostruiti, testarsi sui touch screen per comporre, sezionare o vedere nel dettaglio, tramite le ricostruzioni 3D, i vari pezzi delle macchine di Leonardo, far suonare la Clavi-Viola e costruire, davvero, un mini ponte autoportante.

Una delle ultime sezioni è poi dedicata ai dipinti di Leonardo, su tutti la famosa Ultima Cena. Una ricostruzione digitale e una prospettica permettono di ricostruirne strutture e ambienti, di capirne perché Leonardo “sbagliò” di proposito la prospettiva e di approfondire alcuni dettagli. I modelli sono stati costruiti rispettando rigidamente il progetto originale di Leonardo contenuto nei manoscritti composti da migliaia di pagine, appunti e disegni. Il visitatore avrà anche la possibilità di leggere i testi di Leonardo “invertendo” la sua tipica modalità di scrittura inversa (da destra a sinistra).

L3 si è già fatto conoscere nel mondo, le mostre sono state visitate da centinaia di migliaia di persone in città e Paesi come Torino, Livorno, Vigevano, Tokyo, Chicago, New York, Philadelphia, Qatar, Arabia Saudita e Brasile. Occasione imperdibile.

Leonardo3 – Il Mondo di Leonardo -piazza della Scala, ingresso Galleria Vittorio Emanuele II, fino al 14 febbraio 2014, orari: tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 23:00, biglietti: € 12 intero, € 11 studenti e riduzioni, € 10 gruppi, € 9 bambini e ragazzi, € 6 gruppi scolastici.

 

questa rubrica è a cura di Virginia Colombo

rubriche@arcipelagomilano.org



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