13 febbraio 2013
UGO AMALDI
SEMPRE PIÙ VELOCI
Zanichelli Editore spa, Bologna, 2012
pp. 269, euro 10,50
Qualcosa di misterioso e di grandioso si nasconde a Ginevra, non lontano da Milano. La macchina più gigantesca creata dall’umanità è custodita al Cern, il laboratorio internazionale dedicato alla ricerca delle alte energie. Stiamo parlando del Large Hadron Collider, l’anello sotterraneo, che ha visto per la prima volta il bosone di Higgs, o la “particella di Dio”, appellativo shock diffusosi tra la gente.
Una grande storia raccontata da Ugo Amaldi, già professore di fisica medica all’università di Milano, che al Cern di Ginevra ha diretto esperimenti internazionali con gli acceleratori di particelle. Il grande sviluppo di questi strumenti ha avuto inizio circa ottanta anni fa: dapprima le particelle accelerate erano indirizzate contro un bersaglio, successivamente contro nuclei atomici, con la differenza, in questo ultimo caso, che l’energia liberata dalla collisione crea anche particelle che non si trovano nella materia di cui è fatto il nostro mondo. La loro è una vita breve, anche meno di un milionesimo di secondo dopo l’urto, e poi decadono, magari trasformandosi nelle usuali particelle stabili che ben conosciamo.
L’attenzione dell’autore è rivolta ad affrontare l’arcano più grande che inquieta anche noi: che cosa è successo nei primi 380 mila anni di vita del cosmo? In quel tempo così breve – rispetto all’età dell’universo di 13,67 miliardi di anni – ma così importante, la zuppa primordiale di particelle, a causa della elevata temperatura, era opaca e assorbiva tutti i fotoni. Proprio i “fotoni viaggiatori” sono invece i messaggeri che ci hanno raccontato tutto quello che sapevano, dai 380 mila anni in poi, dopo essere riusciti a sfuggire da quel minestrone. L’unica strada possibile, per comprendere cosa è avvenuto prima, è stata costruire modelli capaci di far scontrare granuli di materia dopo averli portati a velocità prossime a quelle della luce.
Gli acceleratori sono dei microscopi subatomici che ci permettono di capire l’infinitamente piccolo, sono fabbriche di nuove particelle, sono macchine del tempo che ci permettono di avvicinarci al momento in cui tutto ebbe inizio, ma sono anche preziosi strumenti della medicina. Le loro applicazioni pratiche vanno al di là delle intenzioni di chi li ha costruiti e nel lungo termine hanno portato i benefici della fisica a tutti i cittadini, un po’ come fu per la scoperta dei raggi X.
Ugo Amaldi da più di vent’anni lavora alle applicazioni degli acceleratori per la cura dei tumori come presidente della fondazione TERA, che promuove la ricerca sull’adroterapia, cioè una forma di radioterapia che, invece di usare i fotoni dei raggi X, impiega fasci di particelle fatte di quark. Grazie al duplice impiego degli acceleratori, i malati di cancro hanno a disposizione questa nuova tecnica. A Pavia, è attivo il CNAO, il secondo centro al mondo per la terapia oncologica con ioni carbonio.
“Physics is beautiful and useful”, così afferma il nostro autore, che ci trascina sino all’ultima pagina, rendendo giustizia non solo alle “macchine della creazione” ma anche agli artefici che, con inventiva e perseveranza, le hanno costruite e ci hanno lavorato. (Cristina Bellon)
questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero