13 giugno 2012

libri – CREDERE E CONOSCERE


 

CREDERE E CONOSCERE

di Carlo Maria Martini e Ignazio Marino

Giulio Einaudi Editore, Torino, 2012

pp. 84, euro 10,00

 

Siamo convinti che la scienza e la medicina conoscano sempre una risposta a ogni quesito e dispongano di un rimedio per ogni necessità. Il progresso è importante per migliorare la qualità della vita, ma non può rappresentare la risposta a ogni quesito. C’è un ponte che possiamo costruire tra Chiesa e Scienza sul quale camminare per un dialogo onesto, rispettoso dei valori dell’uomo e aperto ai cambiamenti del tempo in cui viviamo.

Il cardinale Martini si forza di trovare dei punti di contatto: non si tratta di accettare passivamente il “neopositivismo”, ma di fare uno sforzo per coordinare in maniera intelligente la conoscenza che abbiamo a disposizione. La storia ci ha insegnato come la chiusura aprioristica della Chiesa, di fronte agli inevitabili cambiamenti legati al progresso scientifico, non sia mai stata di grande utilità. “Galileo Galilei docet“, così dice Martini.

Lo scienziato senatore Ignazio Marino affronta i temi della vita, della morte e del sesso con una particolare sensibilità che, contrariamente ai pregiudizi, lo distinguono dal cosiddetto “scientismo” di chi fa della scienza il suo dio. Il senatore dichiara: “La scienza non va messa in contrapposizione all’etica ma va piuttosto ammesso che entrambe possono influenzarsi a vicenda. E nemmeno la fede va contrapposta alla scienza”.

Sul tema della vita, Martini ci invita a tenere sotto controllo il potere, sempre crescente, che l’uomo ha acquisito nel decidere della nascita, della non-nascita e del tipo di vita da dare ai propri discendenti. Pietro nella prima lettera scriveva: “Pascerete il gregge di Dio che vi è stato affidato… non per vergognoso interesse, ma con animo generoso; non come padroni delle persone a voi affidate ma facendovi modelli del gregge” (1Pt 5,2-3).

Il cardinale è pronto ad ammettere che in alcuni casi le abitudini contratte, l’inconscio e un’inclinazione naturale possano spingere a scegliere un partner dello stesso sesso. “Tale comportamento non può venire perciò demonizzato né ostracizzato”. Pertanto si può accettare il valore di un’amicizia duratura e fedele, escludendo la donazione sessuale, per diventare un’unione di menti e di cuori. Ognuno di noi dovrebbe convincersi, fin dalla prima età, che è gioioso e non opprimente dominare se stessi, così come succede ai sacerdoti che fanno voto di castità. L’innamoramento di Dio supera tutte le condizioni ordinarie di un amore umano.

Marino crede che l’amore sia una forza grande, invincibile, un sentimento che aiuta a realizzare il progetto più ambizioso anche in campo scientifico. Ma esiste anche il dolore, quello insopportabile legato alle fasi terminali di una malattia. A un medico, per iniettare nella vena di un malato una sostanza letale, non basta la compassione, “serve la fredda determinazione di compiere un atto che intenzionalmente e immediatamente causa la morte”, conclude il senatore. E questo non si chiama omicidio?

Ciò che colpisce è l’eccentricità dei due intellettuali che discutono sui nodi etici sempre più controversi. Entrambi hanno fiducia nel futuro. L’unica vera differenza è tra l’impazienza di Marino e la calma del Cardinale che sorride dolcemente. (Cristina Bellon)

 

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 



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