15 febbraio 2012

libri – LA CUCINA AI TEMPI DI GUERRA


LA CUCINA DEL TEMPO DI GUERRA

Lunella de Seta

A.ValIardi, pagg. 368, euro 12,50

 

Da qualche tempo ormai furoreggiano libri e trasmissioni TV di e sulla cucina, gli chefs, come primedonne, si fanno battaglia a colpi di stelle e di share, mentre l’editoria gongola nello sfruttare un filone considerato da sempre minore. Intanto nel cuore di grandi capitali come Parigi e New York insospettabili cittadini coltivano ortaggi sulle proprie terrazze e altri (riporta leMonde n.d.r.) si avventurano addirittura nell’allevamento di pulcini per “avere sempre a portata di mano uova fresche”. Una moda, una bizzarria metropolitana che lascia il tempo che trova?

Certo è che a latere di questo bulimico, quanto inedito interesse per i buoni sapori dell’orto e della campagna, e per ricette più o meno casalinghe, è da segnalare, in contemporanea, la fortuna di libri di cucina che guidano alla sobrietà e al risparmio. È ovviamente la crisi economica internazionale che li ha risvegliati. Se in Grecia, sotto l’incubo default, va a ruba un libro intitolato “Ricette della fame”, 200 pagine di ricette e consigli apparsi sui giornali ateniesi durante l’occupazione nazista (1941-1944) e raccolti in un saggio dalla storica Eleni Nicolaidou, in Italia grande successo ha avuto la ristampa de “La cucina del tempo di guerra”- manuale pratico per le famiglie di Lunella De Seta, pubblicato dall’editore Salani nel 1942 e recentemente rieditato da Vallardi.

Oggi, dopo anni di sprechi e di eccessi, può essere interessante, e perché no, anche educativo, riandare a pagine importanti e difficili della nostra storia, anche passando per il cibo. E considerare quanto sia preziosa, oltre che utile, una guida alla preparazione di cibi saporiti e sani confezionati con ingredienti umili. “Aguzziamo l’ingegno” – scriveva Lunella De Seta –“quanto più sia possibile, per assolvere degnamente i nostri specifici compiti…. in cucina, infatti, dobbiamo destreggiarci ora con accorgimenti particolarissimi, previdenze e prudenze…”.

Recupero, poco, per non dire nessuno, spreco, ricerca di ingredienti poco costosi, magari surrogati di altri più rari ed elevati di prezzo. Qualche esempio? Il super brodo di guerra ovvero brodo vegetale fatto con 2 cucchiai di fagioli, 2 di lenticchie, 2 di fave, 2 di ceci, sedano abbondante e tutti gli ortaggi possibili a trovarsi; le patate in crema rossa senza condimento; i dolcetti di farina di castagne senza zucchero.

La cucina del poco e del senza non trascura però la gioia del palato e neppure quella dell’occhio. “È possibile rialzare il tono d’insieme” – scrive la De Seta alla voce “Apparecchiamo” mediante l’accuratezza estetica, l’eleganza della tavola, la signorilità nel porgere le cose. Distinzione in ogni particolare dell’apparecchiatura, o perlomeno grande proprietà e decoro”. Un mondo d’altri tempi quello che ci viene incontro leggendo il libro, ma non farà male, anzi farà benissimo: al risparmio, alla salute, a un ritrovato equilibrio delle cose. (Daniela Muti)

 

 

questa rubrica è a cura di Marilena Poletti Pasero

rubriche@arcipelagomilano.org

 



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