7 dicembre 2021

UN PROMEMORIA PER MILANO

La città non è solo Meazza


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E’ stata appena archiviata la trionfale elezione del Sindaco Sala con il voto di meno del 30% degli elettori, che la democrazia, nelle recente salsa milanese, si trova già in stallo. Un consistente numero di cittadini, riuniti in due comitati, contesta, con ragionevoli proposte, l’intenzione di demolire lo stadio Meazza, ma il Sindaco si arrocca e dichiara “decido tutto io”. Forse qualcosa non torna nella democrazia milanese e forse anche la legge sull’elezione diretta del Sindaco scricchiola, essendo stata pensata scontando comportamenti istituzionali diversi.

Forse è il caso di stilare un promemoria di tutte le questioni -spesso denunciate su queste pagine, e mi scuso per le ripetizioni- che sono rimaste irrisolte e che, alla lunga, porteranno al declino di Milano e al depotenziamento del suo ruolo di leader in Italia nonché del suo benessere. 

Milano ha un PGT che adotta un sistema di perequazione che consente di estrarre volumetria dalle periferie e trasferirla in centro con lo stesso valore, mentre di regola si consente di utilizzarne solo una parte. Nei piani che conosco questo non avviene, dubito che ci siano altri casi in Italia. Una forte spinta alla speculazione immobiliare.

Con lo stesso PGT si è deciso di non vincolare alcuna area a servizi pubblici, anche questo credo sia un caso unico in Italia.   Per questa ragione la Città della Salute non ha trovato posto in Milano, che in verità ci sarebbe stato, se il Comune avesse messo a disposizione l’area dell’ex-macello, ora offerta all’edificazione privata.

Oggi molti si rendono conto, che con l’attuale trasferimento delle facoltà di medicina e di agraria, sarebbe stato possibile un grande ampliamento del polo sanitario, conservando in sede il Besta e l’Istituto dei Tumori.  Ma questo è solo un esempio tra i tanti.

Il PGT consente un ampliamento dell’indice territoriale fino a 1mq/mq in tutte le aree contigue al trasporto pubblico, ovvero all’80% del territorio urbano: altro invito alla speculazione immobiliare. La conseguenza sarà sempre di più l’abnorme crescita dell’immobiliare e il continuo aumento dei prezzi, associato a una futura carenza dei servizi, che metteranno in difficoltà molte famiglie milanesi. 

Nel campo della mobilità è stato tolto dai piani il secondo passante, che nel 2006 aveva speranze di concorrere a un finanziamento statale.  Intervento fondamentale per rendere urbana tutta la Lombardia consentendo a tutte la linee ferroviarie di distribuire all’interno della città. Nemmeno si è provveduto a progettarlo, in attesa dei finanziamenti. Sempre da allora, non sono più stati realizzati parcheggi d’interscambio ai terminali delle metropolitane; e nelle aree previste sono stati inseriti solo parcheggi a raso, di ridicola capienza.

Analogamente sono mancate le strutture d’interscambio nella Città Metropolitana.

Gran parte dei parcheggi per residenti previsti dal Programma dei Parcheggi è stata revocata, da Moratti e Pisapia: dei 50.000 posti previsti nel programma, ne sono stati realizzati 25.000, prima del 2006, e poi pochissimi. Ora, in perfetta controtendenza, si realizzano piste ciclabili per diminuire la capacità delle strade, mentre ai pendolari che non sono contigui al trasporto pubblico vengono date ben poche scelte per non entrare in città con le auto.

Nel recente Piano della Mobilità è stata inserita la M6, ultima linea necessaria a Milano, tuttavia non si è mai pensato di progettarla, quindi non si potrà mai concorrere ai finanziamenti. Ricordo che i progetti di secondo passante e M6, se fossero stati disponibili, sarebbero stati le opere più qualificate per la realizzazione con i fondi del PNRR.

La Città Metropolitana, parto di una legge sciagurata, vive una vita totalmente avulsa da Milano, essendosi perso anche il confronto dialettico con la Provincia, talvolta conflittuale, ma sempre utile. Non a caso i tassi di crescita si sono invertiti e oggi Milano accresce la sua popolazione più della Città Metropolitana, alterando uno storico equilibrio. Questo espone Milano, oltre allo scoppio della bolla immobiliare, quando crollerà il castello di carta dei debiti contratti per costruire immobili semivuoti, alla fuga delle attività, oltre che dei cittadini meno abbienti, fuori dai confini della città.

Come già è successo in molte grandi città del mondo che hanno dovuto investire enormi somme per consentire l’accesso al capoluogo di attività e persone dislocatesi altrove, si vedano i casi di Parigi e Londra. Entrambe queste città stanno investendo nei più grandi progetti europei in infrastrutture necessarie per riconnettere l’area urbana circostante. Somme che Milano, se avesse attuato i ben più semplici progetti che ha trascurato, non avrebbe mai necessità d’investire.

Il risveglio della partecipazione dei cittadini, che si è verificato per lo stadio Meazza, può far nascere l’attenzione della città anche per questi temi cruciali per futuro di Milano?

Giorgio Goggi

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