13 febbraio 2021
LE PIATTAFORME CIVICHE DI PARTECIPAZIONE
La scarsa utilità di “Milano partecipa” del comune
13 febbraio 2021
La scarsa utilità di “Milano partecipa” del comune
La piattaforma di partecipazione civica ‘Decidim’, promossa dalla Municipalità di Barcellona (https://decidim.org) ed offerta come software libero a municipalità ed organizzazioni civiche è oggi utilizzata da una settantina di enti sparsi per il mondo, fra cui il Comune di Milano, grazie all’apporto della Fondazione RCM (Rete civica Milano).
Infatti la Fondazione RCM, promossa dalla Facoltà di informatica dell’Università di Milano si è fatta carico di rendere operativo un moderno processo partecipativo, grazie all’adattamento di DECIDIM ed il Comune di Milano ha deciso di convergere su tale modello, è nata così la piattaforma “Milano partecipa”, la quale in calce porta chiaramente il logo della piattaforma catalana.
Dal confronto fra la piattaforma della Fondazione RCM (https://www.fondazionercm.it ) e Milano Partecipa (https://partecipazione.comune.milano.it) appare subito evidente come la prima offra un chiaro ed organico sistema di servizi alle organizzazioni che intendano avviare un percorso di dialogo civico, infatti il suo focus dichiarato è la progettazione, implementazione e sperimentazione di sistemi di interazione sociale in rete. La Fondazione RCM pertanto promuove lo sviluppo e l’utilizzo di concetti, metodi e strumenti software di e-participation, cioè capaci di offrire supporto alla condivisione di conoscenza, al dialogo e alla deliberazione.
Tale piattaforma dunque stimola un comportamento proattivo dei soggetti civici e la sua vitalità dipende dall’intensità della domanda sociale alla quale offre supporto nei momenti della conoscenza e nella facilitazione del dialogo.
Tale offerta avviene in un momento delicato per la vita della governance pubblica, caratterizzata dal passaggio da modelli burocratici passivi a modelli proattivi informati a una nuova filosofia di scaling-up dell’operatore pubblico.
Data la completezza e l’organicità dell’offerta ci si poteva aspettare che il Comune di Milano, attraverso la piattaforma “Milano partecipa”, offrisse un’interfaccia politica agli argomenti socio-tecnici della Fondazione Rete Civica Milano, ma il Comune nulla spiega ai cittadini, si limita ad aprire tre colloqui: il primo sulle osservazioni all’impostazione del Piano aria – clima, con stretta osservanza delle regole delle osservazioni di piano, ancora in vigore, ma risalenti all’archeologia dell’urbanistica, il secondo riguarda la “dog free zone”, la terza il “Nuovo regolamento per la partecipazione dei cittadini”. Siamo dunque di fronte ad un caso esemplare di carenza di empatia da parte dell’ente pubblico per eccellenza.
Eppure la questione è rilevante: abitualmente gli strumenti tecnici di partecipazione attiva sono organici a documenti sostanziali sul rinnovo della governance, resa indispensabile proprio dalle caratteristiche dirompenti delle nuove tecnologie e dei nuovi strumenti.
Le piattaforme si inseriscono così in un processo olistico in cui la governance è chiamata ad accelerare la sua natura sistemica: informata dalla scienza, in grado di affrontare le cause profonde dei problemi e tendente a favorire nuovi processi decisionali deliberativi fondati sulla condivisione della sovranità.
Dunque lo shock che generano le nuove tecnologie sulla governance passiva è rilevante, per questo le esperienze più riuscite sono quelle fondate su:
– una governance scientificamente informata, basata sulla consulenza di centri di ricerca indipendenti e fortemente innovativi, secondo le esperienze di Amsterdam, Helsinki, New York, Taiwan, Singapore;
– soluzioni innovative tendenti alla riorganizzazione ecosistemica, che rompano la logica basata sui silos, con separazione fra governance, ed educazione, a favore di un approccio sistemico fondato su collaborazioni interfunzionali;
– supporti altamente strutturati all’organizzazione dei nuovi processi sociali per affrontare le profonde asimmetrie cognitive ed informative che inevitabilmente si manifestano.
In sintesi le piattaforme quali “Milano partecipa” fanno parte di un disegno di rinnovo del contratto intergenerazionale per affrontare cambiamenti dirompenti. Queste, essendosi sviluppate in contesti assai diversi hanno ovviamente natura ed obiettivi diversi.
La piattaforma “Decidim”, cui “Milano partecipa” si ispira, è nata a Barcellona sull’esperienza politica della prima amministrazione Colau, con Francesca Bria Assessora all’innovazione digitale. Francesca Bria è stata brillante coordinatrice del programma europeo D-Cern, sarà poi folgorata da Zingaretti ed approderà alla presidenza del nostrano Fondo per l’innovazione di Cassa Depositi e Prestiti. Siamo quindi nel pieno dell’esperienza di ‘Podemos’, in una situazione (per semplificare) di grillini alla catalana. La postazione ne è espressione: tanta vivacità ‘dal basso’, più difficile vederne un sostanziale contributo alla robustezza di una nuova governance.
Questo spiega la natura dell’utilizzo da parte delle municipalità (o regioni), al di fuori della Catalogna, che ne hanno adottato il software libero: quella di piattaforma di supporto, che affianca la piattaforma istituzionale municipale, dando spazio a istanze creative ‘dal basso’ o ad istanze settoriali (da non confondere con la banalità del nostro ‘tactical urbanism’). Così l’amministrazione di Helsinki la utilizza per il progetto di co-creazione “Helsinki dei sogni”, New York chiede ai giovani e alle organizzazioni sociali come investirebbero 100.000 dollari, i cittadini di Mexico City si esprimono su un futuro assillato dai grattacieli, l’Università di Bordeax riavvia il dialogo con e fra gli studenti, diverse città dialogano con i cittadini sul loro futuro.
Altre piattaforme (New York, Londra, Singapore, Amsterdam, Nuova Zelanda, …) si propongono obiettivi più altamente strutturanti. Fra queste prenderei a guida l’esperienza di Amsterdam (https://amsterdamsmartcity.com) sviluppata dalla municipalità assieme all’Amsterdam Institute for Advanced Metropolitan Solutions, ideato dall’Università di Delft la quale si pone il problema del passaggio da un sistema culturale, amministrativo, produttivo riduzionista pensato nell’epoca dell’illuminismo ad un’idea evoluzionista del mondo, con l’obiettivo di avviare una governance tesa alla riscoperta di come funziona la natura, a quale direzione tende il cambiamento, come riuscire a sopravvivere e ad adattarsi agli eventi dirompenti che stiamo vivendo.
Queste esperienze ci insegnano che l’azione della Rete civica per Milano è meritoria, ma la bussola della municipalità non è un optional.
Giuseppe Longhi
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