19 maggio 2020
I GIOVANI, I VECCHI MARPIONI E IL COVID-19
Pensando al futuro di Milano
Sabato scorso il Pd milanese ha dato vita a un evento online dal titolo Milano Italia -Scriviamo un nuovo futuro. Si è parlato molto di giovani e più volte si è detto che il futuro è nelle loro mani. A patto di lasciargliele libere, aggiungo io. Ma, in sostanza, a loro è stato chiesto cosa volessero, senza riconoscere che, correndo meno pericoli di altri, si sono chiusi in casa. Resposabili.
Meraviglia delle meravigli – sai che novità – hanno detto: attenzione all’ambiente, qualità della vita, meno automobili in città, più verde, più spazio per loro… Insomma un modello di sviluppo urbano ed economico completamente diverso.
Tanto per cominciare, poiché siamo al tempo delle app, ho suggerito ai miei giovani amici, sempre dinamici e volonterosi, di dedicarsi a due app che ancora non esistono ma da inventarsi per poterle scaricare al più presto sui “devices” (non solo i loro): una si chiama AlreadySaid (it. già detto) e l’altra NeverDone (it. Mai fatto).
Queste due app faranno suonare il classico “din” del cellulare ogni volte che qualcuno ripete qualcosa di già detto e l’altra quando qualcuno dice di aver fato qualcosa che non ha mai fatto.
Suggerisco di averle a portata di mano quando si parteciperà agli eventi politici pubblici, quando si potranno rifare, e a quelli online ma di tenere il volume bassissimo per non disturbare i vicini con un continuo scampanellare. Però uno dei giovani ai quali ho chiesto consiglio mi ha detto che ne basterebbe una di app: l’app OldSlyBoots (it. vecchio marpione); magari servirebbe di più di quello che ci fa trovare il parrucchiere più vicino per prenotarlo come da regolamento Covid-19. Non c’è ancora ma arriverà presto. Città Smart!
L’ironia è il rimedio universale contro lo sconforto, poi arriva il sarcasmo, quando non se ne può veramente più.
Veniamo al sodo, siamo seri.
Quello che è successo a Milano è un paradigma mondiale del nostro modello di società suicida, dove il potere si è concentrato in poche mani, avide, che pensano a una sola cosa, far quattrini e senza accorgersi di quel che succederà: i consumatori, che sono i generatori della ricchezza, lentamente strangolati, moriranno e resteranno soli. Che cosa mangeranno i ricchi?
In qualche misura è quel che vedremo a Milano dove a partire dal 18 si è riaperto tutto, negozi, grandi magazzini, botteghe, insomma tutto. Come andrà? Quando si sarà arrivati alla fine della pandemia, penso che i milanesi si saranno dimostrati responsabili e dunque” tutto andrà bene”. Ma dove e quanti saranno i clienti di chi riapre?
Avranno ancora paura di uscire da casa o non avranno soldi da spendere? Se li hanno, li terranno stretti per la temuta ripresa del Covid-19 a settembre o li metteranno sotto il materasso per la paura di un prelievo forzoso come quello del 1992, fatto sui conti correnti da Governo Amato?
La paura dei cittadini non è una novità soprattutto perché sanno che nelle manovre fiscali come quella del 1992, a rimetterci sono i più deboli e sprovveduti, quelli che non hanno evaso il fisco e non hanno nascosto i propri beni. I soliti, tanto per capirci.
Mie fantasie? Non tanto. Qualche sito online ci ha già pensato a dar suggerimenti sul come proteggersi da queste manovre.
Ma restiamo sempre a Milano e al dibattito sul futuro della città, in particolare al documento Milano 2020, l’appello ai cittadini lanciato dal Comune per raccogliere idee che, se si tenesse conto solo di quella data , tanto ne avremmo a lasciar correre. Di là dal problema del distanziamento, con il suo contorno di mancanza ancora oggi di mascherine e di guanti di gomma, non ci restano che le raccomandazioni del primo ministro Conte: ”Mi affido al vostro senso di responsabilità” e al fai da te.
Con una certa cattiveria ho l’impressione che il sottotitolo di queste “appello” potrebbe esser: ”Dite la vostra che io faccio la mia”, ma anche che tutti noi cittadini rispondendo si faccia la figura del grillo parlante o della mosca cocchiera, non avendo i dati necessari per una risposta sensata.
Quanto all’altra scadenza, quella del 2030, non mancano documenti elaborati dal Comune (PGT 2030), da Commissioni comunali e da università. In parte oggi da buttare perché il Covid-19 ha fatto emergere vecchie e recenti magagne, vecchi e recenti malanni: inquinamento/traffico, emarginazione delle periferie…
Per rispondere a un questionario strutturato male, si resta comunque disorientati, disorientamento che di questi tempi ognuno di noi ha, pensando alla vastità e varietà dei problemi.
Guardando al futuro una domanda merita una risposta essenziale, ma credibile: quali interessi s’intende tutelare? Un’altra: quali sono le caratteristiche minime per una Milano vivibile per tutti?
Ma la più intrigante: quando Milano “attrattiva” vorrà smettere di essere l’allevamento in batteria di giovani sottopagati, ignorati dalla meritocrazia, manovalanza intellettuale ai quali si dà un compenso da fame e in cambio solo la “movida”?
Luca Beltrami Gadola
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