8 maggio 2020

RISCHIO IGNOTO: DAI PRINCIPI ALLA POLIZZA

Il Covid-19 ripropone con urgenza la copertura del rischio sulle catastrofi


Francesco Bizzotto dopo un primo articolo in tema di assicurazione rischi catastrofi, torna sul tema insieme a Ferruccio Rito. In futuro anche questi rischi andrebbero coperti. La Francia ci sta già pensando.

bizzotto

Cerchiamo meccanismi di mercato che salvino la libertà, non l’anarchia. Perché “la natura ha i suoi limiti” (Renato Zero). Superiamo il “principio di precauzione” con la Gestione completa del Rischio. L’Assicurazione dirà se il Rischio è misurato e ne sarà garante, responsabile. A quali condizioni? Serve un’iniziativa europea per calibrare le coperture e comprendervi il Rischio ignoto (il Cigno nero). Ma la Francia corre avanti e pasticcia: non lo assicura. Incredibile, nel tempo di Covid-19

Vincere la guerra con il coronavirus non basta. Da subito, riflettiamo su come mettiamo a frutto le Possibilità, su come le processiamo, come rischiamo. Il Rischio è incertezza misurata. Lo intuiamo in relazione; lo definiamo con la Gestione, che deve essere curata e completa: basata sulla Prevenzione, deve giungere al Trasferimento assicurativo del grande Rischio. Diremo perché. Abbiamo troppo trascurato il lato in ombra della nostra Potenza. Così, non è sostenibile. Diamoci regole adeguate. Facciamo un esempio.

Con il Trattato di Maastricht (1993) l’Europa ha recepito il “principio di precauzione” a tutela della salute e dell’ambiente. Afferma che un progetto deve dimostrare di non comportare i gravi rischi che la scienza può far temere. Gli Usa si conformano alla tesi opposta: il progetto ha libero corso se non si dimostra che comporta gravi rischi. La discussione è in un’empasse: si tratta della libertà di iniziativa e insieme di valutarne le conseguenze indesiderate; tenere presente il futuro. Come uscirne?

Un giornalista serio come Angelo Panebianco nell’editoriale del Corriere della sera di qualche tempo fa (22 dicembre 2017) attaccava “la forza delle idee illiberali” dei “nemici della società libera o aperta” (con “sindrome da sottosviluppo”) che propongono “il governo della virtù”. E portava ad esempio proprio il principio di precauzione: “l’arma ideologica escogitata per fermare l’innovazione tecnica”. Non sappiamo se oggi si esprimerebbe ancora così. Tuttavia, comprendiamo i suoi dubbi e cerchiamo un meccanismo di mercato che non chieda sconfessioni e salvi la libertà, senza ridurla ad anarchia. Come fare?

Ci ispiriamo ai principi della Gestione del rischio, cui il mercato assicurativo sempre più si orienta (è quasi d’obbligo con il Cyber risk e le pandemie): agire ex ante; prevenire i danni per valutare i rischi; anticipare gli eventi. Nel mercato anglosassone (Usa in specie) la Gestione dei rischi – al cuore c’è la Prevenzione – è oggetto di ricerca accademica e di pratica della maggior parte delle compagnie di assicurazione. In Europa siamo indietro. Per inciso: si prospettano Danni ambientali e genetici senza rimedio. Cigni neri impensabili. Quanto valgono? Chi li risarcirà? Come uscire dall’empasse?

Già oggi diverse norme a tutela del lavoro (d.lgs. 81/08 – Salute e sicurezza), delle attività (d.lgs. 231/01 – Responsabilità amministrativa) e dell’ambiente (legge 68/15 – Delitto ambientale), obbligano alla Gestione dei rischi. Si tratta di rendere sostanziale il percorso (a volte solo formale) e completare la Gestione. Comprendervi esplicitamente, a partire da realtà particolari (ricerca genetica, 5G, Intelligenza artificiale), anche l’ultimo passaggio: il trasferimento assicurativo del grande rischio. La nostra convinzione: l’Assicuratore è interessato (e necessitato) alla Prevenzione; si attiverà per dare ai Rischi la Giusta Misura; per renderli sostenibili. E ne sarà garante: risarcirà i danni. È l’unico soggetto che può farlo, in rapporto con le pubbliche Istituzioni. Impedirà azzardi.

Recentemente abbiamo proposto che l’assicuratore estenda liberamente la sua offerta ai Rischi Catastrofali, comprendendovi anche l’impensabile (il Cigno nero), cioè il “Rischio ignoto”. Formalmente: vanno compresi in garanzia i danni immateriali anche solo indiretti (il caso Covid-19). La nostra proposta mira a precostituire (con garanzia temporanea pubblica, dello Stato o europea) una dote finanziaria sia per liquidare danni futuri, sia per gli indispensabili piani di Prevenzione e Protezione. L’innovazione non è da poco; va studiata in Europa. La saldatura tra Prevenzione e Assicurazione (lo ribadiamo) è necessaria perché la Statistica (il passato) non basta a rendere misurato, e quindi assicurabile, il Rischio. Non c’è altro modo se non con la Gestione. E va a vantaggio di tutte le parti.

Leggiamo, per inciso, che la Francia è già partita con un piano che dedica ai Rischi Catastrofali l’8% delle riserve assicurative. Ci risulta però che non sia compreso il Rischio ignoto (il Cigno nero). Pare proprio che la fretta abbia prodotto un pasticcio, scelte poco riflessive: l’emergenza latente è quella del Rischio ignoto. Come si fa a non garantirlo?

E perché è utile completare la Gestione del Rischio con una libera Polizza assicurativa? La Polizza è la forma della solidarietà nel tempo della società, delle libertà, delle città; una solidarietà impersonale, scelta e su misura del rischio corso. La “quotazione” (il ”premio” stabilito) è garante della sua misurazione; dice che non è un Pericolo e che è sostenibile, non è un azzardo, un eccesso, un gesto tracotante, folle. Anni fa una compagnia petrolifera aveva in animo di cercare petrolio al Polo Nord; desistette perché non trovò copertura assicurativa. Gli assicuratori si rifiutarono: è un azzardo, dissero. Appunto.

Proponiamo di assumere questo indirizzo: di assicurare (rendere più sicuro) lo sviluppo sostenibile. E assicurarlo bene (compreso il Rischio ignoto). Panebianco è d’accordo?

Ferruccio Rito e Francesco Bizzotto

Ferruccio Rito è broker e consulente assicurativo, titolare della Consultass Srl di Milano
Francesco Bizzotto è consulente e docente del master di Risk management dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria



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