21 aprile 2020
LA CASALINGA DI VOGHERA E GLI STILI DI VITA
Ma anche le opinioni dei milanesi
21 aprile 2020
Ma anche le opinioni dei milanesi
Prima di parlare della casalinga di Voghera e dei suoi stili di vita vorrei raccontare un’altra cosa. La settimana scorsa abbiamo fatto un post per rilanciare l’editoriale sul come si uscirà dalla pandemia che ha investito Milano e la Lombardia in particolare. Ci sono state quasi 5.000 persone che hanno letto l’articolo e, come avviene di solito, i commenti su Facebook sono stati moltissimi e moltissime risposte ai commenti stessi.
Senza assolutamente presumere che tutto questo rappresenti un campione significativo delle opinioni dei milanesi penso sia però sufficiente per suddividere in categorie chi ha risposto.
Molti hanno reagito dicendo: Milano ce la farà, Milano è una grande città, i milanesi sapranno comportarsi all’altezza della loro immagine.
La cosa mi ha molto rallegrato perché per affrontare il futuro che ci aspetta bisogna senz’altro avere un atteggiamento personale positivo: sarà comunque dura e l’inadeguatezza di chi ci amministra rischierà di scoraggiarci. Animo comunque.
C’è chi ha risposto “tutto sarà come prima” e qui le posizioni si spaccano in due. Qualcuno dice “tutto sarà come prima” con tono sconfortato pensando che la nuova realtà sarà la prosecuzione lineare di quella che l’ha preceduta, ritrovandoci, quando capiterà una nuova crisi economica o sanitaria come l’attuale, nello stesso disastro di oggi.
Qualcun altro dà l‘impressione di fare quasi un auspicio: così come stavamo sinora le cose io mi ci trovavo bene, speriamo che continui.
I primi, gli ottimisti, quelli che mi piacciono di più, sapranno affrontare l’inesorabile cambiamento adottando consapevolmente i nuovi stili di vita che saranno certamente la realizzazione parziale della filosofia della “decrescita felice”. A questo proposito, a chi ironicamente sui giornali ha scritto con scherno “sentiremo riparlare dell’utopia della decrescita felice” vorrei dare un consiglio: quando la decrescita felice, ora purtroppo infelice, ci sarà, sarà meglio governarla piuttosto che deriderla.
Vorrei confortare chi teme che tutto sarà come prima: questa è l’unica cosa che non accadrà, realmente, però c’è, come ho detto nel mio editoriale della settimana scorsa, anche un “sarà peggio”, ossia un nuovo ordine mondiale disegnato dal mondo della finanza e degli affari, sordi a qualunque ammonimento e attenti esclusivamente al loro orizzonte che è quello delle semestrali*, indifferenti al pericolo che, se non loro i loro pronipoti, saranno gli ultimi abitanti del pianeta.
Ai continuisti, se mi è permesso, non so cosa consiglierei: forse di nutrire la loro speranza, spes ultima dea, per godersi il tempo che hanno davanti prima di riaprire gli occhi.
Veniamo finalmente alla casalinga di Voghera, l’icona arbasiniana del buon senso.
Tra le espressioni più ricorrenti di questi tempi c’è “dobbiamo cambiare i nostri stili di vita”. L’ultimo a dirlo con forza è stato Landini dalla Gruber. Il cambiamento degli stili di vita è una necessità sulla quale insistono da sempre gli ambientalisti e l’ultima a gridarlo in faccia persino a Trump è stata Greta Tumberg. Ma cosa risponderemo alla casalinga quando le diremo che deve cambiare il suo stile di vita e lei ci dirà “cioè?”. Forse bisognerà spiegarlo non solo alla casalinga di Voghera.
Vorrà dire imboccare la via della parsimonia, parola che in tempi di società dei consumi va controcorrente: pensate quante volte avete sentito l’urlo “sono diminuiti i consumi, l’economia vacilla!”.
Qui potremo aprire un dibattito infinito.
Ma andiamo sul pratico. Diremo alla casalinga di consumare meno carne, di consumare prodotti a chilometro zero, di lasciar perdere tutti gli alimenti che arrivano da lontano, magari in aereo, per nave, di usare meno l’automobile, meno detersivi e così via.
Ma facciamo un caso classico. Appena si parla di consumo di carne, uno degli alimenti con una impronta ecologica più pesante, i produttori italiani ci raccontano che noi pro capite ne consumiamo meno della metà degli USA e ci salveremmo l’anima ma la realtà sta in altri numeri: importiamo 1.500.000 quintali e ne esportiamo 200.000.
Ricordiamo il dramma della tassa sulla plastica e la rivolta degli emiliani leader del packaging?
Se domattina miracolosamente tutti gli italiani riducessero di un terzo il loro consumo di carne, l’intera filiera andrebbe a ramengo e con la perdita di migliaia di posti di lavoro e non solo in Italia ma in Argentina, in tutti i paesi stranieri, soprattutto sottosviluppati che producono mangimi e foraggi.
Quante filiere conosciamo di prodotti che noi compriamo semplicemente allungando una mano a uno scaffale?
Questa è la società dei consumi. Andiamo a spiegarla alla casalinga di Voghera in modo che le tremi la mano che compra? Instillarle l’ansia dell’estinzione della specie umana? Sarebbe inutilmente crudele.
Il problema è che bisognerebbe riorganizzare il mercato mondiale perché sia sostenibile senza creare vittime lungo la filiera produttiva.
Bisognerebbe fare in modo di lasciarla tranquilla perché c’è qualcuno sopra di lei che ci pensa. Ma quanto sopra? Su su nella scala del potere che regola l’economia mondiale, fino agli gnomi di Davos, alla Banca Mondiale che sta ai loro ordini, a Trump, Putin, Xi Jinping, sperando che i loro nipoti, che hanno la vita davanti, diano loro un calcio dove fa più male e quando saranno piegati un due dal dolore ma finalmente inchinati, giusto all’altezza dei ragazzini, stiano a sentire quello che, incazzati, diranno nel loro orecchio. Anche da parte nostra.
Luca Beltrami Gadola
*Relazione Semestrale – Relazione obbligatoriamente redatta dalle società per azioni quotate in Borsa. È’ costituita dai prospetti contabili e da una sezione di commento la sua stesura deve conformarsi ai criteri stabiliti dalla Consob. Il contenuto delle semestrali determina l’andamento delle quotazioni in Borsa.
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