29 novembre 2019

GRATTACIELI A MILANO? SÌ

Ma come sono quelli di oggi?


I grattacieli possono piacere o non piacere ma anche a chi piacciono, come all'autore, non sfugge il fatto che non rispondano alla più generale domanda di servizi e di connessione con il resto della città.

Bizzotto

“Una Metropoli in verticale, integrata e ricca di Servizi. Azzera il traffico locale, piace a giovani e anziani, attrae investitori e costa la metà. Via dalla “solitudine contemporanea” (Giancarlo Consonni). Sono geometra delle Civiche scuole serali di Milano. Non ho pretese e sono grato a Milano. Mi occupo di rischi, dove la misura è tutto, e vedo il rischio, il fascino dei grattacieli. Ho una gran voglia di entrarci e percorrerli in basso e in alto; amo le loro scale, che metterei in bella evidenza perché educano il corpo, il passo, il respiro, la mente.

Vorrei più grattacieli, anche nelle periferie e nel Contado; e che si esplicitasse meglio la città nuova. Deve farsi largo in verticale, azzerando brutture e recuperando spazio e verde, e organizzarsi con hub di trasporti e servizi che capovolgano i flussi: prossimi ai cittadini, vadano da loro, non più il contrario. Come le “Case della Salute” immaginate da Pisapia, dove sei accolto e risolvi l’80% dei problemi, e si riduce al 50% il costo della Sanità. Ne voglio una in ogni grattacielo. Bene le griffe e le suggestioni. Non bastano.

Dunque, grattacieli tra loro in bella concorrenza e ben collegati da ampie piste ciclabili, con un mix di presenze, funzioni e servizi smart per una vita personale autonoma e relazionale. È la domanda sia dei giovani (la “casa taxi” del Censis), sia degli anziani, per abbattere il loro tremendo rischio di “non autosufficienza” (è al 40% a 70anni!). Alla umiliante galera della dipendenza l’anziano arriva così: stress, solitudine, depressione, malattie. Una pesante croce per i figli, con costi enormi, insostenibili, se giochiamo d’attesa. La casa è un tassello decisivo per poter anticipare i problemi, attivare, allungare la vita in salute e darle senso. Così i servizi costano la metà.

Immagino i servizi, pubblici e privati, che si possono avere comodi, sottomano: palestre, lavanderie, ritrovi, ristoranti, piscine, supermercati, “Case della salute”, ospedali, alberghi, centri di assistenza personale. E il Metrò dabbasso, che porta ovunque. Chiedo troppo? Voterei il partito che proponesse ai miei figli questo futuro. Ci investirei. E anche gli Assicuratori, in base a Solvency II, sono interessati a questi “investimenti prospettici”.

Insomma, io vedo una Lombardia di grattacieli, ma non ci siamo. Oso dirlo dopo aver letto l’intervista al Corriere della sera del 16 c.m. di Giancarlo Consonni, 76 anni, umanista, poeta e docente emerito di Urbanistica al Politecnico di Milano. Dopo il progetto “Porta di luce” di CityLife, fa una critica tagliente; parla di “omologazione alle metropoli dominanti dell’Occidente e del Sud-Est asiatico”, di grattacieli funzionali alla “solitudine contemporanea”, che “in realtà sono un mortorio”. E di spazi aperti al pubblico “ambigui e con una sottile militarizzazione” in basso. E in alto? Esprimono “arroganza e indifferenza”. È così.

Eppure, il balzo in avanti di Milano “dice la sua potenza, merita di essere guardato con rispetto. Ma le nuove forme tradiscono la sua storia, fatta di misura e di rapporti umani. D’altra parte l’architettura non mente: il nuovo skyline (…) si distacca dalle periferie e dal sistema metropolitano”. Guardare oltre i bastioni è decisivo per Milano.

Conclude Consonni (e io con lui): “La storia va continuamente reinventata ma tenendo fermi i valori su cui si fonda la vita associata. La trasformazione va governata. Compito dell’amministrazione è dialogare con i privati per dare vita a una città equilibrata e in cui si integrino i ceti sociali”. A Milano giovani e anziani esprimono un’esigenza nuova di casa, ambiente e servizi. Può abbattere di molto tutti i costi. Servono visioni (e mani politiche) coraggiose e aperte, relazionali e poetiche; profetiche e femminili, direi. Si facciano avanti.

Francesco Bizzotto



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


  1. STEFANO COZZAGLIOAvere più grattacieli vuole solo dire aumentare ulteriormente il volume edificato , cedere altre quote di città ad investitori stranieri e mettere in crisi il sistema di interconnessioni che non si riesce a fare evolvere per questioni di costi . Ne vale la pena ?
    4 dicembre 2019 • 09:24Rispondi
  2. Sergio Brenna"“La mania delle grandi altezze rientra nella mania del «Kolossal», così caratteristico negli sviluppi moderni, nella megalomania moderna. Non la grande altezza dobbiamo desiderare, nel caso di costruzioni in aree urbane più care, ma la giusta altezza; e questa va determinata mediante esperienze preventive di non ardua istituzione Solo così si possono evitare quei wastes in planning che ad esempio hanno portato a costruire a New York l'Empire State Building, che misura più di 300 m. in altezza (…) La stessa tendenza presiedette nelle nostre città a molte iniziative edilizie che per essere di mole assai minore non mancano di costituire col loro complesso una massa di cattivi investimenti assai gravosi per l'economia italiana e che, last but not least, hanno recato immenso danno, spesso anzi definitivo ed irrevocabile insulto al volto delle nostre città (...) poggiando su questo caposaldo raggiunto col ragionamento e coi calcoli, noi scorgiamo un nuovissimo panorama davanti agli occhi della mente: vediamo il centro mercantile di Milano dover risorgere con edifici relativamente bassi, e la città futura assomigliarsi in questa porzione centrale molto più alla città del Rinascimento che non a quella dello “stupido secolo XIX” che la guerra ha distrutta. ...le case non hanno ragione d’essere più basse di quanto lo fossero ieri (limite generale a m. 24), ma neppure di salire più in alto. Ogni spostamento verso l’alto del limite d’altezza degli edifici va a vantaggio soltanto del proprietario dell’area che aumenta di prezzo… Né il costruttore né la comunità avranno alcuna parte diretta al beneficio economico prodotto dalla maggiore altezza; la comunità avrà un danno od un beneficio indiretto, a seconda che sia male o che sia bene per la città, vista nel suo complesso, una maggiore concentrazione di popolazione nella zona centrale. ...la tendenza a sopralzare il limite di altezza degli edifici, a stimolare per tal mezzo l’attività edilizia e la valutazione complessiva della città, sarebbe erronea ed anzi assurda.(G. de Finetti, Sulle aree più care case alte o case basse ?, (1945-’46 circa), ora in G. de Finetti, op. cit., 2002, Milano, costruzione di una città, Hoepli, Milano 2002, p. 395.) "Ma che forse non sono esotiche tutte le case altissime, i “grattacieli”, che van sorgendo nella capitale di quel che fu il Ducato di Milano? Vuoi le compagini di piazza San Babila e del piazzale della Repubblica (già piazzale Fiume), vuoi le moli che singole e subitanee sbarrano il cielo a chi esce dalla Porta Venezia o a chi si avvia alla Porta Vittoria, son barbarismi che fanno simile la nostra città a una delle capitali sud-americane." (Giuseppe de Finetti , Almanacco della Famiglia Meneghina, 1950, pp. 105-108)
    4 dicembre 2019 • 15:25Rispondi
  3. walter moniciApprezzo l'umiltà di Bizzotto che si dichiara geometra ma conclude ammettendo che il suo piacere estetico, comprensibile, non si sposa con la realtà di Milano. Il mio parere è che vi siano due possibilità: uno sviluppo per armonia ed uno per contrasto. come la musica romantica verso quella dodecafonica. La milano attuale sta collocando elementi visivi di forte contrasto in un tessuto che era sostanzialmente armonico. i turisti continuano a venire a milano per vedere i palazzi liberty, brera e il quartiere sarpi. Piazza Aulenti è nata perchè vicina a corso Como. Montmartre è fascino puro con le sue case antiche e in germania abbattono i quartieri di vetro e cemento per rifare la città gotica. Noi qui stiamo distruggendo il fascino e lo spirito di Milano. quando tutti lo capiranno sarà troppo tardi.
    4 dicembre 2019 • 18:34Rispondi
    • Maurizio SpadaConcordo pienamente con questi ultimi due commenti, non conoscevo queste considerazioni di De Finetti che collimano con le mie: soprattutto è curioso che già a quei tempi denunciava un globalismo senza qualità. Il titanismo comunque è la cifra del 900 per cui il grattacielo ne è l'emblema, un inutile gesto contro la città.
      6 dicembre 2019 • 15:22
  4. renato garoffoloSiamo stati capaci di distruggere i navigli di Leonardo, sulla Piazza delle tre torri c'è una torre con le stampelle... Girando per Milano in bici si vedono più gru che alberi, le torri che crescono sono manufatti a perdere, più che immobili sono mobili, dureranno 50/60 anni, poi faranno la fine del Morandi. La torre che sta sorgendo in Piazza Carbonari angolo Via Stresa, 86 metri, viene male a pensare all'amministratore del condominio che verrà, quante persone abiteranno all'interno di quel "fallo", e quanti cani abiteranno ? ( cani veri a 4 zampe). Milano avrebbe avuto bisogno di un sindaco invece ci hanno propinato un "magut"
    6 dicembre 2019 • 23:05Rispondi
    • Luca Beltrami GadolaCaro Garoffolo, solo una piccola rivendicazione. Come costruttore per 50 anni mi ritenevo un "magutt". La mia impresa ha costruito tanto di Milano il Teatro Odeon, il Centro svizzero di Piazza Cavour, MM di Corso Buenos Aires e Viale Monza tanto per dire qualcosa. Il magut esegue i progetti altrui e spesso si sente "vittima" di sciagurate scelte che non condivide. Che può fare?
      7 dicembre 2019 • 09:14
  5. Francesco BizzottoRiconosco fondati i timori (andare in altezza comporta il rischio di scivolamenti di cubature e di brutture) ma io immagino un'altra città: formata da tanti "Grattacieli di Consonni" (chiamiamoli così) che gradualmente sostituiscano tutto il costruito e diano forma ad articolati e complessi centri di vita relazionale, di attività e di servizi. Possono esaltare la nostra libertà, socialità e mobilità. Libertà, socialità e mobilità che si vanno incartando nelle nostre città per l'isolamento a cui costringono gli appartamenti e le case attuali, per la frantumazione dei servizi e per il traffico. I servizi devono costituirsi come hub, avvicinarsi al cittadino e risolvere i problemi. Così si soddisfano le esigenze, cresce la fiducia e si abbattono i costi (fino al 50%). Adesso si moltiplicano i percorsi insensatamente e viviamo da inquinati (aria e stress). Non se ne può più. Questo tipo di abitazioni (ricche di servizi e possibilità di autonomia e di relazioni) corrisponde alla domanda tanto dei giovani quanto degli anziani. Non basta? I "Grattacieli di Consonni" - ovviamente - saranno collegati da Metrò e tra loro ci saranno chilometri quadrati di verde e piste ciclabili. A Paderno Dugnano (50.000 abitanti) ne vedo una decina. Costruire e ripulire impegnerà decenni. Si tratta di anticipare i futuri Morandi. Cerchiamo di vedere l'abitare e vivere ideale e di parlarne. Poi, certo, servirà un governo di coraggiosi e capaci. Io sono fiducioso.
    11 dicembre 2019 • 17:30Rispondi
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.


Sullo stesso tema





16 maggio 2023

UN RICORDO DI LUIGI MAZZA

Gabriele Pasqui



21 marzo 2023

NOTTE FONDA SUI SERVIZI A MILANO

L'Osservatore Attento



9 novembre 2021

QUANTO TRAFFICO C’E’ A MILANO?

Giorgio Goggi



9 novembre 2021

MOBILITA’ IMPAZZITA, COLPE DI TUTTI

Ugo Savoia





Ultimi commenti