4 luglio 2019

LE DOPPIE VALUTE E LE CRIPTOVALUTE

Follie sovraniste di pura propaganda: i l pericolo di non essere seri


ArcipelagoMilano ha già commentato l’idea, neppure una proposta, di Marine Le Pen di introdurre una doppia valuta in Francia. L’euro per gli affari col resto del mondo, il franco a circolazione interna per chi non può rifiutare, specie i creditori dello Stato a qualunque titolo. Se ricordo bene l’articolo titolava «La follia della doppia moneta», che oggi possiamo aggiornare in «Eccola».

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La Lega propone i cosiddetti mini-bot, in violazione del diritto e dei patti UE e soprattutto mellifluo sondaggio della nostra credulità, in questo caso con la flat tax sui redditi medio-bassi, di fatto preliminare al sempre più vicino aumento IVA da addebitare politicamente alla neoliberale UE, contro il sovrano e paterno governo italiano. Che ha come modello Trump e l’Europa centrale, governi di fatto divisivi, con uno zoccolo duro elettorale maggioritario, ma non nel paese, data l’astensione incoraggiata da una comunicazione minacciosa e confusionaria.

Secondo un antico proverbio, credo russo, preso anche solo per l’unghietta, l’uccellino è perduto. Negli anni 1970 avemmo miniassegni al posto delle lire-moneta, sparite perché di valore nominale inferiore a quello del loro metallo: inflazione e tassi di rendimento sui Bot erano al 20% annuo, per chi poteva comprarli. Fu doloroso, ma un episodio, senza la follia e l’improntitudine anche solo di pensare che una valuta in balìa di appetiti internazionali e nazionali è meglio di una valuta stabile, addirittura forte.

L’ingresso nell’euro ci ha portati nell’area reputazionale della finanza europea (tedesca), col relativo drastico abbattimento dei tassi di interesse sui titoli pubblici, risparmio epocale e provvidenziale per ammodernare le nostre infrastrutture e innovare l’economia (formazione superiore e universitaria inclusa). I governi berlusconiani ricorsero invece all’alibi del dogma neoliberale – anche se la nostra economia era protetta – per varare una sequela di condoni fiscali, anche a rilevanza penale. L’aspetto più delicato della vicenda, dimenticato da noi ma non dai nostri concittadini europei, fu il consenso elettorale, anche di chi aveva l’opposto interesse di far pagare le tasse. Era già sovranismo e aveva già allora l’ingrediente, non a caso di ritorno oggi, del salvataggio Alitalia come bandiera nazionale, col sostegno di esperti e opinionisti. Come la doppia valuta – illegale – Alitalia fa da salvadanaio (coi soldi di noi italiani, e i nord-europei temono anche coi loro) ai potenti di turno, dietro l’alibi del salvataggio dei posti di lavoro, di bandiera e non.

Come diceva non ricordo chi, è meglio un giorno da leone che cento da pecore, naturalmente se è il leone a decidere – le pecore tosate sono meglio commestibili.

Lo scenario è argentino, post parità peso-dollaro. I chiari di luna politici e finanziari internazionali mostrano ormai chiaramente, tra le nuvole delle guerre commerciali e improprie, la necessità di uno zoccolo duro di finanza pubblica, che negli USA anche di Trump è garantito dal dollaro, prima valuta di scambio globale, e nell’UE poggia soprattutto sulla solidità finanziaria pubblica tedesca e di quelle europee correlate che, diversamente da noi, non fanno a essa una guerra impropria, con le inevitabili risposte proprie condivise anche dai paesi UE centro-europei, sovranisti ma legati a doppio filo alla economia tedesca, e sovranamente diffidenti nei confronti delle nostre finanze.

Madre solo culturale, l’Europa ha forse superato la cultura della guerra, ma non gli egoismi locali, regionali, nazionali, nonostante siano stati letteralmente re-impastati in due guerre mondiali suicide, dopo le quali abbiamo finalmente costruito l’UE. Resta il rozzo istinto del ciascun per sé, insuperabile fino a che l’UE sarà governata dal Consiglio dei capi e ministri degli stati nazionali, invece che da un governo federale responsabile verso il Parlamento europeo e il popolo europeo in quanto tale.

Questa è la direzione di pace e sviluppo, nel mondo da più d’un secolo sempre più unito dalla tecnica e dove, dopo quella dell’Expo, l’assegnazione delle prossime olimpiadi invernali all’Italia conferma la via da seguire, opposta a quella dell’attuale governo, se tale è. Non è questione di modello Milano, nel caso oggi condiviso da Cortina, bensì di chiarezza sulla posta in gioco e sugli interessi di noi cittadini semplici – di truppa – opposti a quelli dei nostri comandanti patriottici che, ancora una volta, al grido di nemici e barbari alle porte, fanno guerra a noi italiani semplici per conservare galloni e sinecure, mandando avanti i reclutatori di turno.

Abbiamo proprio bisogno di persone ottimiste, capaci di coinvolgere e organizzare. Anche la politica è, umilmente, un lavoro che va fatto bene.

Giuseppe Gario



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