11 giugno 2019

MILANO: MODELLO O PEZZO UNICO?

Preoccupanti segnali dal voto del 26 maggio


Dunque il “modello Milano” resta a Milano. Così si deduce dall’essenziale intervista del sindaco Sala al Corriere del 31 maggio, che declina cortesemente possibili coinvolgimenti in elevati incarichi a livello nazionale preferendo riconcentrarsi sul governo della città per l’oggi ed anche per il domani.

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Tuttavia appare comprensibile l’ipotesi affacciatasi ai vertici del PD, stante l’esito delle recenti elezioni europee che vedono Milano come felice eccezione (dal loro punto di vista) rispetto alla marea montante trainata dalla nuova Lega, non più confinata nella ex Padania ove comunque risulta assai estesa ed a tratti impetuosa.

Se consideriamo infatti il risultato della Lombardia occidentale, tra Ticino, Adda, alta Valtellina ed Oltrepò pavese, solo in due comuni il PD super la Lega: Milano e Vimercate. Tralasciando il paradosso della benestante cittadina brianzola, governata eccezionalmente dai 5Stelle (per conclamato demerito del precedente ventennio targato Pd) si evidenzia quale preoccupante contesto circondi Milano e quanto il suo presunto “modello” sia esportabile o riproducibile fuori le mura.

Prendendo in considerazione l’indice approssimativo del rapporto PD – Lega e considerando trascurabili le variazioni dei restanti partiti compresi i 5Stelle pressoché marginali nella regione, la mappa appare dunque desolante. E non va meglio nella parte orientale della Lombardia ove spuntano due sole isole (Bergamo e Mantova con altri pochi piccoli centri).

Naturalmente, in epoca di globalizzazione, la dimensione regionale appare piccola entità rispetto alle proporzioni intercontinentali della rete di relazioni materiali ed immateriali in cui Milano ha saputo porsi come importante nodo. Ma tale brillante condizione mostra per contrasto quanto la città sia “aperta al mondo ma chiusa al vicinato”.

A cominciare dalla immediata prossimità: importanti centri dell’hinterland un tempo crogiolo della sinistra si sono rivoltati a destra, prima col voto amministrativo poi purtroppo confermato da quello politico del 26 maggio. La sopravvissuta cinta daziaria segna dunque una separazione degli orientamenti politici prevalenti. Per non parlare della seconda fascia, ove è maturata l’improvvida scissione monzasco-bianzola, motivata da una diffusa sensazione di rancore verso la ”Milano matrigna”.

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Inevitabile dunque constatare una situazione d’isolamento rispetto al contesto territoriale anche prossimo, di crescente divario tra la città legale e la ben più ampia città reale.

Il tutto aggravato dal superamento della tradizionale Provincia che, bene o male, serviva da camera di compensazione nel rapporto tra il capoluogo ed appunto la provincia; sostituita da una insignificante Città metropolitana ex legge Delrio, non elettiva e priva di qualsiasi credito a cominciare da quello (non) espresso da un Sindaco “metropolitano” quasi a sua insaputa!

Del tutto comprensibile del resto che questi si preoccupi di coloro che lo hanno eletto e potrebbero rieleggerlo, risultando del tutto secondaria l’attenzione per quelli che non lo hanno eletto affatto, neppure in secondo grado come bene o male avviene nelle restanti normali Province.

In bilico tra le due realtà si collocano le periferie interne, in parte beneficiate di riflesso dagli splendori del centro, ma per altra parte sofferenti un crescente distacco e risentimento verso quel “ciel pien de bigliett de mila” già cantato da Jannacci all’epoca del primo boom italiano e sopratutto milanese.

Ora chi si accontenta gode. Può essere che stante la capacità di resistere nel baluardo della città così com’è scatti la comprensibile tentazione del quieta non movere (e mota quietare qualora sorgano rilievi critici e idee inedite) per attendere tempi migliori. Ma può essere che tale prudenza si rovesci in azzardo e che l’inerzia sul piano politico-istituzionale e di conseguenza sociale-territoriale comporti che l’assedio concentrico possa sfondare la “ridotta” difensiva e dilagare.

In alternativa varrebbe tentare la sortita, fare affidamento su una grande Milano che già funziona come sistema economico, sociale e culturale ma non ha rappresentanza politica e forma istituzionale. Non più dunque la città ed il contado ma un’unica vera e larga Metropoli.

Valentino Ballabio

N.B.: la nuova tariffazione ATM, per altri versi discutibile ma avente il pregio di omogeneizzare almeno i Comuni confinanti, rappresenta un timido ma positivo segnale in questa auspicabile direzione.



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