27 aprile 2019

1° MAGGIO OGGI

La realtà e il ruolo del sindacato


Il primo maggio di ogni anno viene da chiedersi se le celebrazioni non debbano cambiare con il lavoro che cambia. Ma forse sono già cambiate, a Milano per esempio da anni alla tradizionale manifestazione dei sindacati alla mattina si affianca una partecipatissima manifestazione di giovani al pomeriggio.

Il lavoro è in continuo cambiamento e le prospettive per il futuro preoccupano molto; spesso in maniera ingiustificata perché se la velocità del cambiamento nel mondo del lavoro sia costante nel tempo o stia davvero accelerando è un tema controverso. Il recente Employment outlook del OECD fa una fotografia della situazione. Il numero di occupati in Italia al maggio 2018 (data da cui ha iniziato a scendere) è il massimo di sempre – dato non scontato visto che il PIL procapite è ancora 8% inferiore al 2008- tuttavia la quota di lavoro temporaneo è superiore alla media OCSE ed è cresciuta notevolmente nell’ultimo decennio. Inoltre, la quota di lavoratori sotto-occupati è più che raddoppiata dal 2006, ed è ora la più alta tra i paesi OCSE: in particolare è diffuso il lavoro part-time involontario.

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Vi è quindi un primo cambiamento del mercato del lavoro nel senso dell’instabilità dei rapporti di lavoro. Se si osservano i dati sulle durate dei contratti di lavoro si vede un allungamento delle durate medie dei contratti ma è un effetto dell’invecchiamento della popolazione e dell’allungamento dell’età pensionabile: al netto della componente dell’età i contratti sono più brevi. Il mercato del lavoro italiano segue quindi in modo più accentuato della media il trend europeo: il lavoro è sempre più anziano e più instabile per le nuove generazioni.

C’è un altro fenomeno internazionale che caratterizza il cambiamento: la polarizzazione delle occupazioni. I lavori in crescita sono quelli delle alte tecnologie e quelli manageriali che richiedono capacità di interazione con le persone e competenze particolari. Sono anche in crescita i lavori a bassa qualifica di assistenza alle persone (lavori di cura di anziani e bambini, lavori domestici) che sono insostituibili con i robot. Molti settori tradizionali (per esempio il tessile abbigliamento) sono in crisi per via della competizione internazionale e molti lavori routinari (per esempio il bancario allo sportello) sono stati già sostituiti dalla tecnologia. Il processo di cambiamento è continuo e molti più lavori saranno sostituiti in futuro. L’OECD stima che in Italia, 15% dei posti di lavoro sono ad alto rischio di automazione il 35% invece potrebbero subire sostanziali cambiamenti nel modo in cui vengono svolti; questi posti di lavoro rimarranno ma con mansioni molto diverse da quelle attuali.

Che fare quindi per poter continuare a celebrare il primo maggio anche in futuro?

Accompagnare il cambiamento agevolando il lavoro agile (il lavoro da casa oggi è perfettamente possibile anche per occupazioni come l’assistenza clienti). Incrementare la formazione: il sistema italiano di formazione permanente non è attrezzato per le sfide future, solo il 20% degli adulti ha partecipato a programmi di formazione e solo il 60% delle imprese offre formazione ai propri dipendenti, contro una media europea del 75%.

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Dare protezioni di legge e accesso agli strumenti di protezione sociale anche ai lavoratori autonomi e ai lavoratori con periodi contributivi intermittenti. Esiste oggi una zona grigia di lavoratori tra il lavoro dipendente e quello autonomo che va protetta e garantita.

Infine quale è il ruolo del sindacato in tutto questo? In fin dei conti la festa del primo maggio si deve al sindacato.

Il sindacato è fondamentale per dare un profilo al lavoro che cambia. Diversamente ad altri paesi, in Italia il sindacato ha retto molto bene negli ultimi decenni in termini di iscritti (anche grazie ai pensionati) e di copertura dei contratti collettivi nazionali. Bisogna favorire l’accesso ai contratti collettivi anche alle forme di lavoro atipiche e a quelle imprese troppo piccole per avere un sindacato. Più che i contratti nazionali -che devono essere ridotti di numero e quindi necessariamente si adatteranno meno ad aziende molto diverse – bisogna sviluppare i contratti territoriali e dare a tutti la possibilità di utilizzarli. I sindacati hanno un ruolo decisivo nel tenere sotto controllo le diseguaglianze e la paura della disoccupazione tecnologica; accompagnano i trend di riduzione dell’orario di lavoro (non per legge ma per contratto) e l’utilizzo della tecnologia a fronte non solo del salario ma anche della partecipazione dei lavoratori nei cambiamenti organizzativi dell’impresa. Se il sindacato sarà protagonista attivo e non passivo del cambiamento del lavoro, la festa del primo maggio avrà lunga vita perché ci sarà sempre qualcuno che porterà quella bandiera.

Marco Leonardi*

Dipartimento di Economia, Management e Metodi Quantitativi (DEMM) Università degli Studi di Milano
*Marco Leonardi è stato consigliere economico della Presidenza del Consiglio nei governi Renzi e Gentiloni dal 2014 al 2018 e ha scritto un libro sulle riforme del lavoro e delle pensioni “Le Riforme Dimezzate” EGEA 2018.



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