19 febbraio 2019

L’EREDITÀ DI SANDRO MENDINI

Il grande architetto e il pensiero libero da pregiudizi


190219_Viola-01Un mese fa su queste pagine abbiamo celebrato la scomparsa di Fabrizio Caróla, l’architetto napoletano che ha dedicato la vita all’Africa. Oggi non possiamo tacere il grave ed inatteso lutto di Milano per la perdita di Alessandro Mendini, carismatica figura di intellettuale e di pensatore, prima ancora che di architetto e di designer. Due persone, Caróla e Mendini, che si sono entrambe distaccate dalla tradizionale professione dell’architetto e hanno seguito percorsi diversi e originali per potersi esprimere con la libertà di cui erano assetati. Sandro Mendini se ne è andato ieri, così come probabilmente ha immaginato dovesse accadere in questi lunghi mesi della malattia che lo ha divorato: senza clamore, lavorando per quanto ha potuto fino all’ultimo momento, avendo intorno a sé l’amorevole famiglia e pochi fedeli collaboratori.

Cosa ha fatto per diventare una celebrità mondiale, attraverso quale percorso sia risuscito a rivoluzionare il mondo dell’architettura e del design, quali riconoscimenti gli sono stati tributati per la sua produzione artistica, lo stanno scrivendo tutti i giornali e se ne è già riempito il web. Qui a noi preme ricordarne la figura umana, schiva, ieratica, laicamente francescana e insieme carismatica, capace di esercitare un grande potere su quanti gli si avvicinavano. E credo che il modo più serio per ricordarlo sia quello di testimoniare gli anni trascorsi insieme dal 1965 al 1971, nello studio di via Rossini 3 che fu prima di Marcello Nizzoli, poi di Nizzoli e Oliveri e che poi – quando Mario Oliveri, rimasto solo, associò Mendini e me – prese il nome di “Nizzoli Associati”. Anni sconvolti, nel bene e nel male, dalla burrasca del ’68 e da una profonda crisi dell’architettura, quando sembrava fossero interamente crollate le basi stesse della disciplina.

Mentre Oliveri viveva al tavolo da disegno ed io giravo il mondo per ottenere incarichi (e per farceli pagare!), Mendini era il “guru” e l’intellettuale del gruppo, ed espresse un così grande talento che gli venne affidata la direzione della prestigiosissima Casabella. Sandro aveva, nella Nizzoli Associati, un ruolo paragonabile a quello esercitato da Ernesto N. Rogers nello studio BBPR, era il teorico del “lavoro di gruppo”, si occupava principalmente del metodo di lavoro, convinto che solo la qualità di quello poteva garantire il miglior risultato progettuale. Ma soprattutto era il vero custode dell’armonia fra i componenti dello studio, grazie al carattere fortemente inclusivo ed all’attitudine a rendere tutti egualmente partecipi (eravamo arrivati ad essere una cinquantina di persone fra architetti, ingegneri e addetti vari) della elaborazione dei progetti.

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Questo carattere gli valse per tutta la vita quel ruolo di guida che ha espresso in situazioni anche molto diverse fra loro: nel gruppo Alchimia così come poi nell’Atelier Mendini (creato, e diretto per trent’anni, con il fratello Francesco), nel compito di direttore di riviste (dopo Casabella ci furono Modo e Domus) o di presidente di giurie internazionali (sempre per importanti concorsi di architettura e di design). Ma la cosa che più caratterizzò il suo lavoro di progettista fu il costante coinvolgimento di colleghi e amici – anche di grande fama e non solo i giovani collaboratori dello studio, come si usa tutt’al più concedere – nei progetti che gli venivano affidati, essendo più che convinto che due più due, se il metodo è giusto, fa molto più di quattro.

190219_Viola-04Questo era Mendini, un pensatore senza pregiudizi, che si muoveva nel mondo delle idee con limpida libertà, un affascinante maestro di vita che ha vissuto con rigorosa ma morbida coerenza, difendendosi attentamente dal banale (anche quando al banale ha saputo dare nuova dignità), sempre volando alto, al di sopra delle miserie di cui spesso si nutre la nostra professione.

Quando gli fu assegnato il “Premio Europeo per l’Architettura 2014”, il presidente del “Chicago Athenaeum”, Christian K. Narkiewicz-Laine, disse che “Mendini è una delle menti più rare e più iconiche nella storia dell’arte e dell’architetturaIn un’era in cui le idee sono copiate e riprodotte nel mondo intero con una velocità più che virale, Mendini e il suo lavoro rimangono impareggiabili, profetici e originali“. Otto anni prima, nella lectio magistralis che pronunciò in occasione della laurea honoris causa in Disegno Industriale conferitagli dal Politecnico di Milano disse testualmente “…sto capendo in ritardo che il mio luogo della vita è un moto perpetuo, una utopia abitativa, un irraggiungibile progetto, un fragile arredamento infinito”. Ora si è fermato e ahimè ha raggiunto il suo progetto. A noi, per fortuna, ne ha lasciati tanti, uno più bello dell’altro.

Paolo Viola



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