18 gennaio 2021
BASILIO RIZZO FA UN PASSO INDIETRO
Un personaggio storico e importante del Consiglio Comunale
18 gennaio 2021
Un personaggio storico e importante del Consiglio Comunale
Quando ha annunciato che non si sarebbe ricandidato, dopo quasi 38 anni ininterrotti di militanza a Palazzo Marino, molti di coloro che seguono le vicende della politica milanese hanno fatto un salto sulla sedia. Quasi tutti, a ben guardare. Perché Basilio Rizzo, 74 anni compiuti a novembre, nonostante la robusta fama di “signor no” costruita negli anni attorno ai temi a lui più cari (su tutti la forma della città e il verde, come vedremo), ha sempre goduto del rassegnato rispetto degli alleati, come dovrebbe essere nella natura delle cose, ma anche e forse soprattutto di quello degli avversari, che non è sempre così scontato.
Che fossero volumetrie “anomale” per le aree edificabili, oppure mancate promesse elettorali sulla realizzazione di nuove zone verdi, o ancora la messa sotto accusa di interessi incrociati, poco urbani e molto urbanistici, lui è sempre rimasto fermo sulle sue posizioni anche a costo di incrinare i rapporti con la maggioranza in cui si era ritrovato alleato, come successe ad esempio durante l’amministrazione Pisapia (2011-2016), quando da presidente del Consiglio comunale scese dal suo scranno e andò a votare dai banchi dei consiglieri contro una scelta della giunta che riteneva (e ritiene) sbagliata sull’indice di edificabilità degli ex scali ferroviari dismessi, tutti in zone di grande appetibilità edilizia. E adesso?
“Adesso sono alla ricerca di qualcuno che voglia continuare il lavoro fatto fin qui, perché la mia esperienza di consigliere comunale e le battaglie sostenute non possono essere legate a una persona, ma devono essere patrimonio di una sinistra che ritrovi finalmente la sua unità. Con la lista di Milano in Comune alle elezioni del 2016 abbiamo raccolto il 3 per cento e siamo stati importanti per la corsa di Sala a sindaco. Anche quest’anno cerchiamo un nostro candidato che, almeno al primo turno, porti avanti i nostri progetti e le nostre idee. Poi, al secondo turno, è chiaro che, se dovremo scegliere, non appoggeremo un candidato delle destre”.
Dalla sua postazione all’estrema sinistra del Consiglio, dove entrò nell’ottobre 1983, all’alba della Milano da bere, subentrando a Guido Pollice eletto in Parlamento nelle liste di Democrazia Proletaria, Rizzo ha condiviso per anni il gruppo con Raffaele De Grada, vedendo sfilare sulla sedia più alta di Palazzo Marino sindaci come Carlo Tognoli – due volte -, Paolo Pillitteri, Gianpiero Borghini (la cui breve amministrazione cercò di tenere la rotta durante l’inchiesta di Mani Pulite, ma ogni giorno la magistratura ne eliminava un pezzo), Marco Formentini, recentemente scomparso, il primo scelto dai milanesi nel 1993 con l’elezione diretta, Gabriele Albertini – due volte -, Letizia Moratti, Giuliano Pisapia e Giuseppe Sala, l’ultimo in ordine di tempo. A proposito del quale sembra che Basilio Rizzo non abbia gradito l’endorsement fatto dai Verdi alla sua annunciata ricandidatura.
“Sala è stato bravo a gestire la città sugli eventi, ad aumentarne l’attrattività puntando su momenti effimeri di successo. Prendiamo ad esempio Expo 2015: è stato indubbiamente un successo planetario, ma è stato il successo di una grande fiera che ha stravolto quello che era il messaggio iniziale legato alla rivoluzione agricola, alla possibilità di portare cibo in ogni angolo del pianeta grazie a una nuova cultura, a nuovi processi produttivi. Così è stato per la Scala, per gli hotel di lusso per la moda, per tutto ciò che di glamour Milano ha saputo offrire al mercato dei cosiddetti big spender. Ma quando non si pensa a intervenire strutturalmente sulla forma e sulla natura della città, c’è il serio rischio che un cambiamento repentino, di qualsiasi natura, possa far evaporare i sogni di grandezza in men che non si dica. E’ quello che sta succedendo con la pandemia, che ha messo a terra questa città. Bisognerebbe tornare a puntare, ad esempio, su cultura e università, sull’ambiente, dobbiamo tornare ad essere di moda tra i giovani di tutto il mondo perché offriamo una città verde e accessibile per tutte le tasche. Io ho sognato che dopo l’esperienza dell’esposizione 2015 Milano potesse diventare la capitale mondiale dell’acqua e dei beni comuni come cibo, terra, cultura, natura. I beni che appartengono al mondo. Sarebbe stato un grande messaggio da lanciare ai giovani. E sarebbe stato qualcosa di solido da lasciare in eredità a chi verrà dopo di noi. Non un successo effimero, fatto di molta immagine a poca sostanza, come quelli che sta mettendo a nudo questa pandemia che ci costringe a ripensare modelli ritenuti immutabili”.
Ugo Savoia
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