5 dicembre 2023

IL DOPPIO ANONIMATO NEI CONCORSI DI ARCHITETTURA

Il segreto di Pulcinella


Copia di Copia di rification (1)

Concorsi di architettura ne ho fatti proprio tanti! La passione mi è venuta fin dall’ottobre del 1958 quando decisi di iscrivermi alla Facoltà di Architettura e, consigliato da un amico che già frequentava i corsi, ebbi l’opportunità di fare un periodo di training presso lo studio degli Architetti Associati, di Vittorio Gregotti, Lodovico Meneghetti e Giotto Stoppino, che allora era a Novara dove abitavo.

Stavano partecipando al concorso di architettura per un nuovo teatro ad Alessandria da consegnare prima di Natale e fui messo a lavorare con l’unico geometra delle studio. Ho quindi iniziato a fare la charette che i colleghi abituati a fare concorsi ben conoscono: tutti i fine settimana e le nottale a disegnare instancabilmente. Questa esperienza mi ha conferito l’imprinting di architetto sia per quanto riguarda la passione pei concorsi che per la scelta del genitore elettivo che è stato Vittorio Gregotti con cui, da allora, ho tenuto rapporti di stima e amicizia.

Il compenso ricevuto per il mio lavoro di disegnatore è stato il libro di Philip Johson dedicato a Mies Van Der Rohe edito dal MOMA, accompagnato dagli auguri natalizi disegnati  con i pennarelli dallo stesso Meneghetti, che conservo gelosamente.

Philip C. Johnson, Mies Van Der Rohe, MOMA, 1953 e auguri 1958

Philip C. Johnson, Mies Van Der Rohe, MOMA, 1953 e auguri 1958

L’Ultimo concorso internazionale a cui ho partecipato è di un paio di anni fa, quello del Nodo Bovisa per progettare insieme al altri un pezzo di città a cavallo della stazione ferroviaria. Concorso vinto dagli amici Filippo Pagliani e Michele Rossi di Park Associati che, a mio parere, hanno fatto un progetto ben intonato alla situazione del quartiere.

Ho partecipato e mi sono qualificato in molti concorsi ma non voglio annoiare i lettori con una lunga elencazione per cui riporto le immagini di alcuni dei concorsi internazionali, nazionali e milanesi.

Concorsi internazionali della Défense 1983; Opera della Bastille 1983; Grande Axe a Parigi 1991; Concorso dell’ex ambasciata italiana a Berlino 1987-89; Consultazione Tampere Vision Helsinki 1993; Concorso quartiere Cornaredo, Lugano 2004

Concorsi internazionali della Défense 1983; Opera della Bastille 1983; Grande Axe a Parigi 1991; Concorso dell’ex ambasciata italiana a Berlino 1987-89; Consultazione Tampere Vision Helsinki 1993; Concorso quartiere Cornaredo, Lugano 2004

Chi desidera essere informato più in dettaglio può visitare il mio sito dove vedere anche le collaborazioni, in alcuni casi molto qualificate, tra le quali figurano  colleghi importanti come Vittori Gregotti, Gae Aulenti, Cino Zucchi, Roberto Ravegnani Morosini, Silvano Tintori, François  Burkhardt, Paolo Rizzatto, Marco Vitale e molti altri.

Progetto vincitore del concorso del sovrappasso e stazione autobus a Bergamo1976-83; progetto secondo classificato del tetro Galli di Rimini 1985; Progetto primo classificato per Porto Fiera-Catena a Mantova 1982-86; Progetto qualificato nel concorso Parco Navile - Manifattura Tabacchi 1984 e Teatro Arena del Sole a Bologna 1989; Progetto di concorso per Casa Parcheggio a Foggia 1976

Progetto vincitore del concorso del sovrappasso e stazione autobus a Bergamo1976-83; progetto secondo classificato del tetro Galli di Rimini 1985; Progetto primo classificato per Porto Fiera-Catena a Mantova 1982-86; Progetto qualificato nel concorso Parco Navile – Manifattura Tabacchi 1984 e Teatro Arena del Sole a Bologna 1989; Progetto di concorso per Casa Parcheggio a Foggia 1976

Mi preme però segnalare alcuni concorsi e progetti per Milano per me particolarmente importanti: la riqualificazione della Galleria Vittorio Emanuele (secondo classificato), per la sistemazione dell’asse Duca d’Aosta-Vittor Pisani-Repubblica e dell’area Garibaldi-Repubblica (segnalato); per la progettazione di nuovi spazi nel Palazzo della Regione (terzo classificato), il primo concorso del 2000 per la BEIC (ammesso al 2° grado), la sistemazione delle aree attorno alla Basilica di S. Lorenzo (1° premio, realizzato) assieme al recupero conservatico dell’ex Chiesa Valdese in via dei Fabbri e di Piazza Costantino (1° premio, realizzato).

Consultazione per il Nuovo Politecnico alla Bovisa 1990; Progetto classificato del concorso per via Vittor Pisani e Piazza Duca d’Aosta 1988; Progetto per la sistemazione dell’ultimo piano del Grattacielo Pirelli 1998; Progetto per il recupero dello scalo di Porta Vittoria 1987; Progetto vincitore del concorso per la sistemazione delle Colonne di San Lorenzo 1987-88; Studi di nuovi grattacieli della Regione e del Comune in zona Pirelli – Isola 1990

Consultazione per il Nuovo Politecnico alla Bovisa 1990; Progetto classificato del concorso per via Vittor Pisani e Piazza Duca d’Aosta 1988; Progetto per la sistemazione dell’ultimo piano del Grattacielo Pirelli 1998; Progetto per il recupero dello scalo di Porta Vittoria 1987; Progetto vincitore del concorso per la sistemazione delle Colonne di San Lorenzo 1987-88; Studi di nuovi grattacieli della Regione e del Comune in zona Pirelli – Isola 1990

Ho inoltre realizzato l’edificio multifunzionale alla confluenza tra le vie S. Raffaele e S. Radegonda a Milano in prossimità della Galleria Vittorio Emanuele.

Edificio polifunzionale alla confluenza tra le vie San Raffaele e Santa Radegonda 1985-91

Edificio polifunzionale alla confluenza tra le vie San Raffaele e Santa Radegonda 1985-91

Ho riportato la mia pluridecennale esperienza per dimostrare che quando ho commentato i risultati del recente concorso della BEIC l’ho fatto con passione per l’opportunità che i concorsi offrono di confrontarsi con altri progettisti a livello internazionale e perché rappresentano un’occasione unica per mettersi alla prova e valutare le proprie capacità.

Devo osservare che tutti i concorsi ai quali ho partecipato prevedevano il semplice anonimato dei concorrenti che hanno dovuto quindi consegnare il proprio progetto privo di elementi che lo rendessero riconoscibile da parte dei giurati, consentendo però ai partecipanti di sapere anticipatamente da chi sarebbero stati giudicati. Aspetto assolutamente non secondario perché la qualità di un concorso di architettura non dipende solo dall’importanza del tema ma anche dall’autorevolezza della giuria.

Il doppio anonimato comporta invece che chi partecipa a un concorso non conosca la composizione della giuria e non possa sapere anticipatamente da chi sarà valutato il proprio progetto se non dopo averlo consegnato anonimo e non riconoscibile. Ma comporta anche naturalmente che i membri della commissione giudicatrice non conoscano i nominativi dei concorrenti se non dopo averli esaminati.

Questa procedura dovrebbe garantire, la maggior tutela per i concorrenti di essere valutati con totale equanimità e per i membri della giuria di non essere eventualmente importunati da concorrenti scorretti che tentino di far conoscere ai giurati il proprio progetto per ottenere un trattamento di favore.

Va osservato che a corredo della procedura del doppio anonimato sono previsti anche provvedimenti del RUP nel caso in cui i concorrenti abbiano avuto o abbiano in corso rapporti di collaborazione professionale o culturale con qualcuno dei giurati. Circostanza che si può tuttavia constatare solo al momento in cui la giuria viene resa pubblica: ossia immediatamente dopo la consegna dei progetti da parte dei concorrenti.

Successivamente, quando i membri della giuria, dopo aver concluso i propri lavori e formulato la graduatoria, vengono a conoscenza dei nominativi dei concorrenti, si genera un’ulteriore opportunità di verificare l’esistenza di possibili incompatibilità dovuta a eventuali rapporti di collaborazione tra giurati e concorrenti.

Va precisato che se è un concorrente a denunciare la circostanza della incompatibilità con qualche membro della giuria il RUP (responsabile unico del procedimento) ha il compito di sostituirlo con un altro membro prima che la giuria inizi i propri lavori. Mentre se è il giurato a segnalare la collaborazione, che un concorrente non abbia già segnalato, al momento in cui viene a conoscenza dei nominativi dei concorrenti, dopo che la giuria ha formulato la graduatoria e concluso i lavori, il RUP dovrà “far scorrere” la graduatoria. Ciò comporterebbe, ad esempio, che se il concorrente primo classificato incorre nell’incompatibilità, lo scorrimento avrà come conseguenza che il secondo classificato diventa vincitore del concorso e il primo finisce ultimo in graduatoria.

Tutto ciò premesso pongo due domande retoriche.

Chi tra gli architetti abituati a partecipare a concorsi di architettura, al momento della pubblicazione della composizione della giuria di un concorso con doppio anonimato si sentirebbe a proprio agio e autorizzato a causare l’esclusione di un componente della giuria, magari particolarmente influente, in conseguenza delle dichiarazioni rilasciate al RUP?

Ma anche chi, essendo membro di una giuria, una volta effettuata la laboriosa valutazione dei progetti anonimi dei concorrenti e la formulazione della graduatoria finale, vorrebbe vanificarne il risultato inducendo il RUP a modificare la graduatoria in base alla dichiarazione di aver avuto rapporti di collaborazione con uno o più concorrenti?

Pongo la questione perché è proprio il doppio anonimato che ho inteso mettere in discussione con il mio articolo a commento dei risultati del concorso della BEIC pubblicato dal Fatto Quotidiano il 20 agosto dello scorso anno, non appena sono venuto a conoscenza dei risultati del concorso facilmente deducibile dalla lettura attenta  che riporto di seguito nella sua versione originale più circostanziata rispetto a quella pubblicata.

L’articolo provocò il risentimento di alcuni partecipanti al concorso e di membri della giuria che rivendicarono la totale correttezza del giudizio (che il mio articolo non ha assolutamente messo in discussione), perché hanno votato all’unanimità la graduatoria dei primi cinque progetti i cui progettisti sono poi risultati milanesi i primi tre, romano il quarto e straniero il quinto ma con studio nel nostro paese.

Primo classificato Onsite + Baukuh, secondo Michele De Lucchi, terzo Andrea Caputo, quinto Hong Mingi, quarto Paolo Zilli

Primo classificato Onsite + Baukuh, secondo Michele
De Lucchi, terzo Andrea Caputo, quinto Hong Mingi,
quarto Paolo Zilli

 

La finalità del mio articolo è stata quella di denunciare l’assurdità di quanto prescritto con gli articoli 13 e 16 dei bandi di concorso del Comune di Milano e applicato anche nel concorso della BEIC.

In base a tale clausola i componenti della giuria non sono noti a chi partecipa al concorso se non dopo aver consegnato i loro progetti e prima che la giuria si insedi per svolgere i propri lavori di valutazione.

Inoltre, i partecipanti al concorso non sono noti né identificabili da parte dei giurati perché gli elaborati di progetto consegnati per partecipare al concorso sono anonimi. Ma si trovano inconsapevolmente in condizione di incompatibilità quei membri della giuria, che siano stati datori di lavoro o dipendenti dei concorrenti nonché coloro che abbiano in corso un rapporto di lavoro o altro rapporto notorio.

In base ai citati articoli “Si intende per rapporto notorio quella situazione di condivisione, anche (ma non necessariamente) del medesimo ambiente di lavoro che abbia dato luogo ad una reciproca compenetrazione delle rispettive attività professionali dal punto di vista tecnico-organizzativo.” In caso di accertato conflitto di interessi, il progetto risultato primo classificato viene escluso dalla procedura con conseguente scorrimento della graduatoria.”

Al fine di essere certi che la procedura di ogni concorso non risulti compromessa, è dunque necessario che il RUP (Responsabile unico del Procedimento) abbia considerato quanto eventualmente comunicato dai concorrenti per sostituire quei membri della giuria per un evidente conflitto di interesse, segnalati dai concorrenti al momento in cui sono venuti a conoscenza dei nominativi dei componenti della giuria, con i quali hanno avuto o abbiano in corso rapporti di lavoro o altri rapporti notori (ad esempio di carattere culturale, organizzare un convegno, scrivere un libro insieme, collaborare tra docenti o tra assistenti all’interno di un corso universitario ecc.)

Una recente circolare dell’ANAC ha in parte ovviato a questo inconveniente concedendo all’ente che organizza il concorso di comunicare ai componenti della giuria l’elenco dei partecipanti in modo che il giurato che constati che tra i partecipanti c’è qualcuno con cui è incompatibile, possa lui stesso chiedere al RUP di essere sostituito da altro membro. Ma è evidente che da parte dei giurati venire a conoscenza dei nominativi dei partecipanti a un concorso rappresenta una evidente limitazione all’anonimato dei concorrenti e comporta che le buste sigillate allegate a ciascun progetto, con i nominativi dei concorrenti, siano aperte prima che il giudizio sia espletato. E’ inoltre comprensibile che qualche giurato possa mettersi alla prova nel riconoscere il progetto di qualche concorrente che apprezza particolarmente, sapendo che partecipa al concorso.

Tornando a considerare la clausola del doppio anonimato non posso far a meno di considerare il grande imbarazzo che deriverebbe sia per i concorrenti che per i giurati (ma anche per il RUP) dalla sua puntuale applicazione. Infatti non esiste alcun caso di concorsi, tra quelli che hanno utilizzato la piattaforma ConcorriMi dell’Ordine degli Architetti di Milano, in cui la composizione della giuria o la graduatoria siano state modificate in applicazione degli articoli 13 e 16 relativi alla procedura del doppio anonimato.

Procedura che ho definito un segreto di Pulcinella perché pretendere che la segretezza dei nominativi dei giurati e dei concorrenti sia rispettata integralmente è del tutto aleatorio. La segretezza di un dato si può far rispettare. Ma la segretezza di molti potrebbe, anche involontariamente e parzialmente, non essere rispettata.

Alla luce di queste considerazioni appare del tutto legittima e motivata la richiesta rivolta al Comune dall’Ordine degli Architetti di ottenere che le giurie dei concorsi banditi utilizzando la piattaforma ConcorriMi siano pubblicate e che i possibili concorrenti siano in condizione di valutare preventivamente eventuali situazioni di incompatibilità e soprattutto sapere se la giuria dalla quale saranno giudicati corrisponda alle proprie aspettative.

Anche perché da certe giurie io non accetterei mai di essere giudicato.

Emilio Battisti

 

 

 

 



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  1. Pietro VismaraIl problema è che in generale i bandi di concorso a Milano vengono fatti male. Pensiamo al bando per il museo del Novecento+1 all'Arengario: come mai nessuno ha verificato prima la possibilità tecnica della connessione ipogea? E nessuno ha sondato il parere della Soprintendenza sulla soluzione aerea (passerella)? Eppure sono edifici diversi, la loro connessione è un "sine qua non" e la soluzione trovata alla fine (la passerella "retrattile") mostra bene l'approssimatività di chi ha steso il bando. E quello per piazza Castello? Anche lì, l'idea ottima di togliere le auto per recuperare l'idea originaria dell'Antolini, di una seconda piazza laica che completasse il sistema Duomo-Cordusio-Dante, è stata affossata (la sistemazione finale è giusto graziosa, più da parco alla francese però che da piazza) anche da un bando mal impostato, che imponeva il mantenimento della ciclabile e vietava di proporre idee sul migliore utilizzo del castello (davvero un'occasione persa!). Anche nei dettagli si notava l'impreparazione: il divieto di partecipazione ai parenti di dipendenti comunali fino al terzo grado (come se avere una zia che lavora in un asio nido fosse un possibile motivo di conflitto di interesse), mentre i collaboratori del Settore Arredo Urbano del Comune potevano partecipare (lì il conflitto non c'è?), ignoranza che è proseguita fino ai cartelli esposti di presentazione del progetto, dove la pavimentazione in cubetti di granito (idea scomoda e idiota purtroppo invalsa a partire dalla sistemazione di Piazza della Scala a finire degli anni '90) veniva indicata come "storica e tradizionale" milanese (al massimo i cubetti di porfido, che hanno un loro perché visto che seguono le linee di taglio naturali della pietra, il granito invece non e poi no). Ma tutte queste cose gli estensori dei bandi comunali non le sanno. E quindi il doppio anonimato (davvero una barzelletta) è solo l'ultima espressione di una generale incompetenza.
    8 dicembre 2023 • 08:39Rispondi
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